Da sinistra: Flavia Giombetti, Elena Lucaroni, Fabiano Gobbi
di Francesca Marsili
Dietro la cacciata degli assessori Elena Lucaroni, Flavia Giombetti e Fabiano Gobbi c’è un “mandato esecutivo”, una lettera sottoscritta dai capigruppo di maggioranza in cui chiedevano al sindaco Mauro Sclavi «di prendere con decisione delle iniziative politiche volte a rafforzare l’unità della maggioranza, riducendo o “azzerando” le intemperanze di chi ha sempre agito in solitudine anteponendo l’”io” al “noi”».
I tre ex assessori di Tolentino quella lettera hanno chiesto più volte di visionarla, ma non gli è mai stato concesso, se non dopo un formale accesso agli atti.
Dopo averla ottenuta e di fronte alle motivazioni si dicono stupefatti e indignati: «Pensavano di colpire noi, ma in realtà non hanno fatto altro che mettere in luce le loro contraddizioni, i loro giochi di potere e la loro incapacità politica – dicono -. E’ evidente che ci sono manovratori nell’ombra, persone che non si espongono ma tirano le fila, lasciando ad altri il compito di sporcarsi le mani».
Un documento che porta data ottobre 2024, cinque mesi prima del ritiro delle loro deleghe, di cui il sindaco non ha mai voluto rivelare i dettagli e dove i consiglieri di maggioranza manifestavano «insoddisfazione nei confronti dei tre assessori che, pur rispettandone le diversità di pensiero espresse, attuano uno scarso gioco di squadra pensando solamente alla propria visibilità e tornaconto politico, calpestando le nostre iniziative o peggio ancora denigrandole in vari contesti anche esterni all’amministrazione».
La missiva firmata da Fabio Montemarani per Tolentino popolare, Giordano Tasselli per Tolentino civica e solidale e Alba Mosca per i Riformisti Tolentino, dopo un amichevole «caro Mauro», evidenzia le motivazioni della richiesta di esecuzione forzata. «E’ inaccettabile politicamente che vengano espressi pensieri negativi nei nostri confronti davanti agli uffici comunali facendoci perdere di credibilità, laddove abbiamo una struttura organizzativa restia ad assecondare il lavoro del consigliere. Se avessimo attuato il loro stesso modo di agire astenersi dal voto o peggio votare contro una delibera – scrivono riferendosi ai tre ex assessori – oggi probabilmente questa maggioranza non sarebbe esistita da tempo».
Mauro Sclavi
Ed è proprio questa motivazione a far infuriare i tre ex assessori: «È paradossale che ci accusino di ostacolare l’azione amministrativa quando sono loro i primi a sabotarsi da soli con scelte incoerenti e decisioni prese nelle segrete stanze, senza nemmeno coinvolgere tutti i consiglieri della loro stessa maggioranza. Quali sarebbero i programmi bloccati da noi? Non ci risulta che alcun progetto concreto abbia subito rallentamenti a causa nostra. Piuttosto – evidenziano – abbiamo posto domande e chiesto trasparenza su scelte discutibili, soprattutto riguardo alla gestione dei fondi pubblici. Questo dà fastidio? Bene, significa che abbiamo svolto il nostro dovere di vigilanza. Se per loro discutere dell’uso delle risorse è un problema, vuol dire che c’era davvero qualcosa da nascondere. Un altro aspetto grave è che alcuni consiglieri agiscono come se fossero assessori, prendendosi libertà decisionali che non competono loro. Questo dimostra la totale confusione in cui versa la maggioranza, dove i ruoli sono mescolati, le regole vengono ignorate e chi urla di più pensa di poter comandare».
Lucaroni, Giombetti e Gobbi ne hanno anche per l’autore della scelta della loro defenestrazione, il sindaco Mauro Sclavi, che definiscono «ancora una volta assente, incapace di governare non solo la città, ma persino il suo stesso gruppo, permettendo che pochi manovratori scrivano a nome di tutti, escludendo consiglieri che evidentemente considera solo numeri necessari al momento del voto». Tornando alla lettera, che per inciso è stata firmata dai capigruppo, non da tutti i consiglieri di maggioranza. «Perché alcuni dichiarano pubblicamente di non essere a conoscenza di questa lettera? A nome di chi hanno firmato i sottoscrittori? – domandano -. E questi ultimi si rendono conto delle responsabilità che si sono assunti chiedendo al sindaco di agire “riducendo o anche azzerando” il nostro operato?».
Gli ex componenti della maggioranza rivendicato di non aver mai accettato «questa politica fatta di imposizioni e giochi di potere. Non abbiamo voluto essere burattini né siamo stati complici di chi intende usare le istituzioni per interessi personali. Ci accusano di individualismo, ma la verità è che hanno preferito una maggioranza silenziosa e compiacente, anziché una squadra capace di ragionare in modo critico per il bene della città, come invece avremmo dovuto essere».
Annunciano e concludono che: «Il tempo delle ambiguità è finito». E vogliono delle risposte: «chi comanda davvero in questa amministrazione? E soprattutto, chi è disposto a prendersi la responsabilità delle proprie scelte, senza scaricare colpe su chi ha solo difeso la trasparenza e il buon uso delle risorse pubbliche? Definire poi gli uffici “restii” è un’offesa inaccettabile nei confronti dei dipendenti comunali, che ogni giorno lavorano con professionalità e dedizione, nonostante le difficoltà. Se qualcuno ha incontrato resistenze, forse dovrebbe chiedersi se il problema non risieda nelle proprie richieste piuttosto che negli uffici».
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E facete li voni a Tulindì su mbo!!!!!!
Strano, non ve ne eravate accorti? No perché invece era molto chiaro fin dall'inizio
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