“Esami facili” alla Link university,
condannato il fondatore.
Ricci: «Modello d’ateneo che non vogliamo»

STUDI - La sentenza del tribunale di Firenze per l'ex ministro Vincenzo Scotti, l'allora direttore generale dell'ateneo Pasquale Russo e l'ex rettore Claudio Roveda (i fatti contestati risalgono al 2016-2018). Il candidato governatore del centrosinistra: «Siamo sempre stati contrari, quanto emerso è gravissimo»

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Foto d’archivio

Esami facili alla Link campus university di Roma, condannato il fondatore, l’ex ministro Vincenzo Scotti: cinque anni e sei mesi. La sentenza di primo grado al tribunale di Firenze. Stessa pena per l’allora direttore generale dell’ateneo Pasquale Russo e l’ex rettore Claudio Roveda.

Le accuse erano di falso e associazione per delinquere. La Link university e la volontà di aprire sedi a Macerata (Odontoiatria), Ascoli, Fano ha generato un grande dibattito nei mesi scorsi con gli atenei che si sono schierati contro l’apertura della Regione ad aprire.

Dopo la sentenza è intervenuto il candidato governatore Matteo Ricci: «Nelle Marche abbiamo un sistema universitario serio, radicato nei territori, che va tutelato e potenziato. Non possiamo permettere che università come la Link, già coinvolte in scandali giudiziari, trovino spazio qui, grazie al sostegno di Acquaroli e della sua giunta che, anche in questo caso, dimostrano di mettere gli interessi di partito davanti agli interessi della comunità. Noi siamo sempre stati contrari, e lo diciamo da mesi, prima ancora della sentenza sul caso ‘esami facili’ che ha interessato la Link Campus University. Non sono un giustizialista, ma quanto emerso è gravissimo. È un modello di università che non vogliamo vedere nelle Marche. Serve invece pensare a un patto regionale tra le università marchigiane per offrire una formazione di qualità, accessibile a tutti, e che garantisca vera mobilità sociale. L’università non può essere un privilegio per pochi o una scorciatoia per furbi» così Matteo Ricci, europarlamentare Pd e candidato alla presidenza della Regione Marche.

Tornando al processo di Firenze, secondo l’accusa tra il 2016 e il 2018 fu messo in piedi un sistema illecito per far ottenere titoli di studio a decine di agenti di polizia, iscritti tramite il sindacato Siulp, senza sostenere esami regolari.

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