Basso bacino del Chienti,
verso una nuova strategia per la bonifica

INQUINAMENTO - Si è svolto ad Ancona un nuovo tavolo tecnico in Regione dopo la richiesta dei comitati. Confermata la contaminazione estesa, seppur con dati in diminuzione sulla quantità di inquinanti. Da Palazzo Raffaello un nuovo approccio: parcellizzazione degli interventi e coinvolgimento dei privati. Venturini e Squadroni: «Serve un piano unitario, la conferenza dei servizi non può più attendere»

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Basso bacino del Chienti, tavolo tecnico in regione dopo la richiesta dei comitati, impostata una nuova strategia: si va verso la parcellizzazione degli interventi coinvolgendo i privati.

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Giuliana Venturini e Paolo Squadroni con l’avvocato Massimo Luzi

Questo almeno quanto concluso al termine dell’incontro che ha rianalizzato la questione dell’inquinamento del basso bacino del Chienti, prima sito di interesse nazionale, poi declassato a regionale con l’onere per le amministrazioni, comunali e regionale di provvedere alla bonifica. Alla riunione, richiesta dal  comitato cittadino Civitanova Unita e della lista civica “Nova Urbs” hanno partecipato l’ingegnere Massimo Sbriscia, responsabile dell’ufficio tecnico ambientale della regione Marche e l’Arpam. Ed è stata proprio l’Arpam a presentare la nuova caratterizzazione del sito che seppur mostri dati leggermente migliori rispetto al passato, conferma una contaminazione molto estesa e profonda, rendendo la bonifica complessa.

Il tecnico ha esposto la nuova strategia per la bonifica: parcellizzazione degli interventi, coinvolgendo i proprietari dei terreni per intervenire direttamente, con Arpam che classificherà oltre 500 siti in base alla gravità dell’inquinamento. In caso di indisponibilità dei proprietari, spetterà ai comuni o, in ultima istanza, alla Regione. È previsto un nuovo tavolo con i tecnici dei Comuni coinvolti.

«Da parte nostra, emergono alcune riflessioni – scrivono Paolo Maria Squadroni per Nova Urbs e Giuliana Venturini per Civitanova unita – nonostante tavoli tecnici in passato, i soggetti contaminanti elencati nei rapporti regionali, anche nel 2024, sono gli stessi di decenni fa. Ciò suggerisce che o le amministrazioni non abbiano efficacemente sollecitato i proprietari o non abbiano verificato e agito di conseguenza. La scelta di rimandare l’avvio della bonifica  appare poco convincente. Con l’impossibilità di individuare gli inquinatori e l’assenza di risorse comunali, la Regione dovrebbe sostituirsi alle amministrazioni, convocando una conferenza dei servizi e definendo un piano unitario. I tavoli tecnici rischiano, invece, di non produrre risultati concreti senza decisioni politiche forti. Chiederemo di partecipare come uditori ai prossimi tavoli e che i verbali siano pubblici, per informare i cittadini sui rischi ambientali presenti».

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