Mal di pancia della politica?
La cura è una sola: il latino

LA DOMENICA DEL VILLAGGIO
di Giancarlo Liuti
Capponi: "Tu quoque, Antonie, fili mi?”
Pettinari: "In medio stat virtus"

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latino

di Giancarlo Liuti

Da una parte le fibrillazioni del Pd in consiglio comunale e dall’altra i tormenti nel Pd e nell’Udc per le elezioni provinciali, il centrosinistra maceratese sta attraversando una delle fasi più ingarbugliate della sua storia, il che provoca forti mal di pancia all’interno dei partiti e, soprattutto, nell’opinione pubblica di riferimento. Se infatti la vittoria elettorale del sindaco Carancini era da considerare come un favoloso successo del Pd, diventa ora difficile comprendere le ragioni per cui, giorno dopo giorno, stia crescendo una sorta di reciproca intolleranza fra lui e il suo stesso schieramento. E se a livello nazionale e regionale l’alleanza fra Pd e Udc non manca di buone ragioni strategiche, a livello locale diventa ora difficile, nel Pd e nell’Udc, comprendere che a capo di questa coalizione figuri proprio Antonio Pettinari, fino a pochi mesi fa vicepresidente del centrodestra guidato da Franco Capponi. E le pance fanno male, sempre più male.

Domanda: per quale motivo è così arduo capire ciò che accade nelle cosiddette stanze dei bottoni? Risposta: perché tutto si riduce a scarni comunicati stampa e a rare voci dal sen fuggite. Altra domanda: per quale motivo non c’è quell’approfondimento – dibattito, confronto – che temi di tale importanza dovrebbero richiedere? Altra risposta: molto dipende dall’estrema complessità della situazione italiana, dove la maggioranza e l’opposizione, entrambe alle prese con divergenze intestine, sono costrette a occuparsi ossessivamente del proprio ombelico e non riescono a far bene né la maggioranza né l’opposizione. Eppure sarebbe logico che – a Roma, a Macerata, dovunque – i professionisti della politica si rivolgessero a noi gente comune per spiegare il presente e prospettare il futuro, portando all’aperto le motivazioni, le ombre, le luci, i pro e i contro, e facendo capire con onestà intellettuale che per i problemi complicati non esistono, purtroppo, soluzioni semplici. Ma cosa spiegare e cosa prospettare se, in balìa degli eventi quotidiani, nemmeno loro riescono a darsi una stella polare per la navigazione in acque così burrascose? Ecco allora le furberie, i tatticismi, le riserve mentali, le fughe in avanti, le fumosità, i trasformismi, le liti, i rimpalli di colpe, i colpi di palazzo, gli imbarazzati silenzi. Ed ecco i mal di pancia. Quelli dei politici e quelli della gente. E a noi, impotenti, non resta che prendere atto della loro impotenza.

Però si può intervenire sui mal di pancia, cercando, per quanto possibile, di combatterne gli effetti sgradevoli, gonfiori, meteorismi, flatulenze. Ma come? Un’ottima idea viene dalla pubblicità televisiva di due prodotti parafarmaceutici la cui funzione sarebbe, per l’appunto, di eliminare gonfiori, meteorismi e flatulenze. Attenzione: in tali spot non si vuol dimostrare che quei prodotti hanno davvero la proprietà di risanare le pance – dimostrazione impossibile, anche perché, forse, questa proprietà non esiste – ma ci si affida alla suggestione di un linguaggio che pur non dicendo nulla ha tuttavia l’autorevolezza esteriore della solennità: il latino. Le parole chiave sono queste: “bacillus clausii” e “bifidus regularis”. Che significano? Mistero, ma non importa. Sono parole suadenti, con la magìa di un’eco che seduce e conquista.

