France Telecom, un altro suicidio: è il 25esimo in un anno e mezzo

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(repubblica.it)

PARIGI – Si è impiccato a casa sua. Sposato e padre di famiglia, era da un mese in malattia su consiglio del medico. E’ il venticinquesimo suicidio a France Télécom in appena diciannove mesi, il secondo nel centro di ricerca di Lannion, in Bretagna: un altro dipendente di quel sito si era ucciso a fine agosto. Il numero uno del gruppo, “profondamente afflitto”, ha deciso di andare immediatamente in Bretagna.

Non c’è pace per l’operatore telefonico, da settimane al centro dell’attenzione. Il congelamento della mobilità interna e l’avvio dei negoziati con i sindacati non hanno potuto mettere fine alla tragica lista dei suicidi. E a niente, per il momento, è servito il licenziamento del numero due del gruppo, Pierre-Louis Wenes, considerato dai sindacati come il cost killer, cioè l’uomo incaricato di “razionalizzare” l’azienda e accusato di aver introdotto metodi brutali di management.

Secondo le testimonianze prodotte dai sindacati, negli ultimi anni France Télécom è stata governata con metodi spicci, imponendo ai quadri dirigenti obiettivi immediati e punendo con il trasferimento il loro mancato raggiungimento. Spesso, questa tecnica è stata impiegata soprattutto per spingere i dipendenti ad andarsene e ridurre così i costi di personale.

Metodi utilizzati anche altrove, ma vissuti come particolarmente vessatori all’interno dell’operatore storico delle telecomunicazioni. Fino al 1997, infatti, France Télécom è stata un’azienda pubblica in situazione di monopolio : il posto di lavoro era garantito, l’obbligo di fare utili non così assillante come oggi. E la cultura del servizio pubblico dominava. Negli ultimi anni, invece, il gruppo si è ritrovato a lavorare in uno dei settori più concorrenziali, sia nella telefonia mobile sia in quella fissa.

I vecchi dipendenti hanno conservato lo statuto di funzionari pubblici (quindi con la garanzia del posto di lavoro), ma la mutazione si è rivelata per loro particolarmente dolorosa, tant’è vero che l’età dei suicidi si situa piuttosto nella fascia dei cinquantenni. Ma è indubbio che i vertici non hanno saputo valutare nella giusta misura il prezzo umano e sociale del cambiamento : lo dimostra la gaffe, per non dire altro, dell’amministratore delegato, che ha parlato di “moda dei suicidi”, un’espressione per la quale si è scusato. Da una decina di giorni, grazie anche all’intervento del governo, i vertici sembrano aver preso coscienza del problema, ma ciò non è bastato per evitare il venticinquesimo suicidio.



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