Il presidente di Confindustria Macerata, Sandro Bertini, interviene sul difficile momento che il paese e il nostro territorio sta vivendo con un appassionato appello rivolto a tutta l’opinione pubblica:
“Siamo stanchi di persone che vogliono guidare il Paese senza saperlo fare. In Italia, a differenza di altri Stati come ad esempio la Svizzera, l’Austria e la Slovenia, il sistema Impresa è considerato marginalmente, per non dire nullo…, e questo non è più tollerabile! I nostri Imprenditori sono “costretti” a delocalizzare in Paesi stranieri, di certo attratti dalla assenza di burocrazia e di carichi fiscali che da noi sono altamente penalizzanti. Non possiamo più accettare che si facciano dei discorsi tesi a colpevolizzare gli imprenditori. Siamo stimati in tutto il mondo, sia per la professionalità che per l’estro che da sempre ci contraddistinguono, non è possibile che in Italia siamo ostacolati, e ripetutamente rallentati nel nostro lavoro, e viceversa all’estero siamo apprezzati e corteggiati e finiamo per produrre ricchezza fuori dai nostri confini! Così facendo rischiamo di distruggere un intero sistema economico in poco tempo, un patrimonio costruito negli anni con la fatica ed il sacrificio di centinaia di imprenditori. È arrivato il momento di dire basta. Basta agli incontri fatti di parole vuote, ai tavoli cosiddetti di lavoro, alle passerelle dei politici, alle promesse senza seguito.L’Italia è in ginocchio. La nostra provincia è piegata. Le Istituzioni sono insensibili, la casta è arrogante, le forze politiche non credibili, il contesto delle scelte è segnato da un’immoralità diffusa, viviamo in un’assenza totale di strategie. Come uscirne? La storia ci insegna che i momenti difficili come questo si affrontano con una terapia d’urto, unico sistema per rilanciare le imprese, l’occupazione, i consumi, la vivibilità di uno Stato. In Emilia Romagna gli imprenditori sono pronti a scendere in piazza con i lavoratori, in tutto il Paese la protesta contro lo Stato che non paga i suoi debiti è sempre più forte. Ha fatto bene l’ex Presidente di Confindustria Emma Marcegaglia a dire che “uno Stato che non paga è uno Stato incivile”. Il nostro grido di allarme non può essere rivolto solo alla politica, ormai totalmente sorda ad ogni istanza. Ci rivolgiamo quindi all’opinione pubblica, a quella parte di società che come noi è affossata da non scelte e da incapacità di gestire la cosa pubblica. Siamo sull’orlo del precipizio. Qualche responsabilità l’abbiamo anche noi, una tra tutte l’individualismo che ancora caratterizza tanti di noi e non ci consente di metterci insieme, ma non può essere, seppure deprecabile e da eliminare, questa la causa di una mancata politica di intervento da parte dello Stato verso l’Impresa! E non sono parole prive di senso, basta guardarsi intorno anche nel nostro territorio: le aziende chiudono con tutto ciò che ne concerne, cioè meno ricchezza e questo sta a significare disoccupazione, calo del potere d’acquisto, povertà, disagio sociale (con tutte le conseguenze del caso). Ci hanno detto per anni e noi ci abbiamo creduto, che la strada per riprendere a fare industria in Italia passava per l’internazionalizzazione, l’innovazione, gli investimenti e le risorse umane. Piccolo particolare: oggi queste strade sono ridotte a sentieri ormai impraticabili per molte delle imprese. Questo a causa dei tanti nodi irrisolti, dalla pressione fiscale insostenibile su imprese e lavoratori, alla pubblica amministrazione che ostacola l’attività delle aziende con una burocrazia asfissiante, ai cronici ritardi nel pagamento dei crediti delle imprese, al credit crunch che condanna le aziende, anche quelle sane e ne pregiudica l’esistenza. Abbiamo bisogno di persone che vogliano superare limiti ideologici e partitici, ormai privi di senso, italiani che sappiano guardare al concreto delle cose da realizzare, è l’ora del fare, da subito. Il tempo dell’attesa è finito!”
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Come fare per eliminare questa Casta partitica che ancora non si è resa conto del baratro in cui stiamo cadendo? L’abbiamo colpita duramente votando M5s, ma neppure questi parlamentari “grillini” hanno capito che la prima cosa da affrontare è IL LAVORO. Ed il lavoro non ti cade dal cielo, ma lo procurano gli imprenditori, in collaborazione con i dipendenti. Sembra che i sindacati lo abbiano capito.
Chi ancora non l’ha l’ha capito sono i politici. Stiano attenti, che potrebbero essere svegliati dal loro sogno “imbandito” da qualche schioccante rumore.
