Il fair play di Orta e quella strana statistica con Melchiorri assente

Nelle due partite in cui il bomber non ha giocato la Maceratese ha realizzato il 19% dei gol totali della stagione

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Enrico Maria Scattolini

Enrico Maria Scattolini

di Enrico Maria Scattolini

CANCELLATO UN INCUBO (+) Mai digerita la sconfitta subita dalla Maceratese, nel girone di andata, a Roma per mano del Fidene. Un pomeriggio immaginato di vacanza, in riva al Tevere, per il rapporto di valori fra le due squadre, trasformatosi invece in un  …indimenticabile disastro. Domenica, però, si è consumata la vendetta dei biancorossi, seppure ingentilita dal gesto di fair-play di Orta.

MACERATESE DA APPLAUSI (+) L’elogio per quanto di bello ha saputo fare potrebbe essere condizionato da dubbi sulla forza del Fidene. Vanno però subito cassati, perché la Maceratese ha brillato di  luce propria. Ha asfaltatato un’avversaria scesa all’Helvia Recina in realtà con più d’una pretesa, per il rispettabile biglietto da visita di una lunga striscia di risultati positivi, del gratificante successo di domenica scorsa contro l’Ancona e di  una buona predisposizione alle trasferte, quantificata da quattro successi e dal prestigioso pareggio nel derby esterno con il San Cesareo. Che sinora ha ceduto solo due punti fra le proprie mura.

LA DELUSIONE FINALE DI CHIAPPARRA, l’allenatore romano, è significativa espressione della delusione di un risultato (-) che proprio non si attendeva. ”Abbiamo sbagliato tutto, dall’inizio alla fine – borbotta sconsolato in sala stampa – Soprattutto mentalmente. Temo che i miei giocatori abbiano lasciato il cervello negli spogliatoi.”

LA TORMENTATA VIGILIA DI DI FABIO Se Chiapparra confidava in un secondo exploit, a stretto giro di posta, contro un’altra marchigiana, suo omologo biancorosso ha avuto, al contrario, di che riflettere sulle capacità degli avversari. Di Fabio lo riconosce, a giochi fatti, con la sua consueta franchezza (+): ”Avevo visto un Fidene molto forte con l’Ancona, ma soprattutto l’avevo ammirato contro il San Cesareo. Avrebbe meritato di vincere se non avesse sprecato due clamorose opportunità nel finale.”

Guido Di Fabio

Guido Di Fabio

DI FABIO NON L’AMMETTERA’ MAI, ma nei suoi crucci un ruolo importante l’avrà sicuramente giocato il grosso rischio per le  concomitanti assenze di tre titolari fondamentali, uno per reparto come Capparuccia, Carboni e Melchiorri (-). Soprattutto di quest’ultimo, nella previsione di un match che inevitabilmente sarebbe stato d’attacco.

ARCOLAI/LATTANZI/ORTA (+), alla resa dei conti, lo hanno invece subito tranquillizzato. Per la verità, anche con il contributo della distratta difesa romana (-). Il primo ha pilotato la retroguardia come solo lui sa fare; il ragazzino ha confermato la sua qualità dopo il brillante derby di San Benedetto del Tronto ed ha anche dato una mano in avanti con una azzeccata conclusione personale; il centravanti ha subito orientato la bussola verso la giusta direzione con un bellissimo gol al “pronti, via”.

ROMANSKY, NEL CENTROCAMPO “A 4”, è stato fondamentale, come la domenica precedente nell’appuntamento in riviera (+). Qualcuno – immagino già chi sarà il primo – avrà da obiettare sulla lettura del modulo schierato da Di Fabio. Appunto 4-2-4 per me, comunque vivacizzato dalla grande condizione di forma di Romansky, sovente irresistibile nelle sue profonde percussioni sulla fascia, come contro  il Termoli e la Samb. (Di qui il doppio scambio nel gol di Lattanzi).

MELCHIORRI ED I NUMERI – Pur non giocando, per un problema ad un ginocchio, il bomber è come se fosse sceso ugualmente in campo. Benchmark di riferimento delle azioni offensive dei biancorossi. Al fine di stabilire se e quanto la Maceratese fosse “Melchiorridipendente”, a causa: di quel 40% di gol da lui segnati sulla somma di realizzazioni complessive della squadra (+++). La statistica sembra propendere per il contrario, dal momento che il 19% dello score d’attacco della Maceratese è stato ottenuto da altri nei soli due incontri di sua assenza. Quattro reti a Marino ed altrettante con il Fidene. Più d’un dubbio potrebbe incominciare ad affiorare nel cervello di qualche… eretico (-). E irriconoscente.

Mario Orta

Mario Orta

CONDIVISO IL FAIR PLAY DI ORTA (+)? Che ha rinunciato a siglare la sua doppietta perché impietosito dall’infortunio subito da un difensore laziale nel corso dell’azione. Sicuramente sì dall’entourage biancorosso. In via ufficiale, perché intervistati, da Di Fabio, Negro e Lattanzi; ma, immagino, anche dagli altri colleghi rimasti in silenzio. Non invece da una vecchia gloria biancorossa, che incrocio all’uscita dagli spogliatoi. ”Quando capita di segnare – sottolinea cinicamente – non bisogna guardare in faccia nessuno. Nel calcio i recuperi sono sempre possibili: avete visto oggi l’Inter contro il Catania?”.

ORTA C’HA(RI)MESSO DEL SUO, perché un gol in più o in meno potrebbe significare qualcosa per un attaccante nel rinnovo dei contratti d’ingaggio, specie quando si ha una certa età e  le polveri un po’ inumidite. Quindi Orta merita un (+) di lode per la sua sportività. Assolutamente desueta in questi tempi.

IL NUOVO LOOK DELLA SALA STAMPA (+) Un tavolo per appoggiare i microfoni e taccuini, contornato da eleganti poltroncine per far sedere ospiti e giornalisti, alle spalle il solito pannello pubblicitario degli sponsor. Una gradevole immagine di professionalità, rispetto all’ambiente spartano in cui abbiamo lavorato per secoli. Con un minimo di riscaldamento, sarebbe perfetto.

RITORNO ALL’ANTICO (-) Solo che, in questa accogliente location, sembra che i cronisti non siano più liberi di invitare gli interlocutori desiderati. Almeno fra i biancorossi. Nel post incontro di Maceratese-Fidene, infatti, siamo stati informati che solo tre di loro si sarebbero presentati davanti alla stampa, individuati da Cicchi. Meno male che il DS, da giornalista qual è, nella circostanza ha scelto bene (Orta, Negro e Lattanzi). Ma cosa accadrà se, in seguito, le sue opzioni non fossero condivisibili? Un diktat che mi riporta alla mente uno analogo assunto durante il secondo anno della presidenza Paci. Quando DG della Maceratese era proprio la dottoressa Tardella. Però durò un battito d’ali.

Il ds della Maceratese Claudio Cicchi

Il ds della Maceratese Claudio Cicchi

CICCHI TALENT SCOUT (+) Ha assolto egregiamente l’incarico di portare in biancorosso, durante il mercato di riparazione, un centrocampista under di pregio. Pur non dirottando dal triangolo delle Bermude, stavolta ha pescato bene. Notevole lo spessore tecnico di Lattanzi, e probabilmente contenuto il costo del suo cartellino. Infatti: “Vedi, quando si tratta con le società di tua conoscenza, si spende di meno”, tenne una volta a puntualizzare Cicchi, quand’ancora era gentile ospite della mia telecamera. Bei tempi andati. Probabilmente irrecuperabili!



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