Mauro Staccioli, ovvero l’Arte messa da parte

La città di Macerata rifiutò una scultura dell'artista, famoso in tutto il mondo, che avrebbe dovuto adornare la scuola di via Cardarelli a Collevario

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Der Ring, installato nel 1996 a Monaco di Baviera

di Gabor Bonifazi

Macerata non lo volle: lui si consolò a Seul, davanti agli obiettivi e alle telecamere di tutto il mondo. Capitò a Mauro Staccioli che, approdato nel 1981 – appena quarantenne – a Macerata per una mostra, grazie all’entusiasmo e alla passione del compianto critico d’arte Elverio Maurizi, progettò gratuitamente una “scultura intervento”, che, come un segnale, arredasse la costruenda scuola elementare di Collevario, in via Cardarelli. Infatti era costume di quella formidabile stagione delle mostre che il Comune mettesse a disposizione dell’artista oltre lo spazio, gli inviti e un catalogo in bianco e nero con copertina a buccia d’arancia (E. Crispolti, Mauro Staccioli. Il segno come scultura, Galleria Civica d’Arte Moderna, Macerata, Coopedit, Macerata, 1981), mentre l’artista s’impegnava a lasciare un’opera alla città.
La Commissione edilizia e qualche disattento amministratore bocciarono il progetto, sorvolando sul fatto che lo scultore era reduce dalla Biennale di Venezia del ’78 (con il suo “Muro”) e dallo “scasso” al Mercato del Sale di Milano. Erede della manualità degli artigiani (il padre era muratore), Staccioli era partito dai muri in gesso, per poi passare al cemento e al ferro. Ora, a vedere le sue sculture inserite nei vari spazi urbani di mezzo mondo, c’è davvero da rimpiangere un’occasione perduta. E dire che di concessioni edilizie, a Macerata, ne vennero date a grappoli. Chissà perché, poi, ancora non si comprende l’importanza di innalzare le periferie con qualche scultura che diventi punto di riferimento ed elemento caratterizzante del paesaggio urbano.

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Il bozzetto bocciato a Macerata

Basterebbe arrivare a Pesaro per vederne di buone, non retoriche e cariche del significato del nostro tempo.
Alcune considerazioni per riprendere la questione relativa a quel monumento che “tutti vogliono e nessuno se lo piglia: Stringiamoci a coorte. Eppure questa l’Amministrazione, dopo aver sentito il parere dei saggi, aveva annunciato che a Pasqua avrebbe deciso su quale dei siti loggiati proposti (Largo Donatori di sangue o Beligatti?) avrebbe installato l’opera del Maestro Ermenegildo Panocchia. Tuttavia, senza entrare nel merito artistico e nel valore simbolico intrinseco alla scultura stessa, suggerisco di seguire la saggezza di quel proverbio che dice: “A caval donato non si guarda in bocca”!

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L'installazione al centro olimpico di Seul, 1988

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San Casciano, 2007



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