Sembra avviarsi verso una triste conclusione la vicenda della Conceria del Chienti di Tolentino, dopo la decisione dell’Assemblea dei Soci di messa in liquidazione volontaria. Una storia di 90 anni, una fabbrica di pellame tra le più antiche d’Italia con cento dipendenti che va verso la chiusura. Già dallo scorso luglio i 3/4 dei dipendenti sono in Cassa straordinaria per ristrutturazione. I sindacati ieri hanno incontrato Stefano Orlandoni di Confindustria con il liquidatore Marco Luppa e poi i lavoratori in assemblea. Preoccupazione da parte di Marco Ferracuti, segretario regionale della Cisl “Tutto è appeso a un filo perché spesso la liquidazione è l’anticamera della cessazione, ma è stata vagliata la possibilità di una prosecuzione dell’attività lavorativa. Sono comparsi infatti dei soggetti interessati a prendere le redini della conceria, di cui ancora non conosciamo l’identità. Soggetti che possano ovviare alle cospicue spese per il consumo di energia, producendola autonomamente e rivendendola. Senza pregiudizi né entusiasmi, verificheremo in questi quattro mesi l’eventualità della prosecuzione, tutelando i diritti degli operai, affinché non corrano il rischio di lavorare per poco tempo compromettendo l’ammortizzatore sociale, possibile anche l’ipotesi di una cooperativa di lavoratori”. Questa ultima possibilità non entusiasma i sindacati che non vorrebbero che tutto fosse scaricato sui lavoratori. Per ora c’è l’accordo per la cassa integrazione straordinaria fino al luglio 2014 e poi ci potrebbe essere la mobilità. Il rischio è che anche con una soluzione per il proseguimento dell’attività ci sarebbero esuberi di almeno una ventina di dipendenti. L’azienda ha diminuito il fatturato nell’ultimo anno di 3 milioni di euro, ma può vantare come punto di forza un portafogli clienti di alta qualità. I tempi per evitare la chiusura sono 120 giorni dall’avvio della liquidazione
(Redazione CM)
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La solita storia, vista tante volte. Quando la Societa’ ha prodotto utili tutto ok. Morto il compianto Ing. Martarelli, venuto meno il manico, la discendenza ha fatto scempio e quando si e’ trattato di metter mano al portafoglio per ricapitalizzare, un fuggi fuggi generale. Se tornasse Bruno forse occuperebbe i figli a fare qualcosa d’altro, non a rovinare una bella realta’
per il bene di Tolentino io spero che la conceria chiuda. La puzza emessa dalla conceria è a conoscenza di tutti i tolentinati. Se vogliono riaprirla che la trasferiscano altrove. Il sindacato pur di mantenere i posti di lavoro (come all’Ilva), non si preoccupa degli effetti inquinanti delle aziende che danneggiano la salute della gente.
Invocare l’Ing. Martorelli non farà migliorare la situazione delle aziende.
La chiusura della conceria ridurrà di certo i cattivi odori insieme ai posti di lavoro.
Il punto nevralgico è che le nostre imprese stentano ad essere competitive nei mercati mondiali e di conseguenza diventa antieconomico fare impresa in Italia.
Di certo avremo dei vantaggi per l’ambiente ma non so se tutti i disoccupati saranno felici di fare passeggiate nel verde e nell’aria pura.
E’ necessario lo sforzo di tutti coloro che credono nel futuro per riconvertire il sistema produttivo con la speranza di vedere risultati in tempi ragionevolmente brevi.
Uscire da giro delle possibili commesse e della clientela è un viaggio di non ritorno, quando le professionalità vanno disperse nel tempo e nei luoghi non si recuperano più, ai dipendenti direi: non vi arrendete, non avete niente da perdere è già tutto perduto, le soluzioni più fantasiose e innovative, sono quelle più realizzabili, ci vuole un pizzico di follia per prendere in mano il proprio destino, non è più l’epoca di delegare…,
anerpaz dice una cosa non vera, e dovrebbe saperlo: Alla Conceria del Chienti non c’è stato nessun fuggi fuggi generale.I soci hanno ricapitalizzato e versato 1.500.000 euro. Hanno poi venduto un immobile di proprietà della Conceria stessa e il ricavato, 1.850.000 euro è stato interamente versato nelle casse della Società: Che poi tutto ciò non sia stato sufficiente per il rilancio dell’Azienda è pur vero, ma anche ora la proprietà si sta impegnando per trovare soluzioni per il futuro, perchè una realtà importante per il territorio e la sua economia, possa continuare ad esistere, proprio anche in memoria e secondo gli insegnamenti e i principi di Bruno Martarelli.