L’avvocato Andrea Marchiori torna a denunciare il commercio di un video game diseducativo, GTA, dopo l’intervento di un anno fa sulla versione precedente del gioco (leggi l’articolo) :
«Un anno fa scrivevo un articolo con il quale denunciavo la messa in commercio dell’ultima versione del video game più venduto al mondo “Grand Theft Auto 5” per via dei contenuti violenti, pornografici, scurrili e diseducativi in genere. Segnalavo in particolare che l’ultima versione, dalla grafica straordinariamente realistica, era pubblicizzata come consigliata ad un pubblico adulto, il che non implicava alcun divieto di vendita a minorenni ma, anzi, ne stimolava la curiosità proprio degli stessi. Durante l’anno, l’abilità dei giocatori ha consentito di scoprire tutte le esperienze che i protagonisti del game possono compiere al fine di raggiungere il completamento dell’emozionante avventura metropolitana; si tratta in sostanza dell’immedesimazione nel personaggio scelto che viene guidato interattivamente in un real word che cerco di raccontare con l’aiuto di alcuni fermi immagine opportunamente oscurati nei dettagli.
Nelle prime due immagini a margine il protagonista sperimenta il divertimento nei locali notturni: ballerine di lap dance, compagne di sala e, ovviamente, accesso al privé dove si può scegliere tra esibizione di eros saffico e prestazioni personali a pagamento, utilizzando i dollari accumulati durante la partita ovviamente in modo illecito (rapine, spaccio di stupefacenti, ecc.). Nella terza immagine i protagonisti interattivi non sono i due in evidenza ma il paparazzo che, per realizzare l’esperienza richiesta dal game, deve scovare la porno-sit e quella raffigurata è l’ideale per guadagnarsi l’accesso al successivo schema. La congiunzione carnale è accompagnata da un dialogo esplicito scritto e parlato durante la quale la giovane sodomizzata è contemporaneamente impegnata a whatsappare. Il successivo fermo immagine è riferito ad una esperienza di stupro, indispensabile per la maturazione del proprio personaggio, nella quale, come ben evidenziato nella scheda delle opzioni, il giocatore può scegliersi la vittima. Per rendere la scena realistica gli autori hanno pensato di curare a dovere i particolari genitali mostrandoli senza veli. Nella quinta e sesta scena il nostro personaggio deve cercare e adescare una prostituta con la quale trascorrere una piacevole serata in auto. La signorina in un primo momento ha bisogno di essere messa suo agio ma poi realizza tutti i desideri del cliente come si conviene ad una professionista del settore.
Nelle scene n. 7 e 8 il protagonista assume contemporaneamente alcool e sostanze stupefacenti fino a che le immagini grafiche diventano ondeggianti allo scopo di trasmettere al giocatore la sensazione di alterazione; a questo punto l’individuo, in palese stato confusionale, deve uscire in strada e mettersi alla guida della sua potente auto investendo i pedoni che incontra sul ciglio della via. Le scene 9 e 10 sono una chicca e richiedono una particola abilità del giocatore: questi si deve aggirare per le strade ed avvicinare ragazze disinibite che passeggiano con abiti succinti, tentando di essere ricambiato delle effusioni; qualora ciò non dovesse accadere il gioco richiede l’azione di “punizione”; attraverso i comandi opzionali si deve scegliere l’arma con la quale offendere la ragazza (in altri termini ucciderla) e la varietà degli strumenti è decisamente esaustiva anche per il più psicopatico dei criminali. Tra i tanti, quelli che soddisfano più le eccellenti caratteristiche grafiche sono sicuramente il piede di porco e la scure perché il sangue rimane ben impresso nell’arma utilizzabile anche sulle successive vittime. Un ultimo dettaglio: dopo aver massacrato la ragazza, l’autore può anche divertirsi a calpestarla e fotografare il cadavere. Questa è una descrizione sintetica e assolutamente non completa delle grandi potenzialità del video game il quale richiede diversi mesi di gioco per arrivare alla fine del percorso criminale».
