di Alessandra Pierini
(Foto-servizio di Lucrezia Benfatto)
Ogni capo creato dal laboratorio Ivana Maiolati è il finale di una favola e Ivana, come fosse la fatina di lane e filati, con il suo “Questo te lo racconto” con cui ha sostituito con l’originalità che la contraddistingue il banale “c’era una volta”, conosce tutte le storie e le ripercorre appassionando e coinvolgendo. Schiva a parlare di sé, si fa rappresentare dai suoi filati curatissimi e studiati in ogni dettaglio.
Appare così la mantella in cachemere che richiede l’utilizzo di cinque diversi macchinari e ben un giorno e mezzo per essere completata e il cardigan nato da un errore: «L’incrocio è qualcosa di molto difficile da realizzare – spiega – e molte volte si sbaglia, ho allora pensato di esaltare l’errore. Capita spesso che quello che può venire di strano diventi caratteristica».
Ci sono poi i leggins taglia unica in lana merinos che vestono dalla 40 alla 50 o la cravatta regimental in maglia realizzata per la prima volta tre anni fa quando non se ne vedevano ancora e ancora la sciarpa con la frangia che imita quelle degli asciugamani delle nonne o la maglia in 58 colori che riunisce in un unico capo le sfumature di terra, acqua e fuoco e si può fare solo a mano. Man mano che si scoprono i pezzi e le caratteristiche, l’artigianato e la maestria con cui sono stati pensati, studiati e realizzati si esaltano ed irrompono con forza anche se Ivana Maiolati, come tutti i nostri artigiani, non si fa vanto di quanto ha realizzato in questi anni e parla di sé con discrezione e timidezza che nascondono però la determinazione che l’ha guidata in questi trent’anni.
«Sono nata quando Macerata pullulava di magliaie a domicilio. Una mia cugina frequentava una scuola di specializzazione in maglieria e tramite lei io ne ho conosciuto fin da piccola le tecniche, poi mi sono costruita sul campo a forza di sperimentazioni. A questo va aggiunta la mia inclinazione a conoscere il bello e la qualità. Ho iniziato quindi a ricevere privati e a confezionare alta maglieria su misura. Attraverso il passaparola ho raggiunto clienti su tutto il territorio nazionale. Partecipavo poi a fiere nazionali come il Pitti e tutto quello che guadagnavo lo spendevo in formazione. Così quando la moda si è evoluta passando dalla maglieria tagliata a quella costruita, io ero già pronta alle esigenze del mercato e sono stata contattata da aziende importanti e da brand di fama internazionale».
Nel 1996 la passione si è trasformata in azienda ed è nata la Ivana Maiolati che è diventata tra il 2010 e il 2011 un brand che ha immediatamente sfondato le barriere territoriali per entrare in Giappone, attraverso l’Istituto Nazionale per il Commercio Estero, e gli Stati Uniti e punta ora all’Europa del Nord. Arriva in questa fase di espansione estera un ulteriore passo in avanti che ha però il sapore di ritorno alle origini, l’apertura di un factory store a Piediripa che sarà inaugurato domani pomeriggio : «Dopo aver portato il mio marchio lontano da casa, ho voluto creare un ambiente in cui accogliere la nostra clientela. L’acquirente è oggi sempre più consapevole e cerca effettivamente la qualità perciò il contatto deve essere il più ravvicinato possibile per rispondere ad ogni esigenza.
Voglio offrire il ritorno all’acquisto del capo che ti soddisfa e con il quale si crea un rapporto affettivo per cui alla fine non vuoi disfartene e proprio a proposito io invito a non buttare ma a reindossare e rinfrescare gli abiti per riutilizzarli, proprio come si faceva una volta». In un momento di crisi, in cui le aziende chiudono, Ivana Maiolati apre un nuovo store, incosciente o coraggiosa? «Premetto che non mi sento imprenditrice ma credo che in questo momento servano tutte e due le cose per motivare e dare speranza».
I suoi obiettivi però non sono ancora stati raggiunti, anzi i suoi progetti sono in pieno work in progress: «Lavoro da anni per mettere insieme una rete di imprese per condividere lo showroom e i contatti ma qui è difficilissimo. Sono convinta che ci sono maestria e artigianalità sommerse, e io sono una di queste, a cui non interessa l’ambizione, ma solo il recupero del passato e mi piacerebbe che si unissero».
