Martedì 24 gennaio si è tenuto nella splendida cornice dell’abbadia cistercense di Fiastra il convegno sulla storia della deportazione da Fiastra a Bolzano sulla strada per Auschwitz, organizzato in occasione del Giorno della Memoria dall’Anpi e dal Comune di Tolentino in sinergia con vari ed importanti enti non solo del territorio deputati alla conservazione, tutela e valorizzazione di luoghi e iniziative per la trasmissione delle memorie (Fondazione Giustiniani Bandini, Comuni di Bolzano e Carpi, Fondazione Fossoli, Comunità Ebraica delle Marche, Aned di Bologna). Ha introdotto l’onorevole Roberto Massi, tesoriere della Fondazione Giustiniani Bandini, che ha ripercorso la storia del campo di internamento di Fiastra negli anni dal 1940 al 1943, dove vennero ospitati un centinaio di Ebrei italiani, apolidi e stranieri deportati al campo di transito di Fossoli di Carpi e, quindi, fino ad Auschwitz.
Facendo riferimento alla descrizione sia delle condizioni di vita che del rapporto con la popolazione testimoniate dal viennese Paul Pollak, unico superstite del gruppo di Fiastra, nel suo Memoriale, è stata data la parola a Carla Giacomozzi dell’Archivio Storico del comune di Bolzano, autrice di varie pubblicazioni sul lager di Bolzano Gries e referente del progetto “Città della Memoria”, che ha relazionato sul tema ai 250 ragazzi degli istituti secondari della provincia di Macerata.
In un’atmosfera di grande silenzio e commozione sono stati poi presentati i protagonisti della Shoah: Frida Di Segni Russi, presidente dell’Adei (Associazione donne italiane ebree), da sempre impegnata nella valorizzazione e divulgazione in chiave interculturale con vari enti e soprattutto con le scuole della tradizione ebraica attraverso pubblicazioni circa la storia della sua famiglia ebrea sfuggita alla deportazione, grazie al sostegno della popolazione del nostro territorio ed il legame di parentela e amicizia con l’avvocato Carlo da Viterbo e Raffaele Cantoni, personaggi chiave del campo di Urbisaglia citati dallo stesso Pollak nel suo Memoriale. Ha preso poi la parola l’ex deportato di Kahla, campo di lavoro coatto nella Turingia, a nome degli altri superstiti presenti (Colonnelli, Baldassarri, Gattari) e dei familiari di altri compagni dispersi o recentemente scomparsi (Calvigioni e Zenobi), uno dei quali con il timbro identificativo sul braccio, Balilla Bolognesi (già autore di “Diario di un deportato”), che ha parlato ai ragazzi delle terribili condizioni di internamento nei campi di lavoro coatto, che erano simili a quelle dei campi di concentramento e che hanno portato a morte sicura a Kahla secondo le fonti ufficiali di 930 detenuti appartenenti a nove nazionj 441 italiani, anche se in realtà si parla complessivamente di 6000 morti.
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