«Con ciò ritengo di aver sufficientemente fatto capire di cosa si tratta- continua Marchiori – e reso più comprensibile l’equivoco dell’avvertimento “consigliato ai maggiorenni”. Peraltro la vendita del video game non solo non è vietata ai bambini, ma addirittura neppure sconsigliata dato che negli store viene data loro la possibilità di intrattenersi con una console dedicata. Nella penultima fotografia sono ritratti dei bambini che giocano all’interno di un noto rivenditore della zona; in quell’occasione rivolsi una protesta al direttore del negozio perché non c’era alcuna segnalazione che il gioco non era adatto ai minori ma egli mi rispose che era compito dei genitori occuparsi dell’educazione dei figli, lui era solo un negoziante. Ma allora a cosa serve quell’etichetta con su scritto “18”? Evidentemente a pubblicizzare ancor più il prodotto visto che neppure l’Autorità di vigilanza sui videogame (PEGI) ha segnalato nella scheda di riferimento che nel game ci sono i seguenti contenuti tipizzati: “gioco che può allarmare o spaventare i bambini” – “gioco che contiene scene di nudo e/o riferimenti sessuali” – “gioco che contiene scene di discriminazione o materiale che possa incoraggiarla” – “gioco che rappresenta l’uso di droghe”. In sostanza, l’Autorità che ha esaminato il game ha individuato solo scene di violenza e linguaggio scurrile; evidentemente i componenti della vigilanza sono bravi giuristi e psicologi ma pessimi giocatori! Ma non è tutto, purtroppo. Da questo Natale il video game entrerà obbligatoriamente nelle case di tutti i bambini che acquisteranno una console, dato che è abbinato in omaggio all’acquisto della piattaforma; d’ora in poi non ci sarà Autorità o genitore che possa ostacolare il desiderio ludico di un bambino il quale interattivamente imparerà a conoscere il crimine, da protagonista, con la nuova versione GTA 6».
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Non sono affatto un puritano, ma siamo arrivati al punto in cui un avvocato deve mettere in guardia sull’ acquisto di un videogames. In un mondo perfetto una cosa del genere non esisterebbe , perchè la gente non dovrebbe averne bisogno , e non lo acquisterebbe. Il mondo perfetto non esisterà mai , ma un idea di esso ce la possiamo fare e di conseguenza agire nella giusta direzione per potervisi avicinare. Siamo veramente lontani e ci stiamo dirigendo nella direzione sbagliata. Che tristezza !
GTA e’ da sempre caratterizzato da tali contenuti indubbiamenti il PG 18 dovrebbe essere usato in modo intelligente dai genitori che pero’ spesso non si approcciano minimamente al mondo videoludico e conseguentemente a quello che andranno a far girare nelle console dei propri figli.Il fattto che gta sia venduto in Bundle con la console non e’ cosi’ discriminante in quanto i bundle di vendita delle console (Xbox one o Ps4) sono svariati as esempio con il nuovo call of duty o con Infinity etc….ma il problema primario resta uno solo…i genitori DEVONO interessarsi e cercare di capire cosa COMPRANO ai propri figli e non aprire il portafoglio a scatola chiusa.
Poiché stiamo precipitando nel baratro dobbiamo tornare indietro. Per la politica dobbiamo ripartire da Enrico Berlinguer. Per combattere il crimine intessuto sulla prostituzione dobbiamo riaprire le case di tolleranza, eliminate per una teoria astratta socialista, . Per eliminare la droga pene drastiche per gli organizzatori. Per riportare la stabilità mentale soprattutto nei giovani censura su TV, Internet, eccetera. emocratica la proposta? Andiamo allora verso un orrore senza fine.di tutti noi, ,
Credo che non serva che un avvocato insegni alla popolazione a fare i genitori. Ognuno di noi dovrebbe essere in grado di capire cosa sia giusto o sbagliato per i propri figli, altrimenti nella crescita della prole il problema dei videogiochi sarà il minore dei mali. Quindi gentilmente avv. Ci risparmi la lezioncina e continui a svolgere il suo lavoro dove sicuramente sarà bravissimo, ma credo che esuli da certi insegnamenti.
