
La protesta fuori dagli uffici della Provincia
di Mauro Giustozzi
I sindaci dell’Ato3 chiusi dentro la sala riunioni della Provincia a Piediripa, il Movimento marchigiano per l’acqua bene comune, le organizzazioni sindacali ed esponenti politici dell’opposizione di Macerata fuori a contestare una scelta considerata gravissima, data l’importanza dei temi trattati e l’enorme interesse pubblico connesso. Un clima surreale quello di stamattina per la riunione dei sindaci che si è svolta a porte chiuse all’indomani dell’intervento della Procura della Corte dei Conti in merito all’irrisolta questione del gestore unico che consenta di far restare l’acqua in mani pubbliche chiudendo la porta ai privati ed evitando la messa gara di un bene primario per tutti come appunto è l’acqua.

A destra Massimo Rossi
«L’intervento della Procura della Corte dei Conti punta il dito sulle gravi criticità di tutto il percorso, che noi denunciamo da tre anni – ha detto Massimo Rossi, portavoce del Movimento marchigiano per l’acqua bene comune – ipotizzando un danno erariale in capo ai sindaci. Quale sarebbe questo danno erariale? Quello di perseguire strade diseconomiche, non efficienti: nel corso dei prossimi anni il servizio idrico avrà bisogno di maggiori investimenti ed occorreranno società più forti. Per questo il legislatore ha previsto che in ogni ambito territoriale ci sia un unico gestore. L’idea di mantenere sette società è legata a logiche di bottega, io voglio difendere il mio piccolo centro di potere, un’occasione per distribuire poltrone in cda, un approccio assolutamente clientelare. Invece bisogna difendere gli utenti ed i lavoratori del settore che in questo modo rischiano di avere società non altezza della situazione e, se non si cambia rotta, di mandare a gara il servizio idrico».

I sindacalisti fuori dalla sala riunioni
Questo intervento della Procura della Corte dei Conti potrebbe rappresentare l’occasione di accelerare su una decisione che da mesi la comunità provinciale aspetta. «Il “siluro” lanciato dalla Procura della Corte dei Conti – continua Rossi – che a nostro parere anticipa il parere sugli stessi atti da parte della sezione di controllo della stessa Corte, può rappresentare un salvagente da prendere al volo da parte dei sindaci per cambiare rotta, modificando delibere e statuto della futura consortile finché c’è tempo. Inoltre va denunciato, come indica la Corte dei conti, che tutte queste società dei comuni hanno speso in questi ultimi due anni centinaia di migliaia di euro: soltanto Astea per un avvocato ha speso 120mila euro e si parla di somme analoghe per le altre società che ammontano in tutto a 300mila euro. Soldi tolti dalle bollette dell’acqua per chiedere a questi consulenti di trovare una forma che consentisse a queste società di eludere il principio normativo, in sostanza per evitare la fusione delle stesse società comunali».
Alla manifestazione hanno partecipato anche diversi esponenti sindacali come Rocco Gravina, David Ballini e Giuliano Caracini della Cisl e Andrea Coppari della Cgil. «I tempi per costituire questa nuova società sono scaduti e siamo molto preoccupati che l’acqua bene pubblico possa andare a gara e finire nelle mani dei privati – ha sottolineato Gravina – questo stallo rischia di bloccare anche la possibilità di avere una proroga di 6-7 mesi per costituire questo nuovo soggetto. Finora ci sono state molte assemblee a cui hanno partecipato avvocati, tecnici e consulenti, si sono spesi tanti soldi per fare dei progetti che oggi rischiano di andare in fumo. Siamo allarmati per i cittadini da un lato e per i lavoratori delle sette aziende coinvolte che hanno al loro interno circa 500 lavoratori che vivono nella totale incertezza sul futuro. Questa riunione dei sindaci a porte chiuse segnala poca trasparenza: a parole sono tutti per l’acqua pubblica ma poi nei fatti questo non si concretizza. Noi siamo pronti a far ripartire la mobilitazione dei cittadini e dei lavoratori per raggiungere l’obiettivo che l’acqua resti pubblica».

Anche Andrea Coppari chiede chiarimenti perché «non c’è più tempo. Chiediamo che i sindaci dei comuni più rappresentativi e che governano le società abbiano la forza di portare a compimento quel percorso votato all’unanimità per il mantenimento dell’acqua bene pubblico costituendo una unica società consortile vera che mantenga il servizio idrico e la tutela piena dei dipendenti che hanno diritto di sapere chi sarà il loro prossimo datore di lavoro».
Presenti diversi rappresentanti politici della minoranza consiliare e della sinistra maceratese. «L’assemblea dei sindaci si è riunita al chiuso in modo segreto per rimediare ad una situazione che loro stessi hanno creato – ha detto Alberto Cicarè, consigliere di Strada comune – affidandosi a dei consulenti ben pagati, delegando a loro una scelta che doveva essere invece esclusivamente di natura politica, cioè creare un unico gestore del servizio idrico. Il decreto della procura della Corte dei conti, dove si ipotizza un danno erariale, ha portato a questa riunione: invece che chiudersi da soli in riunione dovrebbero spiegare ai cittadini pubblicamente quello che stanno facendo».
Roberto Spedaletti del Movimento 5 Stelle ha ricordato come «da sempre difendiamo l’acqua pubblica ed un unico gestore nell’ambito. L’Ato ha fatto di tutto perché ciò non avvenga: ha protratto i tempi non decidendo, poi di corsa si è cercato di trovare soluzioni fantasiose per mantenere in vita le 7 società esistenti. Con altrettanti cda ai quali si aggiungerebbero due comitati da pagare e altrettanti direttori generali. I sindaci oggi non hanno il coraggio di dire tutto questo davanti ai propri cittadini».
Acqua, come agirà il nuovo gestore? La Corte dei conti avvia istruttoria
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grazie alla Corte dei Conti, almeno quello che é rimasto. Questi fosse per loro ti farebbero pagare anche l’aria.
Ma quanto marciume c’è dove si amministra?