Da sinistra: Alessio Castricini, Sergio Sciamanna e Riccardo Achilli
di Mauro Giustozzi (foto di Fabio Falcioni)
Calo di presenze segnato dall’incertezza geopolitica mondiale. Le fiere milanesi di fine settembre Micam, Mipel e Lineapelle autunno/inverno 2026-27 hanno avuto un comune denominatore, peraltro non nuovo rispetto alle recenti edizioni. Con la necessità di risollevare un settore moda che soffre attraverso una diversificazione dei mercati, un sostegno alle imprese per partecipare a fiere internazionali, la necessità di puntare sull’internazionalizzazione attraverso una filiera che accorpi le aziende maceratesi. Le ragioni che danno poca fiducia al settore sono principalmente lo scenario di instabilità geopolitica mondiale.
A Micam e Mipel hanno partecipato un centinaio di imprese del distretto maceratese-fermano: 20362 i visitatori di cui il 57% stranieri. Ben 126 i Paesi presenti, tra cui Spagna, Germania, Francia, Polonia, Cina Giappone, Nigeria, Sud Africa. Nella sede di Confindustria Macerata si è fatto un bilancio delle tre fiere milanesi.
«Il Micam oggettivamente non è andato bene, bisogna essere onesti intellettualmente – ha detto Riccardo Achilli presidente settore calzature -. Nonostante gli sforzi profusi dagli organizzatori, l’impegno di noi espositori, i dati di affluenza sono stati al di sotto delle aspettative. La situazione internazionale certamente incide su questo: è cambiata la dinamica di acquisto da parte dei buyer, è bene che il Micam sia rimodulato in un senso più efficiente, meno dispersivo e quindi possa andare incontro alle esigenze di noi espositori.
Riccardo Achilli, presidente del settore calzature
Il Micam resta tuttora una fiera molto internazionale, circa il 60% dei visitatori vengono dall’estero. Nuovi mercati si sta parlando mondo dell’area Mercosur, poi il Medio Oriente può essere uno sbocco innovativo. Le nostre aziende medie e piccole è bene che possano unire i loro sforzi a livello di promozione: è bene fare massa critica per affrontare i mercati in maniera coesa. Per quanto riguarda la Zes è una prospettiva che, in caso si verifichi, può essere ottima per i nostri territori».
Alessio Castricini, presidente accessoristi
Sulla stessa linea pure Sergio Sciamanna, presidente del settore pelli e cuoio «Il Mipel ha subito quest’anno una contrazione dovuta a questa situazione geopolitica che invece di migliorare purtroppo sembra peggiorare – ha ribadito -. Nonostante tutto abbiamo incontrato buyer provenienti da diversi parti del mondo, anche dal Medio Oriente piuttosto che Ucraina ed altri paesi esteri. Questa fiera resta un punto di riferimento per le nostre aziende, anche se c’è preoccupazione in quanto gli espositori sono in costante calo e di conseguenza il rischio è che questo appuntamento perda di importanza.
Mercati emergenti sono soprattutto quelli del nord Africa, il Marocco, la Tunisia, gli altri restano l’Asia, il Giappone, il Medio Oriente: presenze anche da paesi europei, ma è evidente che con la situazione che si vive gli acquisti vengono fatti con molta attenzione. L’auspicio è che il quadro internazionali torni alla normalità il più presto possibile. Chiediamo che ci sia un aiuto alle nostre aziende nel partecipare alle fiere che si svolgono in tante parti del mondo. La Zes? Certo aiuterebbe negli investimenti per essere competitivi e fare innovazione, sarà un’opportunità in più per le nostre aziende».
Sergio Sciamanna, presidente del settore pelli e cuoio
Per quanto riguarda Lineapelle, 21443 operatori professionali sono stati protagonisti insieme a 1150 espositori. Gli operatori sono arrivati per il 59% dall’Italia e per iol restante da 109 Paesi in rappresentanza di oltre 7000 aziende della filiera. Su 80 espositori marchigiani ben 38 quelli provenienti dal Maceratese.
«La fiera porta i segni del momento che il mondo sta vivendo. Il calo dei visitatori è indice di una situazione che non è più di crisi ma secondo me bisogna parlare di nuova normalità –ha detto Alessio Castricini presidente accessoristi -. Un bel segnale di resilienza quello delle aziende maceratesi e marchigiane confermata in questa edizione: questo indica come gli imprenditori vogliono andare avanti, crearsi un futuro e cercare di superare questa situazione che dura da tre anni. La difficoltà dell’intero comparto necessita di sostegni sia da parte della Regione che del Governo per far fronte alla situazione, come chiediamo da oramai due anni. Servono anche investimenti in infrastrutture per collegare meglio i nostri territori col resto d’Italia e del mondo, per far viaggiare le merci ma anche per accogliere più facilmente nuovi clienti. I mercati tradizionali sono in stallo, gli Stati Uniti coi dazi è diventato un mercato difficile ed è ancora troppo presto per parlare di mercati emergenti come l’Africa, l’India, il Myanmar, troppo deboli però per sostituire ciò che veniva assorbito prima da mercati come quello europeo e americano. Sui dazi americani le aziende che esportano il loro prodotto là si stanno attrezzando: o abbassando il proprio prezzo di vendita, per sopperire all’incremento dei dazi, oppure con gli importatori e distributori americani si cerca di dividere questo costo per non perdere posizioni sul mercato».
Infine il direttore di Confindustria Macerata, Gianni Niccolò ha ribadito come «quello su cui Confindustria sta ragionando è come poter accompagnare e assistere sempre di più e meglio le imprese in un nuovo modello di internazionalizzazione per lo più basato su logiche di filiera. Vedremo come poterlo strutturare, perché non è semplice vista la proverbiale resistenza di un certo tipo di aziende a collaborare. Ma le nuove sfide, le strategie di marketing e comunicazione, la ricerca di nuovi mercati, nuovi modelli di business cioè come ragionare in termini innovativi, diversificare il prodotto. Quindi autovalutazione, studio dei mercati emergenti e poi preparare un piano d’azione che deve tener conto di supporti consulenziali per affrontare le sfide dell’export. Su questo chiediamo un ruolo di accompagnamento sia della Regione che delle banche del territorio. La delega sull’internazionalizzazione in Confindustria è stata affidata all’amministratore delegato di Poltrona Frau, Nicola Corropolis, e contiamo molto sulla sua esperienza come in quella di altre imprese leader del territorio per cercare di approntare una strategia volta ad offrire il miglior supporto possibile alle aziende».
Mo cominciate a piangere?
Tutto ha un inizio e tutto ha una fine. Il settore calzaturiero marchigiano è già morto da tempo ma nessuno ha il coraggio di dirlo. Il mondo gira e le scarpe oggi si fanno altrove. Noi non siamo più competitivi con i costi della manodopera e fra pochi anni, forse 3 max 5, non ci sarà più chi le scarpe le sa fare. Chi ci mettiamo in manovia i giornalisti che sono anni che scrivono senza sapere di che parlano?
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