Perché allora non ricorrono al latino anche i nostri politici? Non sarebbero certo più chiari, il che, come abbiamo visto, è impossibile, ma almeno, proponendosi ai loro iscritti e simpatizzanti col fascino arcano e paludato di linguaggi remoti (in alcuni settori del cattolicesimo, per esempio, si sostiene che la Messa in latino faceva maggior breccia nei cuori) si ammanterebbero di un prestigio di mera facciata, sì, e tuttavia ammaliatore. Così, invece di protestare per i meteorismi e le flatulenze, può darsi che i cittadini ne rimarrebbero incantati. E sarebbe già molto. Se la sostanza non c’è – o non si ha la forza, il coraggio di dirla – sia almeno salvata l’apparenza. Vediamo.

Il sindaco Carancini al capogruppo Ricotta: “Quousque tandem, Caseus, abutere patientia nostra?” (fino a che punto, Ricotta, vorrai abusare della mia pazienza?).

Risposta: “Memento mori” (ricordati che devi morire).

Carancini: “Altiora peto” (attenzione, qui non c’entrano le flatulenze, la frase significa “io punto a cose più alte”). Oppure: “Elephas culices non timet” (non inganni la parola “culices”, riferibile anch’essa a quella parte del corpo deputata agli effetti del meteorismo, giacché il senso è, orgogliosamente, “l’elefante non ha paura delle zanzare”).

Carelli, Pd, commissione urbanistica: “Consummatum est, vae victis!” (ormai è finita, guai ai vinti!).

Carancini: “Hic manebimus optime” (in questa poltrona ci sto benissimo). Oppure: “Dum spiro, spero” (finché respiro, io spero). Oppure, ostinato com’è, un po’ alla Gheddafi: “Frangar, non flectar” (mi spezzo ma non mi piego).

Mandrelli, segretario del Pd, rivolto ad entrambi e costretto a dare un colpo al cerchio e uno alla botte: “Nec tecum vivere nec sine te” (per sopravvivere non posso stare né con te né contro di te).

E la candidatura alle provinciali? Immaginiamo un confronto fra Capponi e Pettinari.

Capponi, sentendosi tradito: Tu quoque, Antonie, fili mi?” (proprio tu, Antonio, che sei stato mio figlio?).

Pettinari:Si leonina pellis non satis, assuenda volpina” (se non si può essere leoni, bisogna essere volpi).

Capponi:Stilus virum arguit” (lo stile rivela l’uomo)

Pettinari, rivendicando il ruolo dell’Udc:In medio stat virtus” (noi stiamo al centro, una volta di qua e l’altra di là).

Ultimo appello di Capponi, sperando in una Udc autonoma al primo turno: “Si non caste, saltem caute” (se non con onestà almeno con prudenza).

Pettinari:Rumorem fuge, alea jacta est” (non badare alle chiacchiere, ormai tutto è deciso).

Ancora Capponi, riferendosi al terzetto Udc- Pd – Idv:Omne trinum est malandrinum” (i birbanti vanno sempre in tre).

Ciampechini, dimissionatosi da segretario Udc, a Pettinari:In cauda venenum” (te ne accorgerai alla fine).

Pettinari:Audaces fortuna juvat” (la fortuna assisterà i coraggiosi). E ancora: “Divide et impera” (per comandare bisogna dividere).

Broccolo, segretario provinciale del Pd, rimproverato da una parte dei suoi per non essersi opposto all’operazione Pettinari voluta da Bersani e Casini: Nemo ad impossibilia tenetur” (a nessuno si può chiedere l’impossibile).

Acquaroli, probabile candidato della Sel di Nichi Vendola e convinto che la laboriosissima intesa fra il Pd e l’Udc finirà in una sconfitta:Parturiunt montes, nascetur ridiculus mus” (partoriranno le montagne e nascerà un ridicolo topo).

Risposta di Ucchielli, segretario regionale del Pd.Sermo datur cunctis, sapientia paucis” (le parole ce le hanno tutti, la saggezza solo pochi).

Sono frasi illustri, pronunciate da personaggi ancora più illustri: Virgilio, Cicerone, Sallustio, Giulio Cesare, Orazio, Catone. Fanno chiarezza? No, la chiarezza, l’abbiamo detto, è fuori dalla portata dell’odierna politica. Ma che bel suono! E quanto fanno sognare!



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