Passeggio in corso Umberto
di Laura Boccanera (foto di Federico De Marco)
In centro a Civitanova giù una serranda su quattro. E le previsioni per il 2026 sono ancora peggiori. Il cuore commerciale della città sta perdendo colpi e a lanciare l’allarme è l’associazione Viviamo Civitanova, che ha condotto un’analisi sui sette assi principali del centro (viale Matteotti, i vialetti Nord e Sud, corso Vittorio Emanuele, via Trento, corso Dalmazia e corso Umberto) per monitorare lo stato di salute delle attività economiche.
Vetrina in corso Umberto I
Su 419 esercizi presi in esame, a fine 2024 risultavano chiusi 93 negozi, pari al 22,2% del totale. Ad aprile 2025 le chiusure erano già salite a 99, cioè il 23,6%, mentre a settembre si è arrivati a quota 108, ossia il 25,8%. In soli otto mesi Civitanova ha perso 15 attività, con una media di quasi due chiusure al mese e già si sa che altre 3 attività chiuderanno i battenti entro la fine dell’anno.
«Nelle Marche la situazione è ancora più critica rispetto al dato nazionale, con un rapporto di una nuova attività ogni quattro chiuse rispetto alla media nazionale che ne vede una aprire ogni 3 chiuse – commenta Manola Gironacci, presidente dell’associazione – I dati del primo trimestre 2025 confermano un saldo negativo anche a livello regionale, segno di una crisi strutturale che continua a colpire il commercio di prossimità.
Negozio in vendita in via Duca degli Abruzzi
Nel dettaglio locale, anche via Duca degli Abruzzi conferma la tendenza al ribasso: entro la fine dell’anno sono previste tre nuove chiusure e un locale è già stato dismesso, oggi occupato in forma temporanea».
Vetrina vuota in corso Dalmazia
Le cause di questo scenario, secondo Viviamo Civitanova, sono molteplici e ben note: «lo spostamento della domanda verso l’e-commerce e i centri commerciali extraurbani, i costi fissi elevati di affitti, utenze e Tari, una città percepita come poco attrattiva anche per la difficoltà di sosta e i problemi di decoro e sicurezza. A tutto ciò si aggiunge un ricambio imprenditoriale debole, che non riesce a riattivare rapidamente i locali sfitti».
Tra le proposte che l’associazione fa per tentare di invertire la rotta ci sono una serie di richieste all’amministrazione comunale: «Si potrebbe introdurre la sosta di cortesia fino a 60 minuti gratuiti nei tratti più intensi, per favorire la rotazione, riduzioni di Tari o canone suolo per chi apre in locali sfitti da oltre un anno o porta nuove tipologie merceologiche, creare un fondo di micro-rigenerazione per vetrine, insegne, dehors e abbattimento barriere architettoniche, organizzare un calendario di eventi di prossimità ogni due settimane, anche in orario serale, per creare abitudine e movimento diffuso, lanciare un voucher digitale del centro commerciale naturale, una gift card cittadina, con servizi tipo click and collect, dare vita a vetrine “vive” per usi creativi e culturali dei locali sfitti, evitando i “buchi neri” lungo le vie. E poi rafforzare decoro e sicurezza con illuminazione, panchine smart, segnaletica pedonale».
L’obiettivo, spiegano dall’associazione, è ridurre la percentuale di locali sfitti sotto il 20% entro 18 mesi, aumentare del 15% l’affluenza pedonale e riattivare almeno 30 spazi oggi inutilizzati.
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