di Sara Santacchi
Domani (sabato 1 ottobre) decorre il decimo anniversario del reparto di Rianimazione e Terapia intensiva dell’ospedale di Camerino avviato dal Dirigente Dottor Marco Chiarello. In questa data si svolgerà anche una cerimonia per festeggiare il traguardo raggiunto. Proprio il Dottor Chiarello si è reso disponibile, alla vigilia dell’evento organizzato, per fare un bilancio al raggiungimento di questo traguardo.
Dottor Chiarello, tra qualche giorno saranno dieci anni dall’apertura del reparto di Rianimazione, a Camerino, come valuta il periodo dal 2001 a oggi?
«Dieci anni fa l’allora direttore dell’azienda sanitaria Umberto Mozzoni, mi ha chiamato da Milano per “rianimare” l’area montana. Nell’anno ’99-2000 ho iniziato a gettare le basi e i presupposti per quella che poi è stata, il 1 ottobre 2001, l’apertura di questo nuovo reparto. Il mio bilancio è, senz’altro, positivo. Si sentiva la necessità di sostenere i pazienti critici che prima erano portati a Macerata o Ancona. Alla fine di questi dieci anni sono stati trattati 1030 provenienti da malattie invalidanti e post chirurgiche. Tenendo presente questo, sono molto buoni i dati del reparto. Per capire il buon funzionamento di una sezione, infatti, si fa riferimento ai dati nazionali quali la mortalità media, per esempio. Ebbene, essa in Italia è data al 18% mentre Camerino registra il 13% di pazienti morti dopo il nostro intervento, considerando, inoltre, che il 70% di loro ha necessitato di un alto livello di terapia, essendo stati trattati con l’ausilio di ventilazione artificiale ed infusione di farmaci a sostegno della circolazione e/o della funzione della pompa cardiaca. Il top dell’efficienza è stato, poi, raggiunto nel 2006 quando è stato attivato il prelievo di organi da donatore. Ad oggi sono state effettuate 9 donazioni multi organo e tessuti. Questo ci ha permesso di intervenire non solo per gestire i malati critici, ma anche le donazioni per morti improvvise, per esempio. Inoltre questo reparto ha permesso il potenziamento dell’attività chirurgica, già alta grazie ai dottori che vi lavorano».
Lei viene da Milano, eppure, parla molto bene della realtà dell’ospedale di Camerino che è sicuramente più dimensionata rispetto a quella a cui era abituato…
«Si, in una realtà più piccola è possibile fare bene, comunque, mettendo insieme l’inferiorità delle risorse con l’efficienza delle strutture. A Camerino unificando l’utic e la rianimazione il personale è unico e, di conseguenza i costi fissi sono inferiori. Possiamo vantare un buon risultato. Laddove ci sono realtà più ridimensionate, il lavoro è più rapido e si garantisce una maggiore efficienza proprio in nome di questa simbiosi professionale che copre le lacune che potrebbero esservi. Certo, non posso non dire che la situazione di Milano sia diversa, ma la risposta qui è stata lo stesso molto favorevole».
Vista la realtà sanitaria nazionale e, nello specifico nelle Marche, cosa spera per i prossimi anni?
«La rete delle Rianimazioni e terapie intensive marchigiane è ben distribuita sul territorio regionale e dal 2005 ogni zona territoriale ha una rianimazione per un totale di 17 ottimamente collocate nel territorio. Spero che questa capillarità per l’area vasta 3, zona montana, sia mantenuta tale, proprio perché l’ospedale stesso dovrà rimanere Ciò perché al paziente deve essere data una risposta in maniera corretta, proprio come è stato fatto fino a oggi. Bisogna dare risposte in nome di una logica efficiente. Dei 1030 pazienti trattati da noi oggi, 800 sono della zona. La mia speranza è che sia data una risposta positiva a quest’ambito che ci vede protagonisti. Per questo intendo ringraziare tutte le persone che hanno collaborato per questi dieci anni: l’intero lo staff, gli Anestesisti Rianimatori tutti, i 23 Infermieri Professionali, i 5 Operatori Socio Assistenziali (O.S.S.) con le loro Coordinatrici Sig. Samantha Bartolucci (Rianimazione), Rosaria Greco (UTIC-Cardiologia) e la Coordinatrice di Dipartimento Sig. Fermina Pascolini, tutti coloro che lavorano anche in altri reparti perché sono stati sempre pronti ad aiutarci, gli amministrativi, i politici, l’assessorato alla salute e tutti gli attori che hanno fatto in modo che si arrivasse fin qui».
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Da una nostra lettrice, Rosella Ederli, riceviamo:
Ho letto l’articolo riguardante “10 anni del reparto di terapia intensiva dell’ospedale di Camerino” e non ho potuto non ritornare indietro nel tempo e precisamente a quando mio figlio, allora poco più che ventenne, dopo un rovinoso incidente con la moto e dopo un “ miracoloso “, interminabile,complicato intervento chirurgico eseguito prontamente dal Dr.Alberto Salvucci che lo ha strappato ad un destino crudele, e quel giorno anche certo. Rimase,mio figlio,circa 6 giorni in terapia intensiva assistito con amore,pazienza, altissime qualità professionali ed umane dallo stesso dottore di cui sopra e dal Dr.Marco Chiarello, primario del reparto rianimazione.Giorni interminabili, terribili,difficili da dimenticare e da descrivere quelli,ma mi resta altrettanto naturale ricordare, e non di certo per la prima volta oggi,le innumerevoli ed infinite doti e capacità professionale e non solo,che di certo non sono di molti. Si parla,si legge di tanti,troppi casi di mala sanità,ma troppo poco,addirittura quasi mai, quando accadono episodi di sanità eccellente. All’ospedale di Camerino succede! Ne è stato testimone mio figlio ed io che ricordo,per ovvi motivi,molto più di lui!Non sono stata capace,e me ne rammarico,di partecipare alla manifestazione per i 10 anni del reparto di rianimazione dell’ospedale, ma la mia assenza è stata solo fisica,perché con il cuore,la mente…e l’anima : io c’ero!!! Non me ne vogliano quei grandi medici, persone speciali i cui nomi pronuncerò sempre con grande stima ed infinita gratitudine perché loro,si loro, hanno scritto e firmato una pagina e mille altre di quella che troppe volte viene dimenticata: una sanità eccellente.