di Roberto Cherubini
Matteo Cacchiarelli, maceratese classe 1985, si è laureato campione d’Olanda con la squadra di volley Landstede, a conclusione di una straordinaria partita che ha visto il Landstede recuperare 2 set agli avversari del Lycurgus: grandi festeggiamenti a Zwolle (città della squadra) per il primo scudetto della storia. Matteo è stato il Libero della Nazionale Juniores e ha preso parte ai Campionati Europei Juniores a Zagabria nel 2004, ai Campionati Mondiali pre-juniores in Thailandia nel 2003 ed ha vinto il bronzo ai Campionati Europei pre-juniores nel 2003 aggiudicandosi anche il premio come miglior libero della manifestazione.
Negli anni scorsi ha militato con la Lube (A1 2010-2011) e con la Energy Resources Carilo Loreto (A2 2011-2013): sono riuscito a disturbare Matteo per qualche minuto e mi ha con gentilezza risposto a le seguenti poche domande.
Matteo, il tuo primo anno in Olanda ed il primo scudetto del Landstede, quante emozioni?
“Veramente tante emozioni che ancora non riesco bene a descrivere. Iniziando dalla fine, dall’ultima palla di gara 5 della finale, beh una gioia incontenibile mista ad incredulità per aver fatto qualcosa di veramente speciale. Speciale per me, perchè il primo anno in un altro campionato, una realtà completamente diversa da quella alla quale ero abituato e perchè ero stato chiamato da Landstede per vincere il campionato e giocare partite come queste, quindi quello che rimane è un forte senso di realizzazione in me. Speciale inoltre per la società perchè dopo tanti anni di Eredivise (Serie A1 olandese n.d.r.) siamo riusciti a scrivere una pagina storica della storia di questa società e questo è di per sè una cosa importante”.
Quali differenze tra il nostro campionato e quello olandese?
“La maggior differenza che si incontra qui è sicuramente il fatto che le prime 4 o 5 squadre della classifica sono di buon livello mentre le altre invece meriterebbero una categoria diversa. E questa è anche la difficoltà che incontrano buoni giocatori stranieri che arrivano in Italia e durante il primo anno fanno fatica a prendere il ritmo e ad avere la costanza nel rendimento domenica dopo domenica. In Italia non ci sono mai partite facili e questo fa del Campionato Italiano un campionato bellissimo e sempre appassionante, mentre in Olanda per le squadre di vertice come è la nostra alcune partite sono state un po’ una formalità”.
Parlaci un po’ di questa società olandese che mi sembra si occupi in maniera importante del “sociale”…
“Il gruppo Landstede che è main sponsor della squadra altro non è che una scuola di formazione per ragazzi e ragazze che, diremmo noi, hanno finito le scuole medie. Offrono corsi professionali come cucina, sala, reception, fotografia, hostess, istruttore di ginnastica, animatore per ragazzi, estetista, parrucchiera e insieme a tutte queste attività è affiancata la pratica dello sport, soprattutto sport di squadra, in quanto Landstede crede che con la pratica sportiva quotidiana i ragazzi imparino a star insieme, lavorare insieme e relazionarsi e da tutti questi fattori ne guadagna poi l’apprendimento nelle lezioni dei corsi che i ragazzi svolgono. Il fiore all’occhiello naturalmente sono le due squadre professionistiche che militano nel massimo campionato di volley e di basket maschile. Ed è interessante far notare l’attenzione che la società ha e che esige dai giocatori professionisti nel comportamento da tenere in campo e durante gli allenamenti perchè si è da esempio per un sacco di ragazzi, ma non solo a parole, anche nei fatti, nel senso che molti dei giocatori, durante la settimana fanno lezione a classi di studenti. Io stesso ogni lunedì mattina dalle 8.30 alle 10 ho allenato una classe di 12 ragazzi di 16 anni che frequentano la scuola e giocano a pallavolo. Tutta questa atmosfera e scambio tra ragazzi, giocatori professionisti, insegnanti, allenatori non fa che arricchire le esperienze e il bagaglio culturale di tutti i soggetti che vi partecipano”.
Quanto è stato importante per te l’appoggio della tua meravigliosa famiglia?
“Di sicuro la prima dedica di questa vittoria è per la mia famiglia. Mia moglie Erika che da neosposa mi ha lasciato libero di scegliere e di andare a realizzare questo sogno di vivere un’esperienza da giocatore professionista all’estero. E poi tutta la mia meravigliosa famiglia, genitori, fratelli, sorelle e amici che non hanno mai smesso di accorciare la distanza geografica che c’era, di incoraggiarmi e di farmi sentire a casa anche se a casa non ero. Inoltre posso dire con certezza che questa esperienza ha potuto solamente rafforzare i legami con le persone care e ogni volta che mi sono venuti a trovare tutti sono stati molto contenti e felici della mia situazione, segno che ho avuto la fortuna di capitare nel posto giusto, dove potermi esprimere e dare il meglio di me. Mi pare abbia funzionato tutto bene e di questo li ringrazio!”.
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La classe non e’ acqua.