di Laura Boccanera
“Se anche tu ti senti incompreso, abbracciami”, “Se anche tu hai il cuore a pezzi, abbracciami”, “Se anche tu ti senti in ansia, abbracciami”. Perché a volte, davvero, basta un abbraccio, che ci ricorda che non siamo soli, due braccia che ci sostengano quando stiamo per cedere di fronte alla stanchezza, al dolore, alla mancanza di voglia di vivere.
E lo sanno bene i ragazzi e le ragazze di Malamente, un progetto dedicato alla sensibilizzazione sul disagio psichico e benessere mentale che da ormai un paio di anni cercano di portare, con il linguaggio dell’arte e dell’empatia, aiuto e supporto a chi sta vivendo un momento di difficoltà.
E ieri gli abbracci di Malamente hanno raggiunto Civitanova dove dalle 19,30 alle 21 su Corso Umberto I, in piazza Conchiglia e sul lungomare sud gli attivisti bendati hanno lasciato che estranei li abbracciassero in caso di necessità. E le necessità sono quelle psichiche, da chi aveva il cuore a pezzi per un dolore grande a chi vive uno stato di angoscia ed ansia, a chi si sente incompreso e solo.
«Sono emerse storie di grande intensità – ha commentato Ylenia Gazzella, la promotrice – abbiamo avuto tante persone che si sono avvicinato e ci hanno raccontato anche storie personali di grande impatto. E’ stato bello vedere come un abbraccio possa abbattere un muro e iniziare un dialogo. Un ragazzo in auto fermo al semaforo addirittura è sceso dall’auto per venirci ad abbracciare. Ci sono stati anche abbracci di gruppo».
Da due anni Malamente cerca di portare all’attenzione pubblica la sofferenza mentale: «Vogliamo combattere lo stigma che ancora oggi circonda chi vive momenti di sofferenza psicologica – prosegue Gazzella – Con queste azioni pubbliche desideriamo dire che non si è soli, che ogni persona merita di essere vista, accolta, abbracciata, anche e soprattutto quando si sente sbagliata o fuori posto». In un contesto in cui spesso il dolore mentale resta invisibile e sommerso, questo flash mob ha creato uno spazio di accoglienza, ascolto e prossimità. Un progetto che in realtà è un’eredità per Ylenia Gazzella: lo aveva avviato sua sorella, Ilaria, venuta a mancare nel 2021, un vissuto personale che diventa battaglia per la collettività, per ritrovare negli altri e con gli altri la forza per guardare in faccia i propri mostri. «Lo facciamo con un elemento emozione e non solo divulgativo perché arriva prima e arriva meglio, poi abbiamo in programma anche interventi in sinergia con il comune, con la Regione e l’ambito territoriale, perché è necessario far luce sui diversi ambiti, da quello scolastico a quello universitario, lavorativo, parlarne a tutto tondo e consentire anche alle famiglie che vivono non direttamente, ma tramite un loro caro malato la possibilità di capire, comprendere e dare strumenti per affrontare meglio il disagio mentale che è pari a quello fisico e del quale non ci si deve vergognare».
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Per un sano equilibrio mentale bisogna attivarsi anche con flash mob di pernacchie per chi si sente forte.