Paola Giorgi è stata nominata Responsabile Nazionale della sezione dipartimentale ” Politiche per lo spettacolo dal vivo” dell’Italia dei Valori.
L’ IDV Marche esprime soddisfazione per questo importante riconoscimento della professionalità della Giorgi che viene messa a disposizione per un progetto di ulteriore crescita del partito nell’ ambito del quale è già stato inserito un’ altro esponente dell’ IDV marchigina, Alessandro Lelli. Nei giorni scorsi il Presidente Di Pietro ha presentato le 100 professionalità per il cambiamento: tutti professionisti nel loro campo d’ azione, come la Giorgi e Lelli, per raccogliere la sfida di ricostruire la credibilita’ della politica del nostro Paese. Di Pietro ha ricordato che l’ Italia dei Valori si propone all’interno delle Istituzioni, non soltanto come critica, ma come elemento di crescita con il contributo di persone responsabili che hanno qualcosa da dire e da fare per il Paese.
Come dire che quello che qualcuno si propone di fare l’IDV già lo fa.
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Wow!!! Viva il cambiamento!!!!!!!!!!!!
La Giorgi ha la professionalità per costruire la credibilità della politica del ns paese…. sicuramente!!!! 🙂
@ Marco Travaglio
ELZEVIRO
La riabilitazione del barbaro Attila
A Roma l’opera di Verdi diretta da Muti
Una preziosissima edizione dell’Attila di Verdi all’Opera di Roma diretta da Riccardo Muti offre il destro per una prolungata riflessione sulla presenza dell’eroe nelle arti figurative. Tale riflessione è messa in moto da un volume edito dallo stesso teatro a cura di Filippo Arriva con scritti dei più illustri responsabili dei Musei Vaticani. Vi sono codici miniati ungheresi del Medioevo giacché il Re è considerato da quella Nazione l’eroe fondatore; vi è un meraviglioso affresco di Raffaello nelle Stanze vaticane dedicato alla leggenda che vuole Attila arrestato alle porte di Roma da papa Leone; dipinto che fu scuola nel tempo per numerosi altri artisti fra i quali spicca Girolamo Muziano; v’è l’altrettanto meraviglioso rilievo marmoreo di Alessandro Algardi nella cappella della Madonna della Colonna.
La Storia ha poi chiarito che tale incontro probabilmente non avvenne e che Attila alla porte di Roma non giunse «urbis excidium anhelans(tem)» (vedi il dipinto di Delacroix all’Assemblea Nazionale di Parigi) arrestandosi nella settentrionale (provincia di Mantova) Govèrnolo, nella parrocchia della quale un dipinto di Francesco Borgani tratta il medesimo tema. Vi è poi Kaulbach, affascinato dal personaggio; su di lui la Tragedia di Corneille. Fonte diretta dei suoi librettisti Solera e Piave il Poema di Zacharias Werner, del primo Ottocento.
Verdi era anch’egli vinto dal tema della sua nona Opera e dall’affresco di Raffaello («o il bel soggetto!»); e, da quell’artista meticoloso e colto che era, si rivolse all’amico Vincenzo Luccardi per avere dell’affresco uno schizzo. Nell’Opera, preceduto da un sogno angoscioso del Re, l’incontro è trattato con tragica solennità. Attila era già stato disastrosamente sconfitto dai Romani, guidati da Ezio, ai Campi catalaunici, presso l’odierna Châalons; nessuno avrebbe potuto immaginare che il grande condottiero, che figura tra i personaggi dell’Opera di Verdi, fosse per essere a tradimento assassinato dall’imbelle Valentiniano III dopo aver spinto la sua famiglia fin quasi a ghermire, per combinazioni di sangue, il trono imperiale.
Attila non fu mai un barbaro assassino, come tuttora vuole l’immaginativa popolare. Vinti i Visigoti, le sue schiere conquistarono un immenso dominio di là dal Danubio; fu un saggio monarca, fu un legislatore. Come altri Barbari, militava contro Roma per averne concessioni, prestazioni di denaro. Per tutti i Barbari l’immagine della Città Eterna era affascinante; essi desideravano non distruggerla, farne parte; che Attila fosse un eroe, pel quale il rispetto della parola data era invincibile, considera anche Verdi nel suo libretto e più ancora colla vibrante sua creazione musicale; il ruolo protagonista è in stile eroico ed è affrontato imparagonabilmente da Ildar Abrazakov. In fatto, noi non sappiamo neanche con certezza dove egli morisse né come; Verdi lo vuole assassinato dalla vergine aquileiense Odabella, un estesissimo soprano drammatico di coloratura che si spinge sino al si grave, qui la bravissima Tatiana Serjan. Odabella è finta salvare Attila per voler compiere ella stessa la vendetta contro di lui con la spada ricevuta personalmente dal Re; anche Ezio, qui impersonato dal distinto baritono Nicola Alaimo, è da Verdi voluto in chiave eroica e patriottica. Completa la lista dei personaggi il patrizio aquileense Foresto, amante di Odabella, qui affrontato dall’eccellente tenore Giuseppe Gipali.
Verdi era assai soddisfatto della sua creazione: nella letteratura, e nel favore degli allestimenti, fino ad oggi non sufficientemente riconosciuta, è valutata, come è, uno dei suoi capolavori. Riccardo Muti, che le ha dedicato, prima del trionfo dell’altro ieri, anche una interessante conferenza nell’Aula Magna della Sapienza, l’ha affrontata tra le sue prime prestazioni esecutive, e ha contribuito a modificarne la fortuna critica; ma la sua esecuzione romana va vista come uno dei vertici della stessa sua indefessa carriera e meditazione, tale la sua attenzione a render giustizia a una raffinatissima partitura e a trasformare in figure parlanti quelle che per altri non sono che formule immodificate di accompagnamento; e la tensione interpretativa giunge al culmine. L’allestimento viene tutto da Pier Luigi Pizzi che ringrazieremo per il suo tenersi lontano dai cappottismi e ricercare uno spettacolo fedelmente al servizio dell’idea musicale.
Paolo Isotta (Corriere della Sera, 28 Maggio)
http://www.youtube.com/watch?v=zcXZhtTwFzc