Il primo che ha risposto al Presidente Bertini è un cappellaio, ossia uno che cavalca le opinioni degli altri e se ne fa interprete , questa è L’Italia così va il mondo. Signor PRESIDENTE Bertini la emigrazione degli industriali è stata fatta in piena libertà e senza nessuna spintarella, anzi con qualche aiuto pubblico! Come le persone che emigrano per trovare condizioni migliori di vita, così fa l0industria e il commercio. Così vanno le cose da quando il mondo è mondo. Sulle ragioni del perché emigrano le imprese le consiglio una eccitante lettura di Naomi Klein autrice di un magnifico libro dal titolo “ No Logo “ recita una recensione del libro “La prima parte del saggio è dedicata principalmente a un’analisi della storia del fenomeno del branding e alle sue ripercussioni sulle dinamiche del lavoro. Nello specifico, Naomi Klein afferma che negli ultimi vent’anni avrebbe avuto luogo un radicale cambiamento nel capitalismo: se prima era centrale la fase della produzione di merci, ora quest’ultima diventa marginale e trascurabile, mentre si impiegano sempre più forze e denaro sul marchio e sulla proposta di una serie di valori immateriali ed ideali da collegare ad esso, con lo scopo di crearsi una propria fetta di monopolio. Le ingenti risorse monetarie che queste strategie richiedono derivano dal risparmio sulla produzione, che viene dislocata nei paesi del Terzo mondo dove l’azienda può sfruttare impunemente la manodopera operaia ..” Ma qui si parlia dell’attuale fase migratoria delle imprese , in campo mondiale la ricerca di nuovi lidi nasce con la scoperta dell’AMERICA da parte di Colombo nel 1492 qui ebbe inizio la mondializzazione etc etc Come vede caro presidente la storia è diversa da come lei la racconta. Nel caso dell’imprenditoria italiana , la storia ha inizi lontani, i maligni dicono che nel risorgimento più che alla patria si pensò alle opportunità per l’industria del nord ! Ma il primo esempio di delocalizzazione fu la Fiat a cor prima nell’ex Unione Sovietica (Togliattigrad), nei quali venivano costruiti modelli di automobili usciti dalla produzione interna (la 124, la 600, ecc.). Questa vostra attuale delocalizzazione arriva dopo che l’industria Italiana ha già delocalizzato negli anni 50 dal NORD del Paese al SUD, con scarsi risultati perfino nel settore delle imprese pubbliche (all’epoca il 40 per cento dell’ economia), obbligate per legge a concentrare a sud di Roma il 60 per cento dei nuovi investimenti ed il 40 per cento degli investimenti complessivi. Oggi la delocalizzazioni delle imprese italiane (grandi, medie e in qualche caso medio-piccole, queste talvolta raggruppate in consorzi o in distretti produttivi a tassazione solidale) sono state prevalentemente del tipo low cost seeking, fondato sulla ricerca della riduzione del costo della manodopera e si sono addensate statisticamente in settori produttivi a non al to valore aggiunto, con una forte pre-senza nelle filiere dell’abbigliame nto di qualità (tessili e calzature) .
Personalmente non vedo nessuno aizzare gli imprenditori perché corrano all’estero.
Caro presidente questa “casta politica” non l’ho eletta solo io, o i poveri cristi come me , cero siamo numericamente di più del ceto imprenditoriale. Ma il potere che avete voi in passato ed oggi di condizionare e formare l’opinione pubblica è in rapporto di 100 a 0.09 % rispetto a noi poveri cristi. Dal vostro ceto scendevano in passato aiuti per votare LAURO! Imprenditori della nostra regione sono in politica da sempre , non faccio nomi, da potenti a meno potenti, nella mia città il centrodestra per buona parte dei 18 anni di governo cittadino è stato sorretto da imprenditori locali , non in prima persona , ma nella prima fase del governo Marinelli erano coinvolti di più. Ma non solo nei comuni, nella regione FABRIANO docet! La regione è fabrianocentrica! Anche a livello nazionale da dove si scende in politica in Italia? Dal ceto imprenditoriale dal più famoso Berlusconi, al passeggero Calearo, al patron dell’espresso, al ex presidente di CONFINDUSTRIA Nazionale AMATO. Chi osannava il governo Monti? Che ci ha portato in questa impasse? Sarebbe stato meglio il voto , le condizioni erano tali che il cambiamento ci sarebbe stato? La ex patron di Confindustria era una delle fansa prima di Berlusconi , poi di Monti ed ora…? La verità caro Presidente che nessuno è innocente, prendiamoci le nostre responsabilità , da noi poveri cristi ed al suo ceto imprenditoriale. Noi abbiamo dato e molto, ci hanno tlto il futuro, la sicurezza di una pensione dopo anni di lavoro, hanno creato esodati, cassa integrati perenni, il tututo per dare fiato ad un sistema industriale in grande difficoltà ad affrontare le sfide del secolo. Oggi siamo in una impasse istituzionale prodotta da un alto dallo scadere del settennato, e dall’altro da governi anche da voi voluti che non volendo riformare la legge elettorale hanno favorito il grillismo e paralizzato il parlamento. Ma nonostante tutto ciò noi poveri cristi abbiamo dato contrariamente al nostra libra di carne, ma era scritto che non una goccia di sangue sia versato, ma oggi con i tre suicidi di CIVITANOVA siamo andati oltre, Non basta dare l’1% del proprio reddito in beneficienza, occorre creare lavoro nel territorio l’impresa deve ha la responsabilità di non distruggere la ricchezza del territorio che è fatto di maestranze e conoscenze che assieme ai capannoni e ai torni o alle frese fanno il sistema impresa. La polveriera può esplodere , ma mi consenta umilmente di dirle , da povero cristo, che lei sta mettendo miccie.