Da sinistra: Franco Capponi, sindaco di Treia; Mauro Sclavi, sindaco di Tolentino; Emilio Bianco coordinatore Ecoforum regionali Legambiente: Marco Ciarulli, presidente di Legambiente Marche
di Mauro Giustozzi
Un focus sulla provincia di Macerata, tra luci e ombre di un territorio che con il modello Cosmari può ancora rappresentare il faro che guida l’intera regione nella gestione virtuosa dei rifiuti. Ma anche i temi legati al termovalorizzatore, alla mancata individuazione della discarica provinciale, ad una raccolta rifiuti porta a porta che viaggia con metodologie diversi da un comune all’altro. L’hotel Grassetti di Corridonia ha ospitato stamattina la nona edizione di “Ecoforum Marche”, iniziativa di Legambiente sui temi dell’economia circolare e della corretta gestione dei rifiuti urbani.
Da sinistra: Paolo Gattafoni, presidente Cosmari, e i sindaci di Treia e Tolentino Franco Capponi e Muaro Sclavi
La questione del termovalorizzatore è stata subito affrontata dal sindaco di Tolentino, Mauro Sclavi. «La problematica dei rifiuti ci vede centrali perché il Cosmari esiste sul nostro territorio, la nostra zona è baricentrica a livello regionale – ha detto il primo cittadino – come consiglio comunale ci siamo espressi contro il termovalorizzatore classico, cioè a combustione aperta. Due i problemi: il primo è il controllo dei fumi che vengono fatti durante l’emissione, la seconda è che se si fa un unico termovalorizzatore nelle Marche la problematica la crea il trasporto su gomma che da tutta la regione arriva in un unico punto per conferire il materiale. La soluzione io non ce l’ho, posso dare però delle indicazioni: potremo ottimizzare l’utilizzo di una termovalorizzazione diversa cioè a gassificazione, ovvero al plasma, una tecnologia che serve per vaporizzare le sostanze organiche. Quindi non bruciare le sostanze che vengono messe all’interno ma gassificarle. Potrebbe essere fatta nel Cosmari lasciando accanto la raccolta differenziata che deve essere ancor più implementata. Diciamo no invece al termovalorizzatore unico regionale».
Sul tema del piano rifiuti regionale dei ritardi accumulato dalla politica si è soffermato Franco Capponi, tra i dieci sindaci firmatari del documento “Salviamo il Cosmari”. «Il piano regionale rifiuti è stato poco partecipato dagli amministratori locali ed arriva a 10 anni da quello precedente che pure non faceva scelte definitive, lasciando l’impostazione sui cinque ambiti provinciali – ha ribadito – le indicazioni del piano regionale sono in contrasto con quanto si fa al Cosmari: l’impianto è progettato per la valorizzazione energetica del rifiuto organico ma questo progetto è stato abbandonato ed il piano invita invece a non abbandonare questa strada. Si è persa l’opportunità di un impianto di riciclo pannolini finanziato col Pnrr e questo deriva dal fatto che la Regione non ha fatto una scelta perché poteva coprire il fabbisogno di tutte le Marche. Poi c’è un problema di impiantistica, quella del Cosmari che va adeguata e soprattutto non abbiamo la discarica, colpa della politica che negli ultimi 10 anni non è riuscita a decidere il piano discariche. Per non parlare della tariffa puntuale che ci fa tornare indietro nella sperimentazione, visto che ogni comune va per la sua strada, ha un suo modello. Non si può presentare un modello di raccolta per ogni comune, saremo davvero alla frutta».
Chiamato in causa direttamente il Cosmari, presente col suo presidente Paolo Gattafoni. «Questo Cosmari non è affatto da buttare ma è da rinforzare – ha sottolineato Gattafoni – quello che ho cercato di fare è capire lo stato dell’arte dell’impiantistica: il consorzio, con la raccolta porta a porta ed il lavoro interno, occupa 600 persone mentre l’altro aspetto preminente è quello degli impianti. Quest’anno il Cosmari festeggia 30 anni: l’impianto dopo tanti anni è usurato ed ha bisogno di risorse ingenti per ammodernarlo e sistemarlo. Questo si scontra male col fare il bilancio in pareggio o leggermente in perdita ed al contempo distribuire lavoro nel territorio: sono due facce che mal si integrano quando si tratta di fare i conti. Però il Cosmari deve restare pubblico: e per farlo io dico che serve dire all’Ata di allungare il termine della scadenza del contratto previsto per il 2029, chiediamo un termine più lungo, spalmiamo gli investimenti che si aggirano su 80-100 milioni di euro in un termine di 10-15 anni, sollecitiamo la Regione nel farci finanziare qualcosa. Non è che io non voglia fare il biodigestore, che è la naturale integrazione dell’impianto di compostaggio, il problema sono gli investimenti che, perso il treno del Pnrr, devono attendere una prossima opportunità tramite qualche bando o i bonus energia».
La chiusura è toccata al presidente di Legambiente Marche, Marco Ciarulli che ha ribadito come «si debba uscire da questo stallo che non ci fa più crescere nella raccolta differenziata dei rifiuti. Nel piano regionale ci sono anche buone pratiche ma manca una chiave su come attuare queste pratiche. Come Legambiente siamo per l’economia circolare ma vorremmo che queste buone pratiche di prevenzione siano messe a sistema. Se lasciamo l’iniziativa ai singoli sindaci non andremo lontano. Ci piace molto meno il discorso del termovalorizzatore che significherebbe mortificare tutto quanto è stato fatto sinora. Questa idea che giunge oggi nelle Marche è la risposta a troppi anni di stallo: nella nostra regione abbiamo contestato ogni genere di impianto, anche quelli che portano economia circolare che sono necessari per liberarci da discariche e termovalorizzatore. Ci serve un patto forte tra cittadini, politica ed enti perché la visione locale è legittima, ma se si va in un territorio di più ampio respiro come una provincia o la regione dobbiamo trovare soluzioni comuni, altrimenti il termovalorizzatore è l’unico modo per affrontare il problema. Quindi parliamo di impianti di riciclo: una parte di politica vede la termovalorizzazione invece come fine ultimo. Se lo si apre nel 2032 ce lo terremo per i successivi 30 anni».
Sono stati infine premiati i “Comuni Rifiuti Free” delle Marche ovvero tutti quei Comuni che oltre a superare il 65% di raccolta differenziata riescono a tenere una bassa produzione di rifiuti da avviare a smaltimento (meno di 75 kg per abitante all’anno). Tra questi anche tre Comuni del Maceratese: Serrapetrona, Camporotondo e Monte San Giusto.
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