Una chiesa ancora ferita dal tempo, ma mai abbandonata dal cuore della comunità. È qui, nella suggestiva cornice della chiesa di Santa Maria in Pacigliano, che la scorsa domenica ha preso vita la mostra “Spes non confundit – La Speranza non delude”, ispirata alla bolla di indizione del Giubileo 2025 di Papa Francesco. Un’iniziativa che ha unito arte, spiritualità e territorio in un abbraccio collettivo, rendendo la piazza antistante la chiesa – edificio ancora in attesa di restauro – un museo a cielo aperto dove il messaggio di resilienza ha preso forma concreta.
Promossa dall’associazione Pacigliano eventi, la mostra ha saputo trasformare un luogo sospeso in una scena vibrante, in cui 26 artisti hanno dialogato attraverso pittura, scultura e fotografia con il tema della speranza come forza generatrice, come sguardo rivolto al futuro, come invito a non cedere allo sconforto.
Tra le presenze, il parroco don Fabio Moretti, da poco tornato da un lungo periodo di studi in Terra Santa. Accanto a lui, il sindaco di Corridonia, Giuliana Giampaoli, e l’assessore alla Cultura, Massimo Cesca.
I protagonisti di questa esperienza artistica sono stati: Silvio Craia, Claudio Angelini, Valerio Valeri, Fausto Luzi, Claudio Marcozzi, Alda Carletti, Ewa Blaszak, Giulio Perfetti, Gabriella Cesca, Pina Fiori, Silvio Natali, Ivan Biondi, Cagliostro, Leonardo Serafini, Agostino Cartuccia, Riccardo Garbuglia, Daniela Ripani, Lucia Spagnolo, Mario Migliorelli, Marisa Cesanelli, Pino Branchesi, Costantino Castorio, Ruudt Wackers, Maria Teresa Pancella, Egidio Del Bianco e Alberto Teodori. A completare il quadro emotivo, la composizione poetica di Luciana Salvucci.
È intervenuta anche Giuliana Pascucci, responsabile scientifica e curatrice dei Musei civici di Palazzo Buonaccorsi di Macerata, che ha sottolineato l’importanza dell’arte come motore di trasformazione per i territori. «L’arte contemporanea – ha affermato Pascucci – non è solo espressione individuale, ma un gesto collettivo che rigenera luoghi, costruisce legami e apre nuovi orizzonti. È un atto di fiducia verso il presente e verso ciò che possiamo ancora diventare».
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