Casa abusiva con droga e armi:
sgominata rete criminale
legata alla ’Ndrangheta

ALL'ALBA maxi-operazione antidroga nelle Marche: 14 gli arresti totali della polizia di Ascoli e Ancona. Al vertice del sodalizio un uomo che veniva chiamato "zio"

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Il blitz all’alba

Alle prime ore dell’alba di oggi, la Squadra mobile di Ascoli Piceno e il Sisco di Ancona hanno diretto un blitz (oltre 100 gli agenti coinvolti) che ha messo in ginocchio, dopo una lunga e articolata attività investigativa diretta dalla Procura Distrettuale Antimafia di Ancona, un’associazione criminale operante nel traffico di stupefacenti nella Regione. Quattordici le ordinanze di custodia cautelare, 12 in carcere e due ai domiciliari (5 colti in flagranza di reato), tutti gravemente indiziati di aver posto in essere condotte riconducibili ad un’associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, ed altre condotte riconducibili alla illecita detenzione di più armi comuni da sparo e da guerra.

Costoro sono accusati di far parte di un’organizzazione criminale operante nella zona di Ascoli, in quella limitrofa di Teramo nonché in altre regioni d’Italia. Il capo del gruppo è stato individuato in un individuo calabrese di 50 anni, M. V., già noto per associazione a delinquere di stampo mafioso, in passato legato ad una cosca di ‘ndrangheta (Vrenna-Corigliano-Bonaventura) e già condannato per traffico di stupefacenti, ricettazione ed evasione.

Dalle indagini – inizialmente coordinate da Ascoli, poi da Catanzaro e infine confluite alla Procura Antimafia di Ancona – è emerso un serio quadro probatorio in ordine all’esistenza di un gruppo criminale stabile, organizzato e diretto dal principale indagato, che in casa, la sua base operativa, aveva la disponibilità di armi – due pistole a tamburo, un fucile a canne mozze ed una bomba a mano, sebbene priva della carica esplosiva – utilizzate per intimidazioni non solo nei riguardi dei concorrenti nel mercato della droga, ma anche verso i suoi stessi sodali e nei confronti di chiunque volesse provare a sfidarlo (il gruppo aveva l’ulteriore disponibilità di una pistola semiautomatica calibro 9 x 21).

L’organizzazione aveva insomma assunto la fisionomia di un clan che, attraverso l’utilizzo di armi, violenza e ritorsioni, stava conquistando il mercato della droga (cocaina, eroina e hashish) nella provincia di Ascoli Piceno e, in particolare, nella zona costiera di San Benedetto del Tronto. L’uomo veniva da tutti chiamato “zio”, un termine che lo indicava a capo della struttura, da qui la denominazione dell’operazione antidroga “Grandsons”.

La base logistica di tutto ciò era in una casa abusiva di Porto d’Ascoli, utilizzata per nascondere droga e armi sotto terra e decorata con leoni e mosaici, simboli di potere.

Figura importante, all’interno dell’organizzazione, anche un cittadino di origine albanese di 33 anni, pregiudicato per reati in materia di stupefacenti e residente in un Comune della provincia di Teramo, che risultava interessato ad una coltivazione di una piantagione di marijuana in Spagna da trasportare verosimilmente in Italia.

Nell’associazione criminale rapporti di parentela. Coinvolte anche donne (3 arrestate, 2 ai domiciliari) e pure minori, che svolgevano mansioni operative nella vasta gerarchia dell’organizzazione. Gli associati si erano insediati nel territorio della provincia di Ascoli Piceno seguendo gli schemi tipici delle ‘ndrine calabresi e, alcuni di loro, continuavano a commettere reati anche dal carcere, cedendo droga e comunicando all’esterno con cellulari e “pizzini”.

Ulteriori dettagli saranno forniti durante la conferenza stampa che si terrà presso la Questura di Ancona nel corso della mattinata di oggi alla presenza del Procuratore della Repubblica di Ancona, del Dirigente della Squadra Mobile di Ascoli e del Direttore della Sisco di Ancona.

 



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