400 tonnellate di rifiuti pericolosi
in un capannone a Colbuccaro

Nonostante i rischi igienici e ambientali, le autorità competenti non hanno mai risolto il problema. Il proprietario del locale teme "una nuova Seveso"

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di Alessandra Pierini

Rifiuti pericolosi e maleodoranti stazionano da quasi 10 anni in un capannone in Via Umbria a Colbuccaro di Corridonia e nonostante le numerose richieste di intervento inoltrate dal proprietario del magazzino e dai residenti della zona alle autorità competenti, nulla è stato fatto per risolvere la situazione.
Tutto è iniziato quando Giampaolo Vecchi, titolare della Società Fire Control Antincendio Srl, ha affittato un capannone di 1.200 mq alla ditta Bonfranceschi Graziano, dichiarata fallita dal Tribunale di Macerata il 9 gennaio 2002. «Nel 2002  – precisa Graziano Bonvecchi – avevo un’attività di smaltimento a Colbuccaro e una a Loro Piceno. Mi sospesero le autorizzazioni per l’attività di Loro, ma me ne rilasciarono altre più ampie per questa attività a Corridonia il 30 gennaio 2002. Nel frattempo ero stato dichiarato fallito, in maniera anomala e  nonostante stessi pagando i miei fornitori.»
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Fatto sta che la ditta Bonfranceschi, in stato di fallimento, non potè accollarsi lo smaltimento dei rifiuti rimasti nello stabile, come prescritto dall’ordinanza sindacale 44/2002 emanata dal Comune di Corridonia. Si parla di 400 tonnellate di rifiuti tra i quali si trovano materiali contenenti amianto, scarti di adesivi e colle, rifiuti chimici liquidi non alogenati, rifiuti di processi chimici organici, carboni attivi esausti, scarti di vernice, solventi e così via per smaltire i quali, in base ai preventivi richiesti da stesso Vecchi, potrebbe servire una cifra compresa tra i 150.000 e i 260.000 euro. Intanto Giampaolo Vecchi continua a non poter utilizzare il suo capannone e ha collezionato più di 300.000 euro di fitti mancanti ma, oltre a lamentare il danno economico subito, è preoccupato per il contenuto dei bidoni accatastati nel suo locale che con gli anni stanno anche cedendo e sversando liquidi: «Dal capannone  – ci dice – arrivano odori nauseanti e temo che, in caso di incendio o con l’aumento degli sversamenti, possa avvenire un disastro ambientale di proporzioni paragonabili a Seveso.»
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In questi anni Vecchi non è stato con le mani in mano. Già nel 2003 aveva raccolto firme e chiesto l’intervento delle autorità competenti ma da allora ha solamente assistito ad un continuo passaggio di competenze. Oggi ritenta un’azione forte con la speranza che sia risolutiva. Intanto, in seguito al cedimento strutturale di alcuni contenitori di rifiuti pericolosi, ha ottenuto  un’ispezione da parte della Polizia Provinciale. Nel verbale del 19 ottobre 2010 gli addetti all’ispezione riferiscono : «fusti contenenti rifiuti oleosi hanno ceduto strutturalmente  causando sversamento di liquidi sul pavimento, cataste di fusti metallici hanno assunto una posizione di instabilità la quale potrebbe determinare altri sversamenti nonché un effetto domino che interesserebbe gli altri fusti metallici.»

Lo scorso 20 ottobre, dopo aver raccolto in una petizione le firme di 26 tra proprietari e affittuari dei capannoni limitrofi, Vecchi ha inviato una lettera indirizzata al Sindaco di Corridonia, al Commissario della Provincia, al Presidente della Regione Marche, al Presidente del Tribunale Civile di Macerata, alla Procura della Repubblica, al Noe di Ancona e ai responsabili della ditta Bofranceschi e del suo fallimento in cui si legge:

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«Oggi chiediamo una definizione di colpa e lo smaltimento dei rifiuti immediatamente, senza tergiversare ancora. A voi tutte le responsabilità che dovrete assumervi e alle quali siete chiamati dalle leggi in materia. A noi resta solo l’ultimo accorato invito alla vostra responsabilità, chiamandoci fuori da quello che potrà venire.»
La comunicazione ha prodotto una prima reazione  e proprio in questi giorni la Provincia di Macerata ha inviato ai soggetti e agli enti coinvolti una nota in cui invita il Comune di Corridonia «ad adottare i provvedimenti di propria competenza e a valutare ogni azione idonea ad eliminare il pericolo che i rifiuti contenuti nello stabile di Via Umbria potrebbero arrecare sia all’ambiente che dal punto di vista igienico sanitario.»

(foto di Guido Picchio)

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Giampaolo Vecchi, il proprietario del capannone

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