Dall’ex sindaco di Macerata Gian Mario Maulo:
In questo periodo, anche dal nostro territorio per indole e per storia più abituato allo sdegno silenzioso che ribelle, si levano molte voci tra la gente comune del mercato e della strada come delle comunità cristiane, a interpretare il profondo disagio di tanti cattolici di fronte a rilevanti e costanti comportamenti pubblici che nulla hanno in comune con il sentire morale e civile della nostra popolazione, tanto meno con i problemi economici e occupazionali del nostro territorio.
La Chiesa locale non può tacere e non può scambiare perdono e prudenza con complicità; anzi, deve farsi voce della rivolta morale di tanti credenti, di fronte al degrado civile che scende dall’alto e di fronte all’esaltazione di modelli culturali estranei al nostro popolo: la riduzione delle giovani donne a corpo da usare; la degradazione della sessualità da segno di comunione interpersonale a istinto egoistico da esibire; l’esaltazione di modelli educativi lontani dalla responsabilità e dall’impegno; la comunicazione come manipolazione a proprio servizio invece che come trasparenza dei fatti; la denigrazione del dissenso attraverso la macchina del fango; l’uso del potere come dominio al di sopra della legge invece che come servizio; la legalità interpretata ad uso personale e piegata agli interessi individuali; l’esibizione sfacciata della ricchezza e l’interesse soggettivo al di sopra del bene comune; la corruzione negli appalti pubblici e il favore nella gestione dell’economia; la riduzione dei diritti dei più deboli a elargizione ed assistenza residuale; la divaricazione fra morale personale ed enunciati pubblici di convenienza; l’uso della religione a scopi di immagine; la delegittimazione degli altri poteri dello Stato; le relazioni personali spregiudicate con personaggi perlomeno ambigui di altri Stati; la riduzione della democrazia a demagogia mediatica.
La Chiesa è chiamata a far trasparire la funzione profetica anche attraverso le sue istituzioni, altrimenti comprometterebbe la sua vocazione per salvaguardare la struttura. Non si può scambiare la prudenza con la diplomazia del silenzio; non ci si può estraniare o ridurre a richiami di principio, quando sono in gioco valori evangelici. Non ci sono beni superiori da tutelare: non si salvaguarderebbe neppure la pace sociale; non si dimostrerebbe lealtà alle istituzioni; si scambierebbe la neutralità di fronte ad uno Stato laico con la complicità almeno passiva, confermando sospetti di interessi e privilegi da salvaguardare. Sant’Ambrogio lasciò fuori dalla chiesa l’imperatore Teodosio reduce dalla strage di Tessalonica; San Leone Magno fermò Attila che marciava su Roma; alte autorità ecclesiastiche nel secolo scorso, per ragion di Stato, hanno taciuto di fronte al nascente fascismo e hanno emarginato il ‘sinistro prete’ don Sturzo; e il 24 marzo 1929, 41 giorni dopo la firma dei Patti Lateranensi, solo 135.773 voti si opposero al plebiscito a favore dell’’uomo della Provvidenza’!.
Cara Chiesa non tacere! Se non ora, quando?
Gian Mario Maulo
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Condivido quasi tutto, a parte l’uso dello slogan finale, inutile e retorico, e l’assenza della precisazione che il cristiano non è mai di casa in nessun partito, ma certo men che mai con il PDL.