Cosmari, dieci sindaci in rivolta:
«Società sull’orlo del dissesto,
serve un cambio di passo»

RIFIUTI - A firmare il documento i primi cittadini di Caldarola (Giuseppe Fabbroni), Colmurano (Mirko Mari), Monte San Giusto (Andrea Gentili), Montecassiano (Leonardo Catena), Montecosaro (Lorella Cardinali), Montefano (Angela Barbieri), Montelupone (Rolando Pecora), Pollenza (Mauro Romoli), Porto Recanati (Andrea Michelini) e Treia (Franco Capponi): «Troppe scelte non condivise ci stanno portando verso l'inevitabile apertura ai privati. A Macerata con i cassonetti si torna indietro di 50 anni. Incomprensibile l'abbandono della realizzazione del digestore anaerobico e dell'impianto per i pannolini e sulla nuova discarica non si è nemmeno iniziato a parlare con Cingoli»

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Una riorganizzazione della raccolta che farebbe fare un salto indietro alla Provincia, la rinuncia alla realizzazione degli impianti di digestione anaerobica e di recupero pannolini, un programma di investimenti da 100 milioni di non semplice attuazione, il grande punto di domanda attorno alla nuova discarica. Un fronte trasversale, composto da 10 sindaci di area di centrosinistra (ma non solo), ha sottoscritto un documento unitario per chiedere al Cda del Cosmari un cambio di passo.

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Leonardo Catena e Franco Capponi, due dei sindaci firmatari

Un documento di otto pagine nel quale i sindaci di Caldarola (Giuseppe Fabbroni), Colmurano (Mirko Mari), Monte San Giusto (Andrea Gentili), Montecassiano (Leonardo Catena), Montecosaro (Lorella Cardinali), Montefano (Angela Barbieri), Montelupone (Rolando Pecora), Pollenza (Mauro Romoli), Porto Recanati (Andrea Michelini) e Treia (Franco Capponi) mettono nel mirino i dossier più scottanti sul tavolo del presidente Paolo Gattafoni.

«Questo documento nasce da un confronto di alcuni sindaci che non hanno condiviso le scelte avallate dalla maggioranza politica che ha eletto l’attuale cda e che non sono stati coinvolti nei passaggi fondamentali sul futuro dell’azienda – scrivono i sindaci nell’atto – il cda ha ritenuto di portare all’esame dell’assemblea generale del 20 febbraio 2025 un elaborato che, nella sua apparente completezza, presenta scelte e prospettive decisamente preoccupanti rispetto al futuro dell’azienda Cosmari. Quello che è stato diffuso rappresenta un chiaro messaggio all’esterno di una società sull’orlo del dissesto finanziario, che non è e non sarà in grado di portare avanti le scelte che l’attendono, aprendo così la strada a soggetti privati che si presenteranno quali “benefattori” pronti a coprire gli oltre 100 milioni di investimento previsti e a rimettere in carreggiata una società con un bilancio insostenibile. La maggioranza politica di destra già cinque anni fa, con l’indicazione del sindaco Pezzanesi Presidente, aveva buttato alle ortiche il lavoro svolto in precedenza sia per condivisione che visione sulle scelte strategiche nella gestione dei rifiuti di questa provincia. L’incompatibilità di Pezzanesi, la vuota transizione del presidente Rogante e l’attuale presidenza Gattafoni voluti dalla destra, hanno portato ad un blocco amministrativo e gestionale di cinque anni in cui non sono state assunte le necessarie scelte strategiche perdendo occasioni e fondi».

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I nuovi cassonetti smart a Corneto

Quindi l’analisi punto per punto. Mettendo nel mirino la scelta del Comune di Macerata di procedere alla sperimentazione dei cosiddetti “cassonetti intelligenti”. «Se è vero che si è compresa la disponibilità di molti Comuni, tra cui alcuni firmatari della presente, di consentire questa sperimentazione, è però anche vero che questo non significa in alcun modo porre sullo stesso piano questa iniziativa con l’introduzione dei green point attuata dal Cosmari nei due comuni di Castelraimondo e Monte San Giusto – affermano i “fantastici dieci” – infatti, quest’ultima iniziativa è espressamente prevista dal Piano d’Ambito per riqualificare la raccolta stradale dei rifiuti di organico, pannolini e vetro, che oggi sta creando notevoli disservizi e abbandoni. A Macerata, invece, si è voluto procedere al totale abbandono della raccolta porta a porta, in contrasto con la previsione di Piano, per tornare ad una raccolta interamente stradale. Il conferimento non è “controllato” per tutte le frazioni ma solo per l’indifferenziato, il resto sono semplici cassonetti o bidoni senza alcun controllo del conferimento, salvo il solo comando elettronico di apertura per alcuni e semplice apertura manuale. Quindi un ritorno di 50 anni indietro con i cassonetti stradali e non più la raccolta porta a porta».

