di Gabor Bonifazi
Alcune considerazioni in merito alla sospensione di Beppe Bigazzi dalla “Prova del Cuoco”, per aver consigliato carne di gatto per una ricetta, e in merito al fatto che un dirigente Rai ha usato in maniera negativa il termine osteria nei confronti della contestazione degli orchestrali al Festival di Sanremo: “La Rai non è un’osteria!”.
Una delle cause che stanno alla base di tutti i mali che affliggono l’umanità è sicuramente la superiorità delle forze della natura rispetto a quelle dell’uomo. Basta infatti una piccola nevicata per farci sentire impotenti e lamentosi per paura, poi il pensiero corre al famoso nevone del 1929 che tutti i maceratesi di una certa età hanno raccontato di aver apocalitticamente vissuto. Erano altri tempi. Non esisteva la Protezione civile e la neve si riciclava in ghiaccio per essere immagazzinata in grossi contenitori ricavati al centro delle piazze principali di Macerata: piazza Mazzini (allora del Littorio), piazza della Libertà (allora Vittorio Emanuele) e piazza Vittorio Veneto, vulgo San Giovanni. Queste grotte scavate nelle viscere della terra, molto ben descritte dal Moretti nel romanzo «L’Andreana», erano chiamate neviere: ghiacciaie ante litteram che servivano a conservare i cibi fino al principio dell’estate. Quindi neve, nevone, inverno, freddo e tanti proverbi e modi di dire maceratesi, come: «Co’ ‘sto freddo te se pappa li carzolà». Un modo di dire misterioso a persona infreddolita e quindi rattrappita come un gatto e la tradizione vuole che i calzolai fossero grandi mangiatori e pappatori del più comune animale domestico.
Si dice inoltre che il mese di gennaio fosse il periodo migliore per mangiare i gatti, anche perché venivano frollati nella neve. I più anziani mi raccontarono che specialista era un tale chiamato «Bistecca» che li cucinava per la delizia degli amici all’osteria di “Neno de Verdecchia” in via della Pescheria Vecchia (attuale ristorante da Secondo). Una trentina di anni fa c’era qualcuno che giurava che a Macerata ancora si usava mangiare il gatto… sarà stato vero? Lasciamo questo primato ai vicentini, a noi si addice meglio il blasone di “pistacoppi” e non di magnagatti.
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Un’altro, non secondario motivo, per cui all’inizio del secolo scorso le nevicate duravano molto di più è anche dovuto al fatto che le case erano meno riscaldate (e quindi, essendo “fredde”, non disperdevano tanto calore all’esterno), non c’erano tante auto che giravano (e trasformavano la neve in poltiglia che finiva nei tombini) perchè i pneumatici da neve non esistevano.