…GTA è vietato ai minori, quindi non vedo il problema…
O meglio, il problema è che i genitori probabilmente se ne fregano di quello che fanno/comprano i figli…
@ Marco Ravich, io il problema lo vedo indifferentemente dal fatto che sia vietato oppure no. Un videogioco in special modo i simulatori di realtà servono a far sì che si possa vivere delle situazioni da sogno che magari non raggiungeremo mai, tipo guidare un auto da formula uno , o un caccia , buttarsi con il paracadute, correre in moto o essere Maradona che vince la finale dei mondiali di calcio, e tutto questo è plausibile. Adesso io mi chiedo che persona è, indifferentemente dalla sua età, quella che vorrebbe stuprare ed uccidere una ragazza e lo fa in un videogioco perchè non è permesso nella realtà e tra questi , come è dimostrato qulcuno è poì passato dal virtuale alla realtà. Abbiamo bisogno di questo ?? accetto anche una risposta positiva, ma allora rimando al mio primo commento !
Spiace dover leggere tale pressappochismo e incertezze nella trattazione di un elemento facente parte di quel “mondo” che oramai primeggia fra i settori dell’intrattenimento (economicamente parlando), e che, quindi, meriterebbe maggior precisione e minor superficialità.
Premettendo che la trattazione, con tanto di analisi – errata in toto – dedicata, immagine per immagine, non ha colto, né in positivo né in negativo, lo scopo, gli scopi, o le possibilità, il sottotesto, la critica feroce, ecc…, offerte dal titolo, ma anzi ha reiterato problematiche di non consapevolezza e conoscenza del mezzo/prodotto in questione – anche con riferimenti ad una presunta influenza data come certa sui soggetti giocanti, neanche indicandoli come sensibili, nei casi in cui essa, l’influenza, si sia riscontrata; il vero problema si presenta, però, quando l’unico elemento veramente importante nella presente “accusa” – la quale, però, perde di valore quando si assiste ad un tale spostamento di significazione -, cioè l’attenzione che i genitori e le istituzioni (i primi nell’educare e nel vigilare coscienziosamente; i secondi nel fornire strumenti realmente concreti a tutela di chi, in assenza di filtri adeguati, possa incautamente trovarsi di fronte ad un “oggetto” non specificatamente – e ribadisco specificamente – creato per esser fruito dal medesimo) dovrebbero porre nei confronti di tali produzioni, viene sommersa da elementi scricchiolanti e vittime di fraintendimenti vari. Come ad esempio la critica al sistema di classificazione adottato dal nostro paese in riferimento al settore dei videogame, il PEGI, il quale, in Italia (cosa diversa in altri paesi ad esempio) ha solo valore informativo e non costituisce un divieto di vendita; l’errore è quindi non imputabile alla natura del prodotto in vendita, ma alla modalità con cui il sistema viene applicato. Ci tengo a sottolineare che, comunque, il PEGI, fornisce una chiara e semplice legenda nel retro copertina atta ad istruire coloro che decidono di acquistare il videogame in merito ai contenuni presenti (e, ripeto, i destinatari sono persone maggiorenni, adulte e, in assenza di problematiche di varia natura, ben capaci di saper distinguire una finzione dalla realtà; altrimenti perché non ritornare alla pesante censura di film e prodotti letterari di varia natura? L’esorcista spaventa i bambini).
Per maggiori informazioni http://www.pegi.info/en/index/global_id/505/?searchString=grand+theft+auto+v&agecategories=&genre=&organisations=&platforms=&countries=&submit=Search
Oppure mettendo ulteriormente in secondo piano ciò che effettivamente e realisticamente andrebbe promosso ed incentivato: cioè un avvicinamento al prodotto in maniera intelligente e paritario come verso un qualsiasi prodotto di intrattenimento (così come per il cinema, la (para)letteratura o altre espressioni che possano coniugare un lato artistico ad uno ludico. E sì il medium videogioco è cresciuto negli anni.); permettendo così una maggiore tutela di ogni consumatore ed acquirente.
Non credo ci sia bisogno di smontare l’iter ludico che si descriveva come necessario per poter proseguire “negli schemi”. Non ci sono obblighi di stupro, né obblighi di assumere sostanze stupefacenti per poi dover investire passanti, ecc… Wittgenstein avrebbe detto “su ciò di cui non si può parlare, si deve tacere”.
