di Petra Carsetti
Mamma Emilia racconta che da ragazzina cominciava a sentire l’arrivo della Pasqua una quindicina di giorni prima. Per prima cosa tutte le donne iniziavano a “sfulinare” la casa, cioè a fare una pulizia profonda che consisteva nel ridare l’olio di lino ai mobili, sbattere le coperte che erano servite durante l’inverno e riporle, togliere le tele di ragno nascoste e, soprattutto, ridare il rosso cera ai mattoni del pavimento. Tutto era lindo e pinto per poter ricevere il prete che veniva a benedire la casa. terminate le pulizie si cominciava con il rito delle pizze di Pasqua. Prima di tutto c’era da mettersi d’accordo con Lorenzo, il fornaio, per stabilire il giorno della cottura. Si cominciava poi con la lunga preparazione. Quando era giunto il momento di infornarle, le donne arrivavano con la lunga tavola appoggiata in testa con sopra i tegami ricolmi di pizza di Pasqua lievitata. Mentre aspettavano la cottura, sedute sugli scalini o su delle piccole panche, queste donne preparavano tutte le “fiocca” a mano (chiare d’uovo sbattute con lo zucchero) e sbattendo e sbattendo commentavano i vari accadimenti avvenuti in quel periodo. La mattina di pasqua, dopo che tutta la famiglia era stata a messa e aveva ricevuto la comunione, si ritornava a casa e la nonna apparecchiava perché voleva tutta la famiglia riunita intorno alla tavola per assaporare la pizza di Pasqua, il Ciauscolo, la lonza e le uova sode. Era una festa vedere tutto quel ben di Dio. Finita la colazione, la tradizione voleva che della pizza di Pasqua si tagliassero delle grosse fette per scambiarle con parenti e vicini; sarebbe dovuto essere un gesto di condivisione, ma per mia mamma era più un’opportunità di critica da parte delle cuoche, che giudicavano migliori sempre le proprie. In realtà le pizze di Lucia ed Irma erano veramente le più buone.
INGREDIENTI:
500 grammi di pasta di pane lievitata aranci e limoni grattugiati
200 grammi di lievito di birra estratti di aromi
500 grammi di zucchero Maraschino
10 uova vaniglia
150 grammi di strutto e burro farina q.b.
100 grammi di canditi un pizzico di sale
150 grammi di uva passa
Aggiungete alla pasta di pane il lievito di birra sciolto in acqua tiepida e lasciate ancora lievitare fino ad avere una massa bella gonfia. Rimescolate aggiungendo un uovo, parte dello zucchero e dello strutto; lasciate ancora lievitare per circa 3 ore, dopodiché ripetete l’operazione. Alla fine lavorate ancora l’impasto aggiungendo l’uva passa, i canditi, le arance e i limoni grattugiati, gli estratti di aromi, il Maraschino, la vaniglia e un pizzico di sale. Ponete l’impasto su teglie abbastanza alte che dovranno essere riempite per metà per permettere l’ultima lievitazione, la quale dovrà avvenire in ambiente caldo umido, al riparo da correnti d’aria (consiglio di coprirle con dei panni di lana). A lievitazione avvenuta, infornate a 180-200 gradi. A fine cottura rovesciatele per farle asciugare. Decoratele con la “fiocca” e con i confettini colorati. Il vino in abbinamento è un Passito ottenuto da uve Verdicchio. Se ne trovano di ottimi dalle Cantine di Moje e di Maiolati Spontini. Da non dimenticare l’Arkezia Muffo di San Sisto della Cantina Fazi Battaglia, l’archetipo dei passiti marchigiani oltre che vino di gran classe.
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Senti Petra… è un po’ che ti seguo nelle tue ricette e mo bisogna proprio che te lo dico: e smettila di prenderci per la gola!!
Scherzi a parte…
Grazie per questa tua rubrica perchè le tue ricette sono ottime e soprattutto molte sono ormai, e purtroppo, dimenticate nelle case di ognuno di noi.
Ma del resto tu con due esperti e buongustai come papà Sandro e mamma Emilia non potevi non diventare un’ottima cuoca come immagino sei.
Un caro saluto ai tuoi genitori e tanti auguri di Buona Pasqua a tutta la famiglia.
Liana Paciaroni
Che bel racconto, mi sembra di ritornare bambina ancora ho in mente il profumo di quei dolci di mia nonna.. che bei tempi.