di Antonio Pettinari *
L’aumento dei reati legati alla droga segnalato dal Procuratore della Repubblica di Macerata, Mario Paciaroni (leggi l’articolo), è preoccupante. L’iniziativa del magistrato di rendere noti i dati statistici sul fenomeno è lodevole, in quanto essa contribuisce a richiamare l’attenzione di tutti su tale piaga sociale. L’incremento dei reati e dei procedimenti penali istaurati dalla Procura della Repubblica è in un certo senso la “cartina di tornasole” che ci testimonia un’espansione del consumo di stupefacenti.
L’impegno quotidiano ed instancabile delle Forze dell’Ordine nella prevenzione e nelle repressioni, per quanto costante e meritevole di tutto il nostro apprezzamento, non è sufficiente. Sono tutte le istituzioni e le forze sane della società a dover alzare l’attenzione, così che dalle sinergie di tutti nasca un solido argine al grave dilagare del consumo di droghe tra i giovani e i giovanissimi. La scuola ha un grande ruolo anche su questo, ma da sola non può farcela; lo stesso per quanto riguarda gli oratori parrocchiali e gli altri centri di aggregazione giovanili. La proposta del Procuratore della Repubblica, Paciaroni, di consentire ad esperti (medici e psicologi) di poter parlare degli strumenti di lotta e prevenzione anche nelle Chiese, è un modo diretto per dialogare con molte famiglie e metterle in guardia nell’adottare misure di prevenzione. Ma anche la famiglia, che svolge un ruolo primario e fondamentale, oltre che insostituibile, nell’educazione dei figli non può essere lasciata sola. Ha bisogno di supporti sociali in grado di coordinare l’azione dei genitori con quella degli insegnanti a scuola, degli istruttori ed educatori che seguono i ragazzi nelle loro attività ludiche e sportive.
Nessuno di noi può sottrarsi a questo problema. Genitori, operatori sociali, pubblici amministratori, tutti dobbiamo lavorare uniti per sconfiggere la piaga della droga.
La Provincia svolgerà il proprio ruolo in questo attivando un “tavolo” apposito con le altre istituzioni e proseguendo sul solco delle iniziative già promosse o avviate in passato, anche quelle riferite più in generale al “disagio giovanile”: lotta all’alcolismo, al bullismo, ecc. Pure nell’azione di sostegno agli oratori parrocchiali, la Provincia cercherà di ampliare le iniziative finanziabili prevedendo apposite misure educative a tutela della salute psicofisica dei ragazzi. La lotta agli stupefacenti e il contrasto al consumo di droghe proprio perché ramificata deve avere il concorso di tutti e soprattutto deve essere coordinata, al fine di non disperdere risorse e risultare così più efficace.
* Antonio Pettinari
Presidente Provincia di Macerata
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Nemmeno il centro-sociale che vi sostiene…
Secondo me è bene cominciare proprio dalle famiglie, educandole e preparandole a questo grosso problema devastante non solo per la persona ma per tutta la famiglia.
I genitori devono stare vicini ai propri figli, capire i loro problemi e quindi affrontarli insieme a loro e devono sapere a chi rivolgersi nel caso non riescano da soli.
Sono i genitori che devono collaborare con tutti gli altri enti che a loro volta devono essere organizzati per combattere questo enorme problema, sì contro gli spacciatori, ma ancor prima verso gli adolescenti perchè se non ci sono i consumatori non possono esistere nemmeno gli spacciatori.
Sembra facile ma lo è solo a dirsi e pertanto non bisogna mai abbassare la guardia
Liana Paciaroni
Il discorso, cara Lilli, è un po’ più complesso e ha radici che affondano più lontano. Con la semplice indicazione dei doveri, in realtà, si va poco lontano. Come diceva un padre della Chiesa dei primi secoli, “la strada dell’inferno è lastricata di buone intenzioni”…
Tuttavia, trovo lodevole l’intervento di Pettinari e la sua intenzione di collaborare fattivamente con chi conosce da vicino il problema e sa, meglio e prima di altri, cosa attivare e come attivarla per favorire una lotta vera e capillare alla diffusione sempre più preoccupante delle droghe.
Orsù, orsù,
si parta tutti insieme, lancia in resta,
per la “lottalladroga”, che gran festa.
Se la provincia un “tavolo” appresta
la polizia i drogati lesta arresta,
ma per avere una maggior presa
si chiamino gli esperti nella chiesa.
La scuola e, non desti meraviglia,
coinvolta deve esser la famiglia.
Incentivare un lavorio febbrile,
di contrasto al “disagio giovanile”.
E mentre ognun si salva la coscienza,
cercando di marcar la sua presenza,
in strada, nei garage, nelle cantine,
si consuma la quotidiana fine,
dell’illusione istituzionale,
che basti proibir ciò che fa male.
pIANO CO STE’ SPARATE PETTINà CHE QUELLI DEL SEL T’HANNO VOTATO SOTTOBANCO E NON VOGLIONO CHE DICI ‘STE COSE… TE FANNO FORI GIà DOPO 1 MESE QUESSI…
CAPITO VOI DI SEL CHI AVETE VOTATO???
Hai ragione anche tu Filippo, è un discorso sicuramente così vasto che non basta spazio e tempo per parlarne.
Ma io comincerei comunque dalle famiglie anche per un altro motivo: quando si sente parlare di droga party bisogna pensare anche a persone intorno ai quarant’anni, spesso padri e madri degli attuali adolescenti.
E qui direi che il discorso oltre che molto lungo diventa anche assai complicato e drammatico!
E spero si capisca cosa intendo…
Liana Paciaroni