Non è vietando, o muovendo tali accuse, che si aiuta a comprendere e valutare nel migliore dei modi ciò che ci troviamo di volta in volta dinnanzi: un videogame 18+, quindi adatto ad un pubblico maturo, presenta, per forza di cose, elementi non confancenti ad un pubblico appartenente a fasce di età differenti; così come un PEGI 3+, invece, garantisce un prodotto aperto a tutti. Non vedo il problema: ogni persona dovrebbe essere in grado di stabilire ciò che meglio si adatti ai suoi gusti soggettivi e alle sue peculiarità – qui cade l’assunto dell’intero articolo: GTA V non è un titolo indirizzato ad un pubblico di minori, proprio no, infatti non nasce con questo intento.
Per concludere, invito con estrema gentilezza l’avv. Marchiori a replicare al mio intervento, a completare il titolo in questione, e a leggere, guardacaso, due articoli pubblicati sulla stampa specializzata inerenti ad un caso non eguale ma neanche tanto dissimile
http://multiplayer.it/notizie/142631-grand-theft-auto-v-gta-5-videogichi-che-allenano-alla-violenza-e-io-li-stavo-per-regalare-a-mio-figlio.html
http://it.ign.com/ign-italia/91365/editorial/sorpresa-i-videogiochi-incitano-alla-violenza
Grazie per l’attenzione.
E’ pieno di videogiochi violenti, spara spara, stascca la testa al cattivone di turno, accoltella, smembra…
Adesso sappiamo che c’è anche un videogioco che simula violenze varie, stupri, delinquenza a piene mani…
Il problema non è che ci siano chiare spiegazioni sulla natura del gioco, o su cosa si possa/non si possa fare.
Soltanto immaginare che qualcuno, se pur per gioco, si diverta a fare il cattivo della situazione e, avendone la possibilità, vada allegramente a drogarsi e stuprare mi pare una assurdità.
In tanti giochi di simulazione è INSITO il comportamento deviante, delinquenziale, mafioso, psicotico: NON compro un videogioco (dove posso chiaramente stuprare ed uccidere) per poi comportarmi da lord inglese.
NON compro un videogioco dove posso far saltare le cervella al nemico per poi invitarlo a prendere un te.
Purtroppo la nuova tecnologia (internet, simulatori, ecc.) ha fatto emergere la ‘monnezza umana peggiore.
Deviati, malati, pedofili o persone con disturbi comportamentali sublimano (con la possibilità anche di giocare in rete) le loro “malattie”
Oggi è tutto a portata di mano: vuoi essere un assassino?
Non c’è problema.
Vuoi uccidere il nemico e vedere l’arto che si stacca o vedere gli schizzi di sangue?
Ecco pronto il prodotto.
Poi ci si lamenta che le persone sono più aggressive, che aumentano i comportamenti sociali pericoosi, che magari qualcuno ritiene giustifiacto uno stupro solo perchè “lei ha la minigonna, quindi ci deve stare”
Che mondo di merd@ che stiamo costruendo
forse non è abbastanza seplicito il divieto ai minori visto che una signora lo stava per comprare a suo figlio piccolo.
http://27esimaora.corriere.it/articolo/videogichi-che-allenano-alla-violenzae-io-li-stavo-per-regalare-a-mio-figlio/
Senza parlare del fatto che i ragazzi possono anche scaricarlo da internet, quindi completamente al di fuori del controllo dei genitori.
@pantos
Non esiste divieto di vendita in Italia ma solo un apparato di certificazione (il PEGI, il quale, altrove, ha invece valore di divieto di vendita e non solo di “consiglio” per l’acquisto) che informa dei contenuti presente nei vari titoli; sta al genitore informarsi e stabilire se i contenuti siano adatti o meno alla fruizione da parte del/i proprio/i figlio/i. La colpa è quindi imputabile solamente a chi acquista con troppa leggerezza e non al prodotto in sé che ha diritto di esistere in quanto indirizzato ad un pubblico maturo.
