La consegna del diploma accademico a Bonsanti
di Mauro Giustozzi
«Fare il restauratore è la cosa più bella del mondo e visto che si vive una sola volta invito i giovani ad intraprendere questo mestiere». E se lo dice Giorgio Bonsanti, storico dell’arte, esperto di restauro, curatore di mostre, studioso, arrivato ad 80 anni ma sempre innamorato della sua professione c’è da crederci.
Anche per questo l’Accademia di Belle Arti di Macerata stamattina gli ha conferito il diploma accademico ad honorem durante una cerimonia molto affollata tenutasi all’auditorium della biblioteca Mozzi Borgetti dove autorità istituzionali, docenti e studenti di Abamc hanno accolto il docente fiorentino. A lui si deve l’introduzione dei corsi di restauro quinquennali all’interno delle Accademie di belle arti, ha “ritoccato” capolavori come il Tondo Doni di Michelangelo e gli affreschi del Beato Angelico nel convento di San Marco, ma anche opere pittoriche di Caravaggio e Botticelli.
Giorgio Bonsanti
Dopo il saluto portato da Gianni Dessì presidente Abamc e l’intervento inaugurale di Piergiorgio Capparucci direttore dell’accademia di Belle Arti si è tenuta la laudatio affidata alla docente Francesca Aloisio e subito dopo Bonsanti ha tenuto la sua lectio magistralis dal titolo “La professione di restauratore dal passato al futuro”. «Sono molto felice per questa giornata, perché vedere che il proprio lavoro viene riconosciuto come utile e importante da un’istituzione come l’Accademia di Belle Arti non può che fare piacere – ha detto Bonsanti – questa istituzione ha una grande tradizione ma pure un grande presente quindi per chi, come me, ha compiuto studi nell’ambito della storia dell’arte e del restauro non poteva arrivare un riconoscimento da un’istituzione più prestigiosa di questa. Ho avuto modo di esaminare i corsi di restauro di Abamc quando sono stato presidente, per diversi anni, della Commissione interministeriale per gli accreditamenti per l’insegnamento. L’Accademia di Macerata è pienamente in grado di impartire insegnamenti che equivalgono ad una laurea magistrale quinquennale. Per secoli la figura del restauratore è stata vista come si trattasse di un artigiano di livello medio-basso. Da un certo punto in poi è iniziato un percorso che ci ha fatto raggiungere i livelli attuali che sono quelli che vedono questa figura essenziale per la civiltà attuale. Ad un giovane che si approccia a questo mestiere di prenderlo sul serio e di fare di tutto per rimanere in questo ambito perché è la professione più bella di tutti. Visto che si vive una sola volta e se uno ha una particolare predilezione o predisposizione per il restauro fa bene ad insistere».
Bonsanti è una figura di spicco dal curriculum ricchissimo che racconta un impegno costante nella conservazione e nella valorizzazione dei beni culturali. Direttore della Galleria Estense di Modena e a Firenze delle Cappelle Medicee, del Museo di San Marco, della Galleria dell’Accademia e dell’Ufficio restauri.
Il presidente dell’Accademia Gianni Dessì
«Il conferimento dell’honoris causa è un momento che chiama a raccolta tutta l’Accademia perché segna delle eccellenze nella nostra società e dà dei punti prospettici alla nostra attività – ha detto il presidente di Abamc, Dessì – la realtà dell’insegnamento del restauro è importante per noi, per l’Italia e direi per il mondo intero. Noi stabiliamo un’eccellenza assoluta su questo argomento e un’Accademia di Belle Arti deve prestare grande attenzione ad una possibilità che è conoscenza del mondo ma anche un’opportunità di lavoro straordinaria perché qualsiasi persona che esce formata da noi ha una qualificazione che lo può portare veramente a lavorare in qualsiasi parte del mondo ed è parecchio ricercata. Abamc è oramai un punto di riferimento nazionale, lo abbiamo visto in tante occasioni, non ultima che ci sono stati affidati fondi per avere una sede migliore e più spaziosa. Vediamo di poterla gestire perché la situazione non è così semplice, ma noi proviamo a fare la nostra parte». E nel merito il presidente ha voluto ribadire come «la situazione della nuova sede che abbiamo acquistato in piazza Mazzini è conosciuta. I fondi ci sono, però finché restano sulla carta i cantieri non si aprono. Dobbiamo stabilire un contatto proficuo col ministero affinché ci garantisca l’erogazione del flusso economico attraverso il quale si può mandare avanti una progettualità per quello che c’è da realizzare, non possiamo andare alla cieca. Il problema ora è mettere assieme la macchina per far sì che questa cosa marci».
Tra le autorità intervenute anche il vescovo di Macerata Nazzareno Marconi che ha tenuto a rassicurare i giovani del corso di restauro dell’Accademia perché per «almeno per altri 200 anni l’intelligenza artificiale non potrà fare restauri e il vostro lavoro è al sicuro» mentre il rettore di Unimc, John McCourt ha ribadito come «la convenzione sottoscritta con Abamc ha stretto i rapporti tra le nostre istituzioni visto che ci sono percorso che si possono fare insieme perché complementari». Infine l’assessore alla Cultura Katiuscia Cassetta ha sottolineato che «Macerata è un esempio in tema di restauro e conservazione del patrimonio. Viviamo in una comunità che si prende cura del patrimonio che abbiamo ricevuto da chi ci ha preceduto, e nella nostra rete museale sono stati accolti studenti per interventi qualificati di restauro».
Da sinistra: Katiuscia Cassetta, assessore comunale alla cultura, il vescovo Nazzareno Marconi e Giorgio Bonsanti
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