L’avvocato Giuseppe Bommarito
di Giuseppe Bommarito*
Pare che sia impossibile fermare i truffatori che usano lo schema Ponzi. Vanno avanti impuniti e seguitano, nonostante tutto, a raccogliere soldi da ingenui cittadini benestanti che partecipano soddisfatti a lauti aperitivi o a cene di lusso, con musica, intrattenimento, gadget, tutti eventi organizzati con l’aiuto di compiacenti direttori di filiali bancarie o di uffici postali (che segnalano occultamente i clienti da invitare, ovviamente quelli con maggiore liquidità), nel corso dei quali presunti esperti che si spacciano come trader, senza esserlo, promettono performance finanziarie ad alto livello, molto allettanti, dal 20 al 40 per cento, a seguito di sostanziosi finanziamenti effettuati dai presenti. Si tratta, come è noto, di truffe on line, solitamente dal rilevantissimo importo.
Addirittura, in alcuni casi, la fruttuosità dell’investimento – per essere più convincenti nel caso che ha interessato la nostra zona – veniva dimostrata in diretta ai partecipanti investitori, che si vedevano arrivare nel bel mezzo della cena, con bonifici immediati sui loro conti correnti, somme che variavano dai 150 euro in su. Soldi facili, guadagnati in un attimo, che avevano anche l’effetto di adulare e trascinare altri malcapitati ancora incerti sul da farsi e portarli con i loro soldi, magari faticosamente guadagnati, all’interno del giro infernale messo in piedi appositamente per ingannare tante persone perbene.
Naturalmente, secondo il classico schema Ponzi, la faccenda andava avanti positivamente per qualche mese (cioè sino a quando si trovavano nuovi investitori disposti a farsi bellamente truffare e garantivano nuova liquidità, utilizzata per pagare gli alti interessi ai primi soggetti coinvolti), poi di interessi non si parlava più e alla fine spariva per tutti anche la somma investita. Ai truffati che protestavano e cominciavano ad alzare la voce si parlava di investimenti sbagliati, di piattaforme dedicate al gioco in Borsa che si rivelavano non performanti, di broker disonesti, di sequestri in atto, e nel frattempo i tanti soldi raccolti semplicemente sparivano, con operazioni di alta ingegneria finanziaria, in conti esteri o in canali strani tipo criptovalute e simili.
Così con un pugno di mosche in mano, o meglio con in mano un contratto di finanziamento che è una vera e propria supercazzola, sono rimaste decine e decine di investitori, convinti di aver fatto l’affare della vita, persone di variegata estrazione sociale, anche elevata, costrette alla fine del giro a versare lacrime amare sulla propria creduloneria.
A fermarli non ci sono riuscite “Le Iene”, la popolare trasmissione di inchiesta di Italia 1, che nel marzo 2021 mandò in onda (dopo un precedente servizio del dicembre 2020) una documentatissima inchiesta sulle frodi compiute a Civitanova e dintorni con lo schema Ponzi per un importo superiore ai dieci milioni di euro, e, quando ormai era troppo tardi, scatenò una inutile corsa al rimborso.
Non c’è riuscito il tribunale di Macerata, interessato da alcune istanze di fallimento di soggetti che, proprio dal servizio delle Iene scoprirono di essere stati ingannati per somme anche molto ingenti incautamente affidate ad una fantomatica società di trading dal risibile volume d’affari, la Picenum s.p.a., priva anche delle dovute autorizzazioni: nel giugno 2021 il tribunale ne dichiarò in effetti il fallimento, nel quale si inserirono, per i loro crediti, destinati a rimanere insoddisfatti, oltre 250 creditori per un importo complessivo che appunto si aggira sui dieci milioni di euro (a solo parziale dimostrazione dell’enormità della vicenda); ma le truffe poi sono continuate.
Non ci sono riuscite nemmeno le Procure di Macerata e di Fermo, ove confluirono, quando la verità venne a galla, un mare di denunzie per truffe nei riguardi degli amministratori formali e di fatto della Picenum spa. Gli inquirenti fecero tutti gli accertamenti del caso, ma poi, benchè nella sostanza si trattasse di maxi-truffe, furono costretti ad archiviare perché il reato denunziato, la truffa, magari aggravata, appariva giuridicamente “impossibile” proprio per le caratteristiche intrinseche dei singoli casi, che ben potevano e dovevano essere immediatamente percepite dalle vittime (come la nota truffa della vendita del Colosseo a quattro soldi). In altri termini, proporre interessi che andavano dal 20 al 40 per cento, in un contesto in cui il mercato azionario in quel periodo riusciva faticosamente a garantire il 4 per cento, costituiva una risibile favoletta che non si teneva in piedi, che non poteva tenersi in piedi, e quindi nei fatti lamentati non era possibile intravedere, in termini giuridici, una truffa, ma solo una colossale e imperdonabile ingenuità che qualcuno ha pagato molto cara (c’è pure chi tra le vittime, resosi conto dell’inganno e della cifra persa, si è tolto la vita).