Il fatto che il contenuto sia scaricabile (se si parla d’illegalità il problema decade proprio; per le versioni digitali invece, scaricabili legalmente presso gli store online, esse presentano gli stessi avvertimenti di quelle retail e, comunque, le console, per scongiurare acquisti non “autorizzati”, permettono di impostare un livello di filtro (da 0 a 9, in base alle diverse fasce di età) dei contenuti atto a impedirne la riproduzione non consentita) da internet costituisce, nelle modalità non legali, forma di pirateria informatica, il che indica, oltre ad un mancato controllo da parte dei genitori in merito all’utilizzo dei sistemi elettronici/informatici, anche un atto, come sopra evidenziato, illecito e quindi non utilizzabile come metro di paragone in merito alla presunta “pericolosità” del prodotto in essere.
Anche perché, seguendo questo assunto, internet è strapieno di contenuti scaricabili non adatti ad un pubblico minorile – che si fa si chiude internet? Come detto sopra, non bisognerebbe scaricare l’assunzione di colpa da una parte (genitori, istituzioni) al prodotto (GTA V in questo caso).
Un adulto maturo e consapevole ha il diritto di acquistare e fruire di tutti i contenuti (legali) che vuole; un genitore maturo e responsabile deve vigilare in maniera attenta ed intelligente (il che non significa demonizzare tutto quanto presenti contenuti violenti e/o di varia natura, poiché non sono creati per tutto, ripeto tutto, il pubblico, ma ad un suo sottoinsieme, cioè quello dei 18+ et similia) su ciò che viene “messo in mano” ai propri figli, e, in caso di errore, assumersene la responsabilità e colpa.
L’ignoranza è l’errore peggiore, credo.
P.S. anche il Mein Kampf, de Sade, Cinquanta sfumatura di grigio, Lars von Trier, ecc… – esempi facilmente sostituibili con miliardi di altre produzioni artistiche/di intrattenimento vario – sono acquistabili sia legalmente (non tutto tutto ovviamente) che illegalmente (in formato digitale online, quello tutti) da parte di chiunque, maggiorenni e/o minori, e non credo che siano proprio espressioni adatte a qualsiasi fascia d’età. Quindi che si fa? Si censura tutto, limitando la liberta di espressione, nonché quella di fruizione, per impedire non si sa quale problema che, invece, andrebbe risolto attraverso l’educazione? Parlo di educazione a tutto tondo, sia verticale che orizzontale.
Videogame come spauracchio del nuovo secolo, cacciamo le streghe e mandiamole al rogo.
Si confonde la libertà di scelta con un altro fulgido esempio della stupidità di cui l’ essere umano è (purtroppo) capace di mostrare…
Aumentiamo la letteratura in merito:
In risposta alla mamma pediatra dell’articolo sul blog del corriere.it
http://27esimaora.corriere.it/articolo/videogiochisignora-non-chiami-il-deputatolegga-il-pegi/#more-38603
E un vecchio articolo di Famiglia Cristiana
http://www.famigliacristiana.it/blogpost/non-sottovalutate-gta-5.aspx
Invece di mettere i “non mi piace”, leggete.
@Andrea Bollini
Le rispondo volentieri sebbene non condivido il suo metodo di approccio alla questione e le conclusioni che trae, perché lo scopo dei post è proprio il dibattito.
Lei afferma che il testo dell’articolo non collima troppo con il titolo? Pazienza!
Non ci sono prove scientifiche che i videogame influenzano i comportamenti dei giovani player? Forse, ma è invece sicuro non ce ne sono a discarico; peraltro recentemente ho letto una relazione del primario (se non sbaglio di psicologia infantile) del Policlinico di Roma che affermava con metodo scientifico la deviazione potenziale che un videogame può generare soprattutto in soggetti predisposti e dopo lunga esposizione.
Ma, vede, io non ho elementi per addentrarmi in discussioni scientifiche, mi sono limitato ad affermare che, a mio parere, il gioco è diseducativo (per i bambini) e spregevole in genere.
Ritengo anche che il sistema che lei chiama “filtro” (ovvero l’etichetta con scritto 18) sia inefficace ad evitare che il game venga usato dai bambini e non mi soddisfa sapere che se ciò accade la colpa è attribuibile ai genitori che non hanno vigilato.