Nota dolente è la formazione di nuove leve: «Ho formato moltissimi giovani ma è difficilissimo trovare chi si appassiona a fare qualcosa per il piacere di farlo così alla fine preferiscono prendere strade diverse».
Ivana Maiolati è consapevole di quanto, anche per le realtà artigiane, conti la comunicazione e ha al suo fianco Andrea Barchiesi, fotografo e direttore creativo del Tadao Studio che ha curato ogni aspetto dell’immagine e un sito internet destinato a diventare all’avanguardia: «Dal sito abbiamo avuto diversi contatti per la realizzazione di capi su misura a distanza, quindi presto implementeremo l’e-commerce». La rete riuscirà così ad accorciare le distanze trasformando una professione che in passato richiedeva la presenza fisica. «Questo però è possibile – sottolinea Ivana Maiolati – perchè sono paranoica nella vestibilità e ho sempre studiato prodotti multifunzionali e forme adattabili». Conclude Andrea: «Nell’abbigliamento le camicie sono la prosa, la maglieria è la poesia e questo è un prodotto multifunzionale che va oltre la taglia».
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Grande Ivana è cosi che si produce magleria non a livello industriale……!
Non capisco un tubo di moda, pure se a volte resto ammirato – più che dai modelli di vestiario – dai colori e dal loro accostamento. Chi li inventa è un artista.
Ho capito che pure Ivana Maiolati è un’artista che realizza opere da indossare, non da appendere alle pareti. Ho l’età per ricordare i tempi in cui i vestiti non erano confezionati. Si acquistavano le stoffe, quindi si andava dal sarto di fiducia che ti prendeva le misure, a cui dovevi ritornare per le prove ed, infine, se il sarto era bravo, ti ritrovavi con un vestito “a pennello”.
Il mio sarto di Corridonia si chiamava Amulio, che ci ha lasciato di recente ad una veneranda età. Lo voglio ricordare, poichè in molti lo ricordano ancora ed era una istituzione.
Non ho capito molto di cosa in effetti Ivana Maiolati stia facendo… Ho capito che è una passione la sua, che deve coniugarsi con la realtà del mercato, dell’organizzazione del lavoro, dei costi. E’ l’attitudine italiana all’artigianato e alla piccola industria. Mentre queste pietre preziose affiorano, chi dovrebbe vederle, difenderle e valorizzarle, se ne frega. Guardano al grosso, al capilate e pure al “grisbì” per puo entrare nel loro portafoglio. Sto parlando della Casta politica.
Faccio tanti e sentiti auguri a Ivana Maiolati, ringraziando CN che me l’ha fatta conoscere.
Se entro sei mesi non ricomincerà una benchè minima produzione delle piccole imprese e degli artigiani, onde ridare una speranza nel futuro alla dignità umana, qui si finirà a schippettate. E’ la cosa che sento in giro e voglio dirla ai politici. Nè il presidente Napolitano potrà farci qualcosa dopo il fallimento del professor Monti, da lui voluto al governo per risolvere, inutilmente, la situazione.
Il presidente Napolitano vada a Taranto ai funerali dell’operaio dell’Ilva mporto con la sua gru inabissata in mare. Abbia questo coraggio e non deleghi il prefetto a porgere le condoglianze alla famiglia, ai cinquemila lavoratori dell’Ilva, alla città di Taranto e all’Italia intera. Questa occasione di essere vicino ai Lavoratori Italiani non gli si ripresenterà più.
Complimenti alla signora Maiolati che in un momento di crisi di queste proporzioni investe comunque nel mercato. Non la conosco personalmente ma so che si tratta di una gran brava persona. Complimenti e in bocca al lupo!!
L’anno scorso, mentre cercavo lavoro, la signora Ivana mi ha risposto personalmente, con tanta dolcezza e semplicità, non mi era succeso mai in tutti questi anni in cui cerco lavoro. Complimenti signora Ivana, magari l’Italia avesse più persone come lei.
brava signora Ivana. congratulazioni. solo con la genialità, l’onestà, l’umiltà e la cocciutaggine l’italia potrà rinascere.