Il cammino di Jacopo e Davide
nelle terre ferite dal sisma:
«Ripartire dalle aree interne»

INIZIATIVA - I due volontari di Legambiente hanno attraversato i borghi dell'Appennino marchigiano. Per il Maceratese hanno fatto tappa a Camerino, Fiastra, Esanatoglia e Sarnano. «Non sono terre perdute ma laboratori di resilienza»

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La tappa in un’area Sae

Un viaggio a piedi nel cuore delle aree interne per accendere i riflettori sulle criticità ma anche ammirare, riscoprire il senso di comunità e accoglienza. È il Cammino delle terre perdute percorso da Jacopo Ghilardi e Davide Prezzavento – due giovani volontari Legambiente – che, partiti da Ascoli Piceno hanno attraversato le aree interne delle Marche. Un viaggio che è molto più di un semplice percorso escursionistico: è un gesto civile, un’iniziativa di denuncia e, soprattutto, un’esperienza umana capace di restituire valore a territori spesso dimenticati.

L’iniziativa, intitolata appunto il Cammino delle terre perdute, si è svolta dal 24 maggio a oggi (venerdì 30) attraversando borghi e vallate dell’Appennino marchigiano: da Ascoli Piceno a Fabriano, passando per Palmiano, Comunanza, Sarnano, Fiastra, Camerino ed Esanatoglia. Il cammino ha unito natura, cultura e impegno civico, portando all’attenzione pubblica le grandi difficoltà che attraversano le aree interne italiane: lo spopolamento, la carenza di servizi, l’isolamento infrastrutturale. Ma ha anche mostrato l’altra faccia della medaglia: quella della resistenza e della forza delle comunità locali, capaci ancora oggi di accogliere, curare, ascoltare. Determinante per la riuscita del cammino è stata l’accoglienza ricevuta lungo ogni tappa del percorso. Non si è trattato solo di trovare un posto dove dormire, ma di essere accolti da comunità generose, amministrazioni sensibili e realtà associative vive.

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Jacopo Ghilardi e Davide Prezzavento durante il cammino

A Palmiano, i viaggiatori hanno trovato ospitalità presso il rifugio comunale, grazie alla disponibilità dell’amministrazione locale. A Comunanza, la Pro Loco locale ha offerto supporto e vicinanza, confermando un forte senso di appartenenza al territorio. A Sarnano, spazi pubblici e servizi sono stati messi a disposizione. Nel territorio di Fiastra, a San Lorenzo al Lago, l’accoglienza si è concretizzata grazie al supporto essenziale della presidente del settore turismo per il Cna di Macerata Emanuela Leli, esempio concreto di una solidarietà che si attiva spontaneamente.

A Camerino, l’associazione IoNonCrollo ha aperto le porte del Quartiere delle associazioni, dimostrando quanto il mondo del volontariato sia oggi un pilastro per la tenuta sociale delle aree interne che hanno subito gli effetti del terremoto. A Esanatoglia, l’ostello comunale ha offerto un riparo accogliente, grazie anche al coinvolgimento della Pro Loco e alla disponibilità del sindaco.

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Il Cammino delle terre perdute si inserisce all’interno della Campagna Nazionale “Voler Bene all’Italia” promossa da Legambiente, che da anni lavora per dare voce ai piccoli Comuni e alle aree interne del Paese. Questa iniziativa ne incarna pienamente lo spirito: un invito a prendersi cura di quei luoghi lontani dai riflettori, ma centrali per un futuro più sostenibile, più giusto e più coeso. Tutto il racconto fatto di foto, testimonianze video e interviste è stato pubblicato ed è disponibile sui canali social di Legambiente Marche.

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«Camminare attraverso questi territori significa attraversare silenzi e paesaggi, ma anche incontrare storie di tenacia, cura e speranza – evidenzia Legambiente -. Significa toccare con mano le difficoltà quotidiane legate allo spopolamento, alla mancanza di servizi, al progressivo abbandono delle istituzioni. Ma significa anche – e soprattutto – incontrare persone che, contro ogni previsione, continuano a credere in un futuro possibile, fatto di comunità, relazioni e appartenenza. Le aree interne non sono solo luoghi fragili, ma anche laboratori di resilienza. Piccoli Comuni, associazioni, cittadini: sono loro che mantengono vivi questi territori, spesso in silenzio, senza visibilità né riconoscimento. Ripartire dalle aree interne – prosegue l’associazione – non è solo un dovere di giustizia territoriale, ma un’occasione per immaginare un nuovo modello di sviluppo: più umano, più vicino ai bisogni reali delle persone. Il Cammino delle Terre Perdute ricorda che queste non sono terre marginali, ma centrali per costruire un’Italia più equilibrata. Non sono terre perdute, ma luoghi che chiedono di essere ascoltati. E soprattutto, terre che, con dignità e coraggio, continuano a resistere».



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