La messa in scena al teatro di Montecosaro
Un grande successo per l’Edipo Re dei Sibillini firmato da Giorgio Felicetti, sia nella versione da teatro andata in scena a Montecosaro, sia in quella “campestre” tra i Sibillini di Bolognola e Fiastra: in ogni tappa del tour lo spazio non è bastato a contenere tutto il pubblico, e molti sono gli spettatori a non essere riusciti a partecipare all’evento.
Giorgio Felicetti nei panni di Pasolini
Soddisfatti gli amministratori dei Comuni della rete di Montecosaro, Bolognola e Fiastra, che, dopo aver vinto il bando Marchestorie come primi classificati, hanno visto i propri borghi affollarsi nei giorni del festival, per seguire tutti gli eventi in programma, dal teatro agli incontri con scrittori e poeti, dalle mostre alle visite guidate. Pienone al teatro delle Logge di Montecosaro, così come nella cavea di Bolognola e così come al Castello Magalotti di Fiastra, dove, nonostante il maltempo, in tantissimi si sono ritrovati per ascoltare la storia di Edipo, “rigirata” come fosse un remake di un film di Pasolini, un set cinematografico che ha saputo far risuonare potente il mito, amplificato dalle montagne dell’Appennino e dallo scenario dei Sibillini.
«Credo sia stata percepita appieno la potenza di questa storia interpretata da giovanissimi alla loro prima esperienza, abbiamo lavorato molto per poter sprigionare tutta la potenza del mito, la montagna è essa stessa mito, portare questa storia archetipica, che da 2.500 anni incanta l’umano, dentro la montagna in paesi che riconducono all’arcaico, è stata pura magia – commenta Felicetti – la bellezza del paesaggio sibillino è diventata parte integrante e potente della storia. Ricordo che tra Corinto e Tebe, incastonate proprio tra i nostri Sibillini si svolge la vicenda di Edipo, bambino abbandonato tra il deserto dei monti, che diventa poi re: tra i ruderi e nostri borghi, Edipo ha ucciso il padre e fatto l’amore con sua madre Giocasta, prima di finire a vagare accecato, per sempre straniero».
La storia immagina una troupe cinematografica diretta dal regista Pier Paolo Pasolini che sceglie di “girare” le sequenze dell’Edipo Re tra i monti dell’Appennino incantato e ferito. «Il luogo della tragedia è la Grecia antica risognata tra la nostra montagna, fatta di mostruose o ingannevoli sfingi, rocce alture e dirupi, dove la Sibilla diventa oracolo di Delfi – continua il regista – e Tiresia il cieco veggente, giunge a noi dalla cultura arcaica e mitica dei pastori poeti, per predire e cantare il destino di Edipo. A far da contrappunto all’azione drammatica, la presenza in scena del corpo e voce di Pasolini, fino al punto che la tragedia sofoclea si fa tragedia personale di Pier Paolo, culminante nella notte del 2 novembre del 1975 con il massacro del poeta. A cinquant’anni esatti dall’uccisione di Pier Paolo Pasolini. Ma il segno vincente di questo spettacolo sta nel confronto spietato e ancestrale tra le giovani generazioni ed un gruppo di attori professionisti di età adulte: Edipo è un adolescente che ignora il suo destino, e questo scontro tra ragazzi, la meglio gioventù pasoliniana, viene osservato dagli adulti, attori e pubblico che assistono ad un mistero, come si può guardare una generazione nuova di cui non si colgono più i bisogni e i codici segreti. È il teatro che crea comunità, esso stesso si fa comunità, è la comunità del nostro paesaggio umano che fa teatro. Mi pare una cosa bellissima quando poi la comunità artistica riesce ad esprimere tale qualità».
In scena infatti con Giorgio Felicetti, sono stati gli attori Simona Ripari, Moira Ciccioli, Gian Paolo Valentini e gli allievi del laboratorio “Pasolini nelle Marche”: Cesare Maurizi, Ugo Felicetti, Angela Polverini; Silvano Borroni. I commenti sibillini dal vivo curati dalla poeta Elisa Des Dorides. «E’ stata una vera produzione teatrale, questo credo debba essere interpretato un festival come Marchestorie: occasione di produzione dal territorio – finisce Felicetti – ora, vista l’accoglienza ricevuta e la grossa richiesta da parte di spettatori, si pensa a far proseguire il viaggio di Edipo tra i teatri, ma soprattutto nei meravigliosi anfiteatri romani che la nostra regione colleziona».
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