Oggi il fallimento della Picenum spa è ancora in corso, e probabilmente in quella sede si starà valutando la sussistenza di reati fallimentari in capo al legale rappresentante della società.
Nel frattempo la Picenum sarebbe stata sostituita da un’altra società, la Sirkel Group di Roma, e benchè messa in liquidazione, continua ad operare anche la First Trading Society srl (Fts), con sede a Civitanova. E il giro continuerebbe a macinare milioni di euro che poi sparirebbero.
La Fts si presentava come una sorta di accademia del trading, addirittura la più famosa del centro Italia, benchè i suoi collaboratori fossero privi del relativo patentino, il tutto secondo la strategia e le consolidate tattiche d’attacco dell’avvocato Salvatore Cipolla, che sarebbe l’uomo che, secondo il racconto delle vittime stesse, avrebbe ideato e organizzato il meccanismo truffaldino. A lui si affiancherebbero soci occulti e prestanome.
La Fts, operativa anche in Abruzzo, in realtà riceveva i soldi raccolti dalla Picenum spa in teoria per “lavorarli” e farli fruttare sulle varie piattaforme di investimento, e ogni mese fatturava a quest’ultima 50-60mila euro per cosiddette “strategie di mercato” o “consulenze”, del tutto fittizie (in realtà questa somma se ne andava per lauti stipendi, auto di lusso, viaggi d’affari), oppure, se esistenti, del tutto fallimentari, visti gli esiti degli investimenti delle centinaia di cittadini truffati.
Naturalmente la Fts operava senza alcuna procedura di gestione e garanzia del rischio, che pure sono imposte sia da un Regolamento della UE, n. 2312/2013, che dal Regolamento Banca d’Italia e Consob del 19 gennaio 2015.
La mente di tutto – come si è detto – è Cipolla, avvocato napoletano che svolge attività di trading da oltre 15 anni, già condannato per la vendita di prodotti finanziari inesistenti, che opera raccogliendo fondi da privati e schermando il tutto con un contratto di trust, mai registrato, con tutto quanto ne consegue in termini di imposte e tasse. Benchè abbia cercato di rimanere sempre nell’ombra, era in realtà l’unico a gestire sia la Fts che Picenum spa. Cipolla continua imperterrito ad operare raccogliendo, per interposta persona, soldi a palate, di fatto svolgendo attività di trading senza averne titolo e senza procedere a norma di legge, ad esempio fornendo ai potenziali investitori un analitico prospetto informativo sui possibili rischi e benefici.
Ha inoltre aperto fiduciarie e conti correnti all’estero (Inghilterra, Germania, Cipro, Lituania, Bulgaria, Malta) con contratti trust a suo nome o a nome di un soggetto albanese, una collaboratrice che svolge tutt’altra professione, che di recente si è aggiunta alla squadra del Cipolla.
Ora la cosa che viene da chiedersi è come sia possibile che Salvatore Cipolla ancora operi (l’ultima maxi-truffa, per oltre cinque milioni di euro, ad Apice, nel Sannio, nell’aprile 2025), come la Fts ancora possa spacciarsi per una società di trading, perché non si indaghi sui vari collaboratori, perchè non vengano bloccati i suoi prestanome, tutti individuati e ben presenti agli inquirenti.
*Presidente Ass.ne “Con Nicola, oltre il deserto di indifferenza”
Ottimo pezzo, ma va diffusa la consapevolezza che il 20% di interessi è irreali
Paola Formica ... in verità no.
Paola Formica è assolutamente possibile ottenere rendimenti così alti, sicuramente però non tramite questi sistemi truffaldini
A tacer del fatto che lavv. Salvatore Cipolla non risulta iscritto ad alcun albo professionale di avvocati in Italia. Consiglio ai lettori, quando hanno a che fare con chi si fregia del titolo di avvocato, di controllare che egli lo sia veramente, verificandolo sullAlbo nazionale: https://www.consiglionazionaleforense.it/web/cnf/ricerca-avvocati Se è vero che un avvocato già iscritto ad un ordine professionale, una volta cancellatosi può continuare a fregiarsi del titolo di avvocato, tuttavia deve specificare che non è più iscritto. Dunque chiamare il proprio studio Studio Legale & Finanziario Avv. Cipolla Salvatoresenza specificare di non essere iscritti ad alcun albo professionale, dovrebbe mettere subito in allarme. A prescindere che un vero avvocato in genere antepone sempre il suo nome di battesimo al cognome.
L' avidità
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Complimenti all’avvocato BOMMARITO per l’articolo su una truffa di cui non si sentiva più parlare dal 2021 dopo la trasmissione LE IENE che ha coinvolto diversi ingenui che hanno perso tutto per credere a mirabolanti guadagni secondo il collaudato SCHEMA PONZI replicato molte volte in altre zone d’Italia.