di Giancarlo Liuti
L’altra notte ho fatto un sogno che per la sua singolarità merita di essere raccontato ai miei spero affezionati lettori. Mi trovo dunque sul lungomare di Porto Recanati e m’imbatto in due extracomunitari provenienti dagli Emirati Arabi Uniti. Uno si chiama Mohammed Al Maktoum ed è l’emiro di Dubai, l’altro si chiama Abdel Jalil e fino all’anno scorso faceva il raccoglitore di datteri ad Abu Dhabi. Parlano fra loro, da buoni compatrioti.
Mohammed: “Anche tu da queste parti? Io ci sono arrivato a bordo del mio yacht di duecento metri per partecipare coi miei cavalli al ‘Marche Endurance Life Style’, una maratona di resistenza sul Conero. E l’ho vinta, sai? A me il primo posto, davanti ai miei figli Hamdam e Majid che si sono piazzati secondo e terzo. Un vero trionfo”.
Abdel: “Che combinazione! Anch’io sono arrivato per mare insieme ai miei figli Husam e Salah a bordo di una barca di sette metri pilotata da uno scafista che dopo una lunga traversata ci ha scaricato sugli scogli di Lampedusa”.
Il primo ministro degli Emirati Arabi e Governatore di Dubai Mohammed bin Rashid Al Maktoum in visita la scorsa settimana nella nostra Regione, ha alloggiato a Recanati
Mohammed: “Senza cavalli?”
Abdel: “Ad Abu Dhabi avevo un somaro ma lo scafista mi ha detto che non potevo portarmelo dietro perché su quella barca eravamo già in cinquecento e non c’era altro posto. Pure io, comunque, son venuto qui per partecipare a una maratona, il ‘Marche Survival Style’, che, come dice il nome, è una gara di sopravvivenza”.
Mohammed: “Poi ho approfittato dell’occasione per conoscere importanti imprenditori marchigiani e vedere se esistono possibilità di proficui accordi con l’economia di Dubai. Le prospettive non mancano, nell’agroalimentare, nella chimica, nell’impiantistica”.
Abdel: “Io non sono da meno, perché la maratona di sopravvivenza alla quale partecipo mi consente di conoscere molti bagnanti e sondare la possibilità di proficui accordi in vari settori dell’economia, come le collanine di vetro, le borse di plastica e i fazzoletti da naso, roba indiana fatta a Napoli. Mi avvicino a loro, gli chiedo ‘vu cumprà?’ e quelli, ogni tanto, comprano”.
Mohammed: “Vedi? Noi due, in fondo, facciamo lo stesso lavoro. I miei ministri hanno avvicinato i titolari di piccole imprese locali in difficoltà per via della crisi, gli hanno chiesto ‘vu vende?’ e qualcuno ha venduto”.
Abdel: “E tu dove hai trascorso le notti?”
Mohammed: “Io nello yacht, ma il mio folto seguito si è sistemato in un bell’albergo di Recanati, categoria quattro stelle, che è stato interamente occupato da noi. Sapessi che stupendo panorama!”
Abdel: “Pure il mio seguito è numeroso, siamo in ventidue e dormiamo dentro l’unica stanza di un ‘resort’ categoria quattro stalle nei sobborghi di Marcelli pagando cinque euro a testa per notte. Non c’è finestra e quindi manca il panorama, ma star tutti insieme, uno sopra l’altro, favorisce il cameratismo”.
Mohammed: “Come emiro di Dubai io sono una persona molto importante e coi tempi che corrono lo Stato italiano mi ha giustamente protetto con particolari misure di sicurezza, elicotteri, auto con sirena, blocchi stradali e pattuglie di poliziotti, da Scossicci fino alle falde del Conero. Tutto perfetto, sono grato all’Italia”.
Abdel: “Devo essere anch’io una persona molto importante, visto che elicotteri, auto con sirena e poliziotti sono in azione pure per me, e per tutta l’estate”.
Mohammed: “Lo vedi? Noi degli Emirati Arabi siamo rispettati dovunque”.
Abdel: “Verissimo, e ne sono contento. Semmai la differenza sta nel fatto che in tal caso la sicurezza non è a mio favore ma contro di me, per evitare che lo smercio delle mie cianfrusaglie faccia danni ai commercianti locali”.
Mohammed: “Tutto sommato, però, fra noi due ci sono molte affinità e questo vuol dire che siamo entrambi figli di Allah”.
Abdel: “Dici? Ma sì, forse è vero. E poi Allah insegna che nella vita non si può avere tutto. Guarda questo anello d’oro finto, mio emiro. Vu cumprà?”
Mohammed: “Quanto costa?”
Abdel: “Solo due euro e mezzo”.
Mohammed: “Qui non ho spicci, va a Recanati, dal mio ministro al bilancio, te li darà lui”.
Abdel: “Ti saluto con devozione, emiro mio. E mi congratulo con te per la vittoria nella maratona a cavallo. Pure io, però, nel ‘Marche Survival Life Style’, la gara di sopravvivenza, non me la cavo affatto male. Pensi che ogni mese riesco a spedire duecento euro a casa, dove ho due mogli e altri sei figli”.
Questo il sogno. Irragionevole, come tutti i sogni. Ma i sogni vanno interpretati. E allora? Beh, credo che il suo significato non suggerisca giudizi ma soltanto la constatazione che il mondo è bello perché vario – talvolta avariato – non solo in Italia ma pure negli Emirati Arabi Uniti.
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…. il mondo e’ proprio avariato , ma confido sempre in Charles Darwin ….
I sogni non solo vanno interpretati: essi sono lo specchio di quella realtà che la vita di ogni giorno tende a nascondere, delle cose, esse meno belle di della nostra vita che vogliamo ignorare, dimentichi forse che il mondo immaginario sino a qualche anno fa era anche nostro, quando si moriva nelle miniere beghe e francesi, quando non si poteva entrare nei bar tedeschi dove era scritto ‘vietato l’ingresso ai cani e agli italiani.
Mi piace sapere che oggi sono in grado di condividere molte delle idee di Giancarlo che, oltre 50 anni fa, erano diverse dalle mie e ci dividevano. L’importante è avere una menta aperta per osservare e descrive tutto ciò che accade dinanzi a noi e tanta onestà intellettuale per modificare le nlostre opinioni, pur restando fedeli a noi stessi.
Non so se Giancarlo ha conosciuto Primo Boarelli, per quello che io ricordo dopo tanti anni, avrebbe dovuto essere d’accordo con noi.