di Alessandra Pierini
Fontescodella gremito per assistere a gara 4 della semifinale scudetto tra Cuneo e Lube Macerata che ha l’occasione per aggiudicarsi il sogno della finale. Già più di un’ora prima del big match, sul cortile del palazzetto tanti stazionano davanti ai botteghini chiusi, sigillati dalla scritta “biglietti esauriti”. Tra gli altri si abbracciano due vecchi amici, Marco Meoni e Andrea Sartoretti, arrivato a Macerata in compagnia del padre.
Già nel momento in cui la Lube entra in campo per il riscaldamento, gli spalti sono affollati ed è un tripudio.
La curva di casa si colora di striscioni di diverso tenore, dall’aggressivo “Benvenuti all’inferno” al più folkloristico “Scanseteve cuneesi che ve rotemo”, da quelli dedicati a Igor Omrcen “Capitano portaci lontano “e “Igor bombardali” a quello per Berruto “Ora e per sempre grazie Mauro” e per finire quelli che ben spiegano l’atmosfera di questa serata che poteva essere magica «C’è che ormai ho imparato a sognare e non smetterò» e “Per voi un’ossessione per noi un sogno”.
L’arbitro fischia l’inizio del match e la curva si trasforma in un’unica onda rossa. Appaiono la foto di gruppo della squadra e la scritta “insieme”, nuova dichiarazione d’amore alla formazione maceratese. Intanto i Blu Brothers, sostenitori dei cuneesi non hanno ancora fatto il loro ingresso in curva.
Arriveranno dieci minuti dopo l’inizio ma non passeranno inosservati. Pochi, ma agguerriti scatenano l’ira del pubblico in gradinata, gettando oggetti e acqua. Dagli spalti maceratesi, in reazione al comportamento dei tifosi ospiti, si leva il più tipico dei cori da stadio: “Chi non salta cuneese è” e al richiamo cui hanno risposto praticamente tutti, non ha resistito neanche Cristian Savani che dal campo ha accennato qualche saltello. La bagarre degli ospiti richiede l’intervento delle forze dell’ordine che li controllerà a vista fino alla fine della partita il cui esito è ben diverso da quello sperato.
Presenti in tribuna i candidati alla presidenza della Provincia Franco Capponi che ha indossato sulla camicia una maglia della squadra con il numero 10 e Antonio Pettinari che non è rimasto fino alla fine.
A fine partita e dopo la sconfitta della Lube, i volti si fanno scuri e l’atmosfera diventa cupa. Di colorato restano solo i coriandoli sparati con abbondanza dalla tifoseria ospite.
«Dobbiamo sgombrare subito quello che è stato e pensare al campo» declama come un guerriero prima di una battaglia Nicola Grbic. «Se non giochiamo come stasera rischiamo di perdere come è già successo» continua con ritmo crescente come se la partita più lunga stesse per cominciare.
Di tutt’altro tenore le parole del coach biancorosso Mauro Berruto: «La prima parte della partita è stata molto bella e combattuta. E’ stata decisa da qualche episodio, come è accaduto in gara 3 perciò è giusto che si decida a Cuneo. Ho detto in passato che questa squadra sotto pressione dà il meglio di sé e mi auguro continui a farlo. Ora l’importante è non abbassare lo sguardo ma ricominciare subito a lottare».
L’analisi della gara da parte di Igor Omrcen è lucida: «I play off sono così. Si è sentita la stanchezza e alcuni fondamentali non hanno funzionato, ad esempio la battuta.Adesso andiamo nuovamente a Cuneo per giocare un’altra partita, la più importante, con la consapevolezza di avere tutti i mezzi per centrare la finale. Questi sono i play off, bisogna cancellare al più presto quello che si è fatto in precedenza per concentrarsi sulla partita successiva. Noi ci crediamo, ci giocheremo tutte le nostre chance fino in fondo».
Visi scuri anche tra i dirigenti. Prima di alzarsi improvvisamente per imboccare la strada degli spogliatoi dove lo aspetta la squadra al completo, il patron Fabio Giulianelli incredulo resta seduto a lungo al suo posto quasi come se attendesse che qualcuno lo svegli dall’incubo in cui si è trasformata quella che doveva essere una serata da sogno.
(Foto di Matteo Cicarilli)
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