Si era presentato nella sede dei carabinieri della Compagnia di Civitanova Marche ed aveva raccontato di essere stato rapinato. Voleva sporgere denuncia e chiedeva di parlare col maresciallo; ma quell’uomo, da subito, veniva riconosciuto dai carabinieri quale persona oggetto di ricerche.
I militari si stavano proprio occupando di lui, infatti, a seguito di una segnalazione di scomparsa resa alcune ore prima dai sui familiari.
E lui, invece, che sosteneva ai carabinieri di essere stato vittima di una rapina in pieno centro cittadino, all’uscita dall’istituto di credito dove aveva prelevato lo stipendio mensile. Presentava quindi la denuncia per una ammanco di oltre mille euro.
Gli investigatori, tuttavia, nutrivano dubbi sulla veridicità dei fatti denunciati ed avviavano accertamenti. Bastavano appena 48 ore per svelare quanto era accaduto.
Quell’uomo, infatti, aveva sciupato l’intero stipendio mensile in slot machines e video poker, perdendo forse persino la cognizione del tempo, essendo mancato di casa un pomeriggio e una notte, tanto da far temere ai familiari una scomparsa. Più di mille euro spesi per tentare la fortuna in bar e locali della costa civitanovese.
Una triste scoperta quella dei carabinieri di Civitanova che li ha indotti a denunciare l’uomo per simulazione di reato e false dichiarazioni.
La denuncia è stata inoltrata alla magistratura di Macerata.
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anche nuove forme di malattie,quella da gioco.
Nella societa’ che cambia anche le malattie cambiano.
Le solite contraddizioni… i casinò non si possono aprire se non sotto stretta e controllata licenza statale, l’ingresso è consentito previa registrazione con documento d’identità ed abbigliamento decoroso, ma uno si può giocare lo stipendio in un bar di provincia in poche ore…
Che paese del cxxxo!
Non esistono contraddizioni.
Per esplicita ammissione dell’ente gestore, i videopoker (newslot, n.d.r.) sono la più alta fonte di introito tra le tassazioni indirette.
Basti pensare che l’emergenza “L’aquila” è stata gestita con i fondi provenienti dagli introiti delle newslot e delle lotterie istantanee.
La malattia del gioco compulsivo è psichiatrica e, seppur paragonata ad alcolismo e tossicodipendenza, risulta essere decisamente più grave e distruttiva tanto da essere chiamata “la peste del 2000”.
Ovvio che l’abolizione del “videopoker” porterebbe alla chiusura di molti esercizi che oggi si mantengono grazie alle c.d. macchinette e, sopratutto, porterebbe lo stato a dover riconoscere pubblicamente una malattia creata proprio dallo stato che oggi viene nominata sottovoce e curata nei s.e.r.t. al pari delle altre patologie di dipendenza quando i cittadini non se ne fanno carico con associazioni ad hoc.