Veniamo alla questione di metodo sul 18+ (che, ricordo, NON è un divieto di acquisto ai minorenni ma un consiglio…poco più di quanto scritto su una scatola di Lego 3D) e sulla libertà che lei chiama di “gusti soggettivi”:
far salire una lucciola in auto, condurla in un angolo di un cantiere abbandonato, consegnargli 50$ per farsi fare una prestazione orale tenendogli con vigoria la mano sulla testa in modo da dettargli i tempi, farla scendere per poi raggiungerla e colpirla alla nuca con una scure, calpestare il cadavere e poi bruciarlo ed osservare la scena, secondo lei non può essere adatto ad un minorenne ma può adattarsi ai gusti soggettivi del giocatore adulto e alle sue peculiarità. Secondo lei bisogna accettare il rischio che il gioca vada nelle mani di un bambino per soddisfare lo spirito ludico degli adulti. E’ qua che non ci troviamo proprio.
Io tale rischio non lo accetto proprio, per di più non lo ritengo proprio un “gioco”. Le faccio anche un esempio: ho visto un video in cui un bambino riprendeva il televisore dove c’era lo stupratore, nudo a terra, con i suoi genitali in bella vista e il piccolo esclamava “evviva, con l’aiuto di papà sono riuscito ad uccidere lo stupratore!”. Immagino che il genitore, in questo caso, non abbia volutamente fatto filtro e quindi il problema, per lei, non si pone; per me invece il problema c’è eccome perché gli adulti responsabili cercano di tutelare i bambini a prescindere dai comportamenti imprudenti dei genitori.
@Andrea Marchiori
“Lei afferma che il testo dell’articolo non collima troppo con il titolo? Pazienza!”
Come pazienza? Si affermano inesattezze in merito ai contenuti presenti.
“Full Metal Jacket è una apologia della guerra” “L’anticristo di Nietzsche è satanista” “Moby Dick promuove la violenza verso i capodogli”; sono corrette per lei queste posizione?
“Non ci sono prove scientifiche che i videogame influenzano i comportamenti dei giovani player? Forse, ma è invece sicuro non ce ne sono a discarico; peraltro recentemente ho letto una relazione del primario (se non sbaglio di psicologia infantile) del Policlinico di Roma che affermava con metodo scientifico la deviazione potenziale che un videogame può generare soprattutto in soggetti predisposti e dopo lunga esposizione.”
Appunto, io non ho certificato la non influenza del prodotto verso soggetti sensibili (sensibili), quindi mi sarei auspicato anche il contrario.
“Veniamo alla questione di metodo sul 18+ (che, ricordo, NON è un divieto di acquisto ai minorenni ma un consiglio…poco più di quanto scritto su una scatola di Lego 3D) e sulla libertà che lei chiama di “gusti soggettivi”:
far salire una lucciola in auto, condurla in un angolo di un cantiere abbandonato, consegnargli 50$ per farsi fare una prestazione orale tenendogli con vigoria la mano sulla testa in modo da dettargli i tempi, farla scendere per poi raggiungerla e colpirla alla nuca con una scure, calpestare il cadavere e poi bruciarlo ed osservare la scena, secondo lei non può essere adatto ad un minorenne ma può adattarsi ai gusti soggettivi del giocatore adulto e alle sue peculiarità. Secondo lei bisogna accettare il rischio che il gioca vada nelle mani di un bambino per soddisfare lo spirito ludico degli adulti. E’ qua che non ci troviamo proprio.
Io tale rischio non lo accetto proprio, per di più non lo ritengo proprio un “gioco”. Le faccio anche un esempio: ho visto un video in cui un bambino riprendeva il televisore dove c’era lo stupratore, nudo a terra, con i suoi genitali in bella vista e il piccolo esclamava “evviva, con l’aiuto di papà sono riuscito ad uccidere lo stupratore!”. Immagino che il genitore, in questo caso, non abbia volutamente fatto filtro e quindi il problema, per lei, non si pone; per me invece il problema c’è eccome perché gli adulti responsabili cercano di tutelare i bambini a prescindere dai comportamenti imprudenti dei genitori.”
