Simone Giglietti
Con oltre 152 milioni di euro di esportazioni verso gli Stati Uniti nel 2024, le imprese della provincia di Macerata rischiano di essere fortemente penalizzate dall’annunciato aumento dei dazi del 30% sulle merci europee, in vigore dal 1° agosto. È l’allarme lanciato da Cna Macerata, che definisce la misura statunitense un duro colpo per l’economia locale, fondata in gran parte su piccole e medie imprese.
Secondo i dati elaborati dal Centro studi Cna Marche su fonte Istat, gli Usa si confermano il primo mercato extra-Ue per le Marche, con un valore stimato intorno a 1,2 miliardi di euro, pari al 9% dell’intero export regionale. Nella sola provincia di Macerata, il settore calzaturiero ha generato quasi 46 milioni di euro di export nel 2024, seguito da meccanica, abbigliamento, agroalimentare e arredo. «Questi dazi mettono seriamente a rischio la tenuta di un tessuto produttivo basato su micro e piccole imprese, che non hanno la forza di assorbire aumenti di costo di questa portata», dichiara il presidente di Cna Macerata, Simone Giglietti. Da qui l’appello a un intervento rapido da parte dell’Europa e del Governo italiano.
Cna Macerata si unisce infatti alla Confederazione nazionale nel chiedere una risposta compatta da parte dell’Unione Europea, sottolineando come le divisioni interne rischino di indebolire le trattative con Washington. Al tempo stesso, l’associazione rilancia l’urgenza di riaprire il tavolo di confronto a Palazzo Chigi, come indicato dal presidente nazionale Cna, Dario Costantini. «È indispensabile intervenire su tre fronti: semplificazione e sburocratizzazione, riduzione del costo dell’energia, e strumenti concreti di accompagnamento verso nuovi mercati esteri – prosegue Giglietti – abbiamo oltre 90mila imprese in Italia con potenzialità di export non ancora espresse: vanno messe nelle condizioni di farlo». La Cna maceratese sollecita inoltre un piano straordinario per sostenere l’adattamento delle imprese più esposte, prendendo a modello quanto avvenuto dopo la chiusura del mercato russo. «Le imprese marchigiane hanno già dimostrato grande capacità di reazione, ma oggi serve una politica industriale che acceleri questo processo. Le istituzioni devono essere alleate concrete di chi esporta e crea lavoro nei territori», conclude Giglietti.
Marco Ragni, presidente di Confindustria Macerata
Anche Marco Ragni, neo eletto presidente di Confindustria Macerata, è preoccupato per la questione dazi. «Un colpo durissimo per l’industria manifatturiera marchigiana, già provata da anni di crisi, rincari energetici, difficoltà logistiche e incertezze normative – evidenzia Ragni – l’impatto sul nostro territorio rischia di essere drammatico, non solo sul piano economico, ma anche su quello sociale. Le imprese che oggi ancora investono, esportano e danno lavoro sono le stesse che si troveranno domani a fronteggiare un mercato distorto da logiche protezionistiche e da decisioni unilaterali. Il rischio è che, oltre al fatturato, venga intaccato anche l’equilibrio di comunità locali che vivono grazie all’impresa e al lavoro».
Purtroppo, secondo Ragni, l’Europa non sta rispondendo con la prontezza e la coesione che la situazione richiederebbe. «Le trattative condotte in queste settimane non hanno prodotto risultati tangibili, né segnali di reale fermezza nei confronti di chi adotta strategie muscolari a scapito del multilateralismo – dice l’ad della Fatar – e se da un lato gli Stati Uniti perseguono con determinazione la logica del “divide et impera”, ci auguriamo di non assistere alla reazione opposta e disorganica di un’Europa che si frantuma in interessi nazionali, dimenticando il valore della solidarietà e della forza collettiva. Oggi più che mai è il momento di agire con coraggio. Serve un’Europa che parli con una sola voce, che difenda le sue eccellenze produttive e che costruisca alleanze strategiche con partner che condividono le stesse sfide e valori: Giappone, Corea del Sud e Canada per citarne alcuni. Solo con una rete di collaborazione internazionale possiamo evitare che il mondo si chiuda in sé stesso, generando sfiducia, povertà e nuove disuguaglianze. La lezione storica è chiara. Il “divide et impera” è un metodo antico, romano. Ma non abbiamo nulla da imparare da chi lo usa oggi per disgregare ciò che abbiamo costruito con decenni di cooperazione, progresso e pace. Le imprese italiane, e quelle maceratesi in particolare, non hanno bisogno di protezione, ma di regole giuste, di mercati aperti, di istituzioni solide. Sono realtà che hanno saputo imporsi nel mondo grazie alla qualità, alla creatività e alla capacità di innovare. Spetta alla politica, a tutti i livelli, garantirne oggi la sopravvivenza, per non compromettere irrimediabilmente la possibilità di uno sviluppo futuro. Non c’è crescita possibile senza unità. Non c’è competitività senza visione. Non c’è futuro senza coraggio».
«Dazi Usa, sconfitta per tutti: nel Maceratese è di 152 milioni l’export a stelle e strisce»
Andate a chiedere al presidente del consiglio Giorgia Meloni,al suo socio Salvini e tutti i fans che volevano che vincesse Trump.......
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Il nostro Donald spara dazi perché Putin lo delude, ma appena deciderà di sfogarsi bombardando Mosca a tappeto sta nuttata dei dazi passerà subito, perlomeno così mi sembra di aver capito quando ho guardato l’ultima puntata della telenovela “Casa Blanca”.
il vero dramma per noi italiani,se venisse confermata la politica protezionistica,che,poi,non comporta gli effetti di una volta, quando la produzione dipendeva molto dal lavoro manuale,oggi sostituito dalla tecnologia,verrà dal mercato interno,in crisi netta per i bassi salari e per il forte ridimensionamento dei servizi pubblici a beneficio di quelli privati,che costano.