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Andrea Michelini, sindaco di Porto Recanati

Quindi, l’abbandono de facto del progetto di realizzazione di un impianto di digestione anaerobica, di cui si è parlato per anni. «Non era un segreto la necessaria ristrutturazione dell’impianto di compostaggio che era stata da tempo prevista, visto che operava da oltre 25 anni – affermano i sindaci – risulta anche, però, che le precedenti amministrazioni della società avevano previsto di prevedere detto intervento all’interno del nuovo impianto di digestione anaerobica. Il mancato finanziamento del Pnrr sul progetto non aveva interrotto l’iter autorizzativo, ma si rendeva necessario procedere ad una riduzione delle opere.

Con la sorprendente decisione della Provincia del settembre scorso, guarda caso dopo pochi giorni dall’elezione del nuovo cda di Cosmari, che ha dichiarato decaduta la richiesta del Cosmari stesso per la realizzazione del biodigestore, l’amministrazione di questa società ha ritenuto di adeguarsi alla stessa, senza alcuna azione a tutela della stessa società ma facendo di fatto pagare ai comuni e ai cittadini un prezzo altissimo: 500mila euro di parcelle più 2,5 milioni, o forse il doppio, che il Cosmari dovrà accollarsi per trattare la frazione organica fuori regione per il tempo di sistemazione dell’impianto di compostaggio. Perché non si è presentato ricorso al Tar contro la decisione della Provincia? Ora il Cosmari dovrà procedere a reperire oltre 10 milioni per la sistemazione dell’impianto aerobico. Saremo un caso pressoché unico in Italia di rifacimento di un impianto aerobico senza inserimento dell’anaerobico».

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Andrea Gentili, sindaco di Monte San Giusto

E ancora: il caso dell’impianto di recupero dei pannolini. «Si è rinunciato con troppa leggerezza ad un finanziamento del Pnrr di 10 milioni di euro – dicono ancora i primi cittadini – la ditta Fater, che doveva realizzarlo, ha sì abbandonato il settore, ma davanti alla difficoltà di tutti i soggetti finanziati dal Pnrr per detti impianti è stato costituito un tavolo di coordinamento a cura di Legambiente per cercare di risolvere le difficoltà che si frapponevano all’avvio degli investimenti. Finalmente quando gli aspetti burocratici sembravano risolti molti impianti hanno iniziato la progettazione. Tranne pochissimi casi tra cui il Cosmari. La rinuncia a procedere alla realizzazione dell’impianto rappresenta un atto in pieno contrasto che le previsioni del Piano regionale e del Piano d’ambito, e quindi di una decisione di estrema gravità. Una decisione che fa perdere alla nostra provincia un importante strumento di qualificazione della raccolta differenziata al pari delle principali realtà più avanzate nel recupero dei rifiuti».

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Michele Vittori, sindaco di Cingoli: lui non è tra i firmatari del documento

Quindi la grande partita della nuova discarica. «Il sindaco di Cingoli aveva posto due condizioni: un parere positivo del Comune condizionato alla conclusione da parte dell’Ata dell’iter di individuazione almeno di una rosa di possibili indicazioni sulla futura discarica – rimarcano i sindaci – l’Ata si era impegnata a completare l’iter di individuazione entro il 31 dicembre 2024 e non lo ha fatto; e poi che venisse riconosciuto al Comune un adeguato ristoro in termini ambientali ed economico, con accordo diretto tra comune e Cosmari.

Accordo che non è stato ancora trovato. Così l’ampliamento di Cingoli slitterà, bene che vada, di un altro anno, con almeno una maggiore spesa della società per abbancamenti fuori provincia di oltre ulteriori 5 milioni. L’incapacità della destra di individuare il sito della nuova discarica e di procedere con l’ampliamento di quella di Cingoli ha comportato una sovrattassa per tutti i maceratesi con l’incremento della Tari. Non sapere o voler prendere decisioni ha un costo pesante che stanno pagando e pagheranno cittadini ignari di questa inerzia della politica maceratese».

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Paolo Gattafoni, presidente del Cosmari

Da ultimo il piano finanziario e la situazione amministrativa: «Un insieme di interventi senza alcun cronoprogramma e possibili fonti di finanziamento non ha alcun senso – attaccano i rivoltosi – si è creata una situazione di vero e proprio stato di liquidazione, che impone una immediata correzione di rotta a salvaguardia della gestione pubblica del ciclo rifiuti, del posto di lavoro di oltre 600 dipendenti e dei risultati raggiunti in termini ambientali e di gestione ottimale dei rifiuti.

Chiediamo di avviare un confronto tra Comuni, forze politiche e aree territoriali per il ritorno alla gestione unitaria della società secondo il metodo adottato in precedenza e di dare mandato al Comitato del controllo analogo di procedere ad un esame dettagliato e puntuale degli argomenti riportati nel presente documento e nella relazione del presidente presentata nella stessa assemblea».



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