Ricadiamo nel problema del porre esempi utilizzando come soggetti minori che non dovrebbero fruire di contenuti a loro non adatti, o, almeno, a loro non dedicati – da qui il ruolo del genitore e delle istituzioni che dovrebbero interessarsi e vietarne l’utilizzo. Nel gioco non si è stupratori, non si incita lo stupro: si è soggetti giocanti con libertà di azione maggiore rispetto ad altri titoli (per la natura del genere open world) aventi un plot narrativo/di design prestabilito e un adulto normodotato riesce a discernere ciò che riguarda l’ambiente virtuale e il grado valoriale dietro alle azioni che compie in quel contesto e ciò che riguarda la realtà: un platform come Super Mario può esser fruito da tutti senza problemi e a nessun minore verrà voglia di saltare da una piattaforma all’altra, schiacciare tartarughe, assumere funghi colorati o avere la pretesa di salvare una principessa rapita dal cattivone di turno; ma esistono anche altri titoli (cerchi qualcosa riguardo ad Heavy Rain ad esempio, o Journey, oppure nel mercato indie più diversificato) che utilizzano le peculiarità del mezzo in questione per realizzare esperienze variegate e trattare tematiche a volte anche molto profonde e forti.
Vogliamo negare la possibilità di trattare tematiche già presenti in altri medium dall’alba dei tempi (teatro, letteratura, pittura, cinema, ecc…), perché? Aboliamo tutte le rappresentazioni di violenza e sessualità perché un minore potrebbe visionarle? Come fa a visionarle? Chi ha permesso questo? E quando crescerà e avrà gli strumenti adeguati per confrontarsi con ciò che l’animo umano racchiude chi dirà lui che qualcun altro ha deciso che censurare aprioristicamente è meglio di educare e comprendere?
Ovviamente non voglio elevare l’intera produzione allo stato dell’arte: esistono titoli degni di questo nome, come altri che si allontanano in maniera allarmante; titoli degni di essere giocati e titoli sciagurati che trattano tematiche delicate in maniera inappropiata. Ma qui entriamo nel campo dell’estetica, e non è questo il punto.
Quello che preme a me sottolineare è come la demonizzazione non sia il metodo ideale per affrontare un qualcosa nei confronti del quale non si ha dimestichezza relegandolo, per sineddoche, a manifesto della decadenza della società contemporanea e a un mercato considerato come fucina di orrori e mostri. Bisognerebbe affrontare la materia, conoscerla, sviscerarne le caratteristiche precipue e acquisire un’esperienza tale da poter intavolare una discussione proficua e non sterile.
http://it.wikipedia.org/wiki/L%27origine_du_monde#mediaviewer/File:Origin-of-the-World.jpg
@ Andrea Bollini
Mi faccia capire meglio.
Lei ritiene che il videogame sia talmente inadatto ai bambini che le istituzioni ne dovrebbero vietare la vendita agli stessi? E che i genitori dovrebbero vigilare affinché, in ogni caso, i propri figli minori non ci giochino?
Se e’ così, abbiamo più argomenti condivisi che critiche da scambiarci ed io, nel mio piccolissimo ho portato l’argomento all’attenzione dell’On. Irene Manzi componente della Commissione Cultura alla Camera, al Garante per l’infanzia ed ho cercato di diffondere la notizia grazie a CM che mi ha ospitato e all’Aiart che ha cura di tali argomenti (ho fatto anche togliere il gioco in prova ai bambini da Euronics nonostante il direttore subito non avesse colto il problema).
Faccia la stessa anche lei, con argomenti più consistenti dei miei e con maggiore lucidità di analisi.
@Andrea Marchiori
Le istituzioni (i rivenditori, non avendo un diktat legale dall’alto, non hanno interessi commerciali contrari per non far conoscere e vendere titoli 18+ a minori) dovrebbero completare l’applicazione della classificazione PEGI in Italia portandola da semplice avvertimento di vendita a divieto effettivo vero e proprio, come avviene in altri paesi europei – se poi un genitore in sua coscienza, magari sotto la sua tutela, vuole far provare un determinato titolo a suo figlio questo mi sembra legittimo; potrebbe anche essere educativo sotto certi punti di vista. Quindi sì, su questa istanza siamo d’accordo, ci mancherebbe; quello che premevami sottolineare era un necessario mutamento di approccio e comprensione verso questo nuovo medium sempre più importante nella nostra società, nei confronti del quale bisognerebbe acquisire competenza e lucida visione, tutto qui.
Di fondo non ero contrario al suo intento, più alla sua esposizione direi, la quale poteva, vedendo i commenti sottostanti, recare incomprensioni e facili condanne.