Ircr, nulla di fatto in Consiglio comunale

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Giorgio Ballesi

di Lucia Paciaroni

e Alessandra Pierini

Oltre tre ore di discussione in consiglio comunale sulla delibera per la trasformazione dell’Ircr in azienda pubblica e la creazione di una fondazione o altro strumento per la gestione e manutenzione del patrimonio (leggi l’articolo sulla decisione presa venerdì). Rinviata a domani la replica dell’assessore Stefania Monteverde, la presentazione di tre emendamenti sulla questione e la relativa votazione.

«I servizi alla persona vanno garantiti in un contesto pubblico. E’ l’obiettivo che ci ha mosso in questo anno di lavoro. E’ stato un confronto sul migliore degli strumenti possibili per garantire rispetto delle persone, ospiti e lavoratori, e allo stesso tempo garantire il patrimonio che permette di assicurare i servizi. Siamo arrivati ad una sintesi che ha questi tre punti: il primo indirizza il cda verso la trasformazione dell’Ipab in azienda pubblica, il secondo indica all’ente anche di dotarsi di una fondazione per la gestione del territorio e infine proponiamo un’azienda di servizi d’ambito». Con questa parole è stata presentata la delibera dell’amministrazione dalla Monteverde.

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Pierpaolo Tartabini

Numerosi i dubbi sollevati dall’opposizione per quanto riguarda la creazione della fondazione. “Sono d’accordo nel seguire la via dell’azienda pubblica perché in un periodo di difficoltà economica è molto più rassicurante per l’istituzione, i pazienti, i dipendenti e per la città – commenta Uliano Salvatori (Pdl) – Però, partendo con questo ibrido, in  cui c’è una fondazione e un consiglio di amministrazione che nominate voi, vuol dire che ve la cantate e ve la suonate”. “Siamo in ritardo nel prendere una decisione – ha continuato Francesca D’Alessandro (Macerata è nel cuore) – Far gestire il patrimonio ad una fondazione presenta poi dei rischi, si tratta di un soggetto senza obbligo di trasparenza degli atti”.

“La delibera parla di azienda pubblica – ribatte Bruno Mandrelli, consigliere di maggioranza (Pd) – E’ una proposta saggia e prudente quella di mantenere della città quello che è della città”. Michele Lattanzi (Comunisti Italiani – Federazione della sinistra) ci tiene a sottolineare che “questa non è una nostra delibera, noi pensavamo ad una gestione diretta da parte del Comune” e aggiunge: “In politica contano i rapporti di forza, questo è il punto più avanzato che potevamo raggiungere dopo settimane di dibattito. Siamo a favore dell’azienda pubblica per motivi pratici e concreti. E’ una delibera di sintesi politica, non di amministrazione, è un compromesso con altre forze della maggioranza”.

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Le dipendenti dell'Ircr anche oggi in Consiglio comunale

Narciso Ricotta (Pd) commenta: “Dobbiamo passare a una logica nuova di servizi alla persona, legata al contesto in cui vive. I lasciti testamentali sono stati fondamentali nella storia dell’Ircr e la volontà di concittadini che hanno voluto lasciare il loro patrimonio perché fosse utilizzato con vincolo preciso. Questi beni vanno gestiti in termini di efficienza e permettono anche di ridurre di un quarto il costo della retta”.

“Non siamo in ritardo, ma entro i termini di legge – dice Maurizio Del Gobbo (Pd) – L’azienda pubblica è la nostra tendenza e la fondazione è importante per migliorare i servizi e garantire una maggiore snellezza operativa”.

Dai banchi dell’opposizione, Giorgio Ballesi (Lista Ballesi) accusa la maggioranza di “aver paura nei confronti della propria maggioranza in regione, non vi fidate di chi legifera”. Fabio Pistarelli (Pdl) sottolinea: “E’ stato raggiunto un compromesso, è stata trovata una via di mezzo per tirare a campare, ma i nodi verranno al pettine. Esprimo la mia delusione e perplessità”. Massimo Pizzichini (Udc) definisce “la fondazione utile perché dobbiamo tutelare i beni”, poi accenna alla posizione del Pdl dicendo: “non la capisco, si all’azienda, no alla fondazione. Non si sa più se la sinistra fa la sinistra e la destra fa la destra”. Dal banco dietro, Riccardo Sacchi commenta: “Tu lo dici?”.

Antonio Carlini di Pensare Macerata ritiene che “l’azienda pubblica potrà concentrarsi meglio sui servizi e le questione economiche possono essere delegate, magari con un cda fatto di tecnici e un cda a costo zero che si occupi di una gestione più efficace ed efficiente sul territorio”. Mario Compagnucci (Pd) è lineare e deciso nel suo commento: “A me convince l’azienda pubblica non tanto perché siamo in un periodo di crisi economica, ma perché siamo per un principio di eguaglianza e sono d’accordo sulla fondazione in modo che gestisca il patrimonio in quanto più funzionale come strumento”.

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Fabio Pistarelli

Il comitato dei familiari dell’Ircr intanto, dopo l’intervento del consigliere Angelo Sciapichetti del Pd, che definiscono “sconcertante”, ha sollevato ulteriori questioni in merito alla gestione dell’ente.
«Il Comitato dei Familiari torna a riformulare le questioni gestionali ed economiche dell’Ircr: chiediamo  chiarimenti sulla destinazione di “piazza Mazzini”, con quali soldi verranno conclusi i lavori, chi risarcirà l’ente per i mancati introiti degli anni passati. Vorremmo poi chiarezza sui canoni di affitto non riscossi da chi occupa stabili di proprietà dell’ente stesso, sulle varie mancanze ed inefficienze dovute alle scarse risorse economiche che non garantiscono fluidità nella gestione dei  vari servizi. Non si possono colmare i vuoti di budget solo con l’aumento delle rette e bisogna, sig. Sciapichetti, che Lei ci aiuti a risolvere i tanti problemi che hanno i nostri familiari che risiedono all’Ircr … perché le sembrerà strano ma la sbarra di ingresso è rotta da mesi;  i nostri familiari, se costretti ad andare al Pronto Soccorso, vengono lasciati lì da soli perché non ci sono operatori sufficienti che possano far loro compagnia e poi tanto altro. Sig. Sciapichetti,  Il Comitato dei Familiari è sempre disponibile ad affrontare insieme le questioni poste e a trovare idonee soluzioni , diventi per un solo giorno gradito ospite di Villa Cozza e si renderà conto di persona dello stato delle politiche sociali rivolte agli anziani”.

Nel corso del consiglio comunale, è stata approvata all’unanimità la modifica dello statuto, proposta dai consiglieri comunali Gabriella Ciarlantini, Pierpaolo Tartabini e Antonio Carlini, per il riconoscimento dell’acqua come bene comune e diritto umano universale.

“Fuori ci sono le brocche con l’acqua del Nera immessa direttamente nella nostra rete idrica. L’acqua è arrivata ai nostri rubinetti” ha detto Romano Mari, presidente del consiglio comunale.

Verso le 20 ha fatto il suo ingresso il sindaco Romano Carancini, di ritorno da una visita medica a Roma dopo l’intervento subìto ad un occhio nei giorni scorsi. E’ stato accolto dall’applauso del consiglio comunale, ma è rimasto solo per pochi minuti.



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