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Il vinello dei Priori

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di Gabor Bonifazi

Capitò nel febbraio del 1986, quando al Duomo non c’erano più da tempo messe cantate e tanto meno canonici, che durante un consiglio comunale di Macerata venne rispolverata forse dal giovane Ivano Tacconi la vecchia usanza di consumare una frugale “merennetta” nella breve pausa delle sedute. Un panino sapientemente imbottito dal salsamentiere “Flavio” e un bicchier di vino riuscirono più di ogni altra cosa a far cessare le ostilità tra i consiglieri di maggioranza e quelli di opposizione, affetti da ulcera…Una merenda socializzante che segnava una tregua di pochi minuti, cioè fino alla ripresa dei lavori.

Era questa una consuetudine che veniva molto da lontano. Siamo nel Cinquecento, allorquando i quattro Priori in rappresentanza dei quartieri S. Giuliano, S. Maria della Porta, S. Giovanni, S. Salvatore si riunivano in una sorta di Camera di Consiglio, dove mangiavano, dominavano e sognavano una città migliore e dalla quale non uscivano prima di aver esaminato e approvato l’ultima “delibera”. I Priori dovevano rendere conto delle spese al Consiglio di Credenza che di fatto comandava la piazza. Essi restavano in carica per due mesi e, pur rappresentando una sorta di potere esecutivo, non disponevano che di due scudi ed erano scelti vuoi per censo vuoi per sorteggio (con una palla d’oro). Tra statuti, Consiglio di Riformanza e Generale, dei nostri Priori o meglio delle loro libagioni resta una bella testimonianza artistica: due boccali, che sono ora ben conservati nella Pinacoteca comunale.Boccale-dei-Priori
Queste due grandi brocche (cm. 42 x 20 di diametro) di ottima fattura vengono ascritte alla fine del ‘400 ed attribuite a diverse botteghe: Cafaggiolo, Faenza, Deruta e S. Severino (bottega del maestro Severino Martino). Quindi due splendide maioliche tutte da studiare, una per l’acqua con aquila (emblema di S. Giovanni?) e tanto di cartiglio ad indicare l’autore dell’opera (opus est A V) e l’altra per il vino con l’immagine del nostro S. Giuliano a cavallo. Un’ultima annotazione va fatta sulla qualità del vino. Sembra che alla mensa dei Priori si servisse vino cotto o trebbiano, anche se c’è chi ritiene che ai Priori era stato consigliato il vino bianco, per combattere la pressione che si faceva subito alta nel corso delle incandescenti sedute.



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