Mauro Montali,
la voce libera

Il ricordo di un caro amico

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mandrelli-2-95x81di Bruno Mandrelli

Sono a Rimini, seduto alla scrivania di Mauro e scrivo dal suo computer. Casa di Marina è piena di amici e parenti, persone per me in gran parte sconosciute che, per un motivo o per l’altro, volevano bene a Mauro o a Marina, o a tutti e due.

Cosa dire di Mauro? Che eravamo amici, naturalmente. Che spesso abbiamo litigato, certo, anche aspramente, perché eravamo amici. Ci siamo sempre ritrovati, ognuno con le proprie idee, i propri tic, i difetti e le debolezze che si svelano solo agli amici veri.

Abbiamo fatto molti viaggi insieme, con Ines e Marina e con Sveva, che è un po’ cresciuta frequentando la quotidiana, disordinata, geniale follia di Mauro. Qualche anno fa, un capodanno al Cairo, Mauro e Sveva hanno letteralmente sequestrato il salone principale dell’hotel che ci ospitava tirandosi caramelle per non so quanto tempo: se dovessi dire, una parodia recitata de il Vecchio e il Bambino di Guccini, solo che qui nessuno era triste ma ci si torceva dalle risate.

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CIAO MAURO! (Clicca sull'immagine per leggere l'articolo)

Mauro aveva un’intelligenza lucida, violenta, da giornalista di razza: si vedeva in lui l’intuizione propria dell’inviato di guerra, quello che capisce come stanno le cose al di là delle parole di circostanza, delle frasi rituali, del rispetto delle regole del gioco (politico, diplomatico oppure vedete voi quale categoria applicare). Quindi Mauro non era diplomatico e con uno esageratamente riflessivo come me a volte c’era da discutere.

La verità è che coglieva subito – gli bastava guardare una persona – l’essenza delle cose, la loro profonda e segreta intimità: di qui spesso giudizi taglienti e definitivi su questo o su quello, sulla situazione data o sull’altra appena di là da venire. Il rasoio di Occam, Mauro l’aveva incorporato.

Mauro amava le donne ed amava Marina, con lei si è sposato a Parigi, portando a passeggio con nonchalance un già precario stato di salute che, però, non faceva pesare a nessuno, mai.

Con Mauro abbiamo mangiato, bevuto, fumato, scritto sciocchezze a volte divertenti, altre forse meno, sempre contraddistinte da buone dosi di sgrammaticature ed errori di battitura. A giustificazione faccio presente che erano puri “divertissements”, scritti in diretta, senza riflessione: Mauro mi mandava quattro cartelle e mi diceva “scrivi il seguito”. Il punto d’onore era fargli riavere altre quattro cartelle mezz’ora dopo. Anche questo era un gioco ma, come tutti i giochi, lasciava sul campo dei caduti, qualche virgola, qualche punto “missing” per sempre sull’altare della nostra superficiale velocità. Tuttavia, incredibilmente, qualcuno apprezzava i nostri racconti: e da ciò si traeva conferma che la vita è davvero misteriosa ed a tratti obiettivamente imperscrutabile!

Mauro mi mancherà, molto. Credo che, consapevoli di ciò o meno, mancherà anche a Macerata: era una voce libera, tagliente, a volte con tratti di vera e propria crudeltà intellettuale, della divertita ed insostenibile leggerezza dell’essere.

Proprio per questo così utile, così interessante, così fuori dal coro, essenziale bilanciamento delle “cose serie”.

Ciao Mauro, ciao amico mio, ciao fratello mio.



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