Un momento dello spettacolo
Cinema Italia sold out con oltre 500 persone per l’evento conclusivo di “In Opera”, il progetto inclusivo dell’assessorato alle Politiche sociali del Comune di Macerata che mette la cultura al servizio del sociale. La cittadinanza ha partecipato numerosissima alla serata, presentata da Camilla Ruffini e Matteo Pasquali, intervallata dalle esibizioni del violinst permormer Valentino Alessandrini e promossa grazie al contributo di Fisiomed, che ha visto la partecipazione del sindaco Sandro Parcaroli, del vice sindaco e assessore alle Politiche Sociali e Pari Opportunità Francesca D’Alessandro e del sovrintendente dell’Associazione Arena Sferisterio Lucia Chiatti.
Primo da destra il sindaco Sandro Parcaroli, al suo fianco la vicesindaca Francesca D’Alessandro
L’evento, al quale hanno partecipato i familiari, è stato dedicato a Haron Leoperdi, morto lo scorso 26 novembre all’età di 7 anni.
Un pomeriggio interamente dedicato al tema dell’inclusione, al centro dell’azione dell’Amministrazione comunale, che ha visto protagonisti anche il presidente Anffas Marco Scarponi che ha illustrato il progetto Tuttincluso e Nicoletta Pavoni e Laura Pisani che hanno presentato il libro “Dopo di noi”. A lanciare il cortometraggio di finzione “Nessun Dorme”, realizzato da professionisti e interpretato da persone con disabilità che è il frutto di una serie di laboratori di cinema che si sono svolti durante l’anno, sono stati il regista Leonardo Accattoli insieme all’attrice Rebecca Liberati. Il cortometraggio, che ha lasciato i presenti con un bagaglio di emozioni molto forti e ha visto i protagonisti narrare le esperienze vissute attraverso In Opera, è stato prodotto da Dibbuk Produzioni con il contributo di Banca Generali Private, Sifa Packaging Solution e Alperia.
In Opera è, da sempre, un lavoro corale all’interno del quale collaborano insieme tante realtà del territorio quali Anffas, Nuovi Amici, Ircr, Papa Giovanni, Di Bolina, Ci sono anch’io, Nessuno Escluso, Astuta Ability Accademy, il Dipartimento di salute mentale dell’Ast di Macerata e il regista Michele Pirani. Particolarmente entusiasta la sovrintendente dello Sferisterio Lucia Chiatti, per un progetto inedito che, di anno in anno, «cresce in qualità a testimonianza di quanto la cultura, e in questo caso specifico l’opera lirica, debbano andare di pari passi con l’inclusione», dice l’amministrazione.
Il sindaco Sandro Parcaroli ha sottolineato quanto «cultura e inclusione rappresentino un binomio imprescindibile in una società che persegue la valorizzazione di ogni essere umano come principio fondante. La cultura può e deve diventare una preziosa occasione di coesione e crescita sociale, volta all’inclusione e alla prevenzione delle marginalità e del disagio nelle sue molteplici forme». «In opera nasce dal voler parlare di inclusione ma questa parola trova difficilmente riscontro nella quotidianità perché spesso, terminate le scuole, i ragazzi sono soli e fanno fatica a sentirsi parte della comunità – ha aggiunto D’Alessandro -. Abbiamo quindi pensato che attraverso l’opera lirica potessimo includere davvero ed essere protagonisti di un percorso che mette al centro la persona. Nella fragilità c’è una forza incredibile e la disabilità diventa, per tutta la comunità, un’opportunità di vita da cogliere. Con In Opera, che è una vera e propria battaglia di civiltà, stiamo dicendo che ogni persona ha una sua dignità a prescindere da cosa possa fare o non possa fare. La dignità viene dall’essere e non dal fare».
Lucia Chiatti
«Il regalo più bello per un prodotto cinematografico è avere un cinema pieno e di questo ne siamo davvero felici. E anche la vita necessità di un pubblico e non bisogna restare da soli mai e questo progetto vuole lanciare questo messaggio: non essere soli mai, creare contatti e dare un’opportunità – ha commentato il regista Accattoli – Il mezzo cinematografico funziona e la telecamera, in questo contesto, ha aiutato le persone fragili a lasciarsi andare creando coesione e sinergie. Siamo riusciti a darci un obiettivo e lavorare insieme realizzando “Nessun dorme”, un film che parla di una piccola troupe di persone con disabilità cognitiva che vogliono mettere in scena un remake della Turandot».
(Foto di Fabio Falcioni)
Anna Menghi
Simone Livi con Lucia Chiatti
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Certo che se la dignità si potrebbe valutare facendo un esame del sangue non so quanti si salverebbero da una visita dal dignitologo? Certo, poi direbbe a tutti che non c’è cura sennò non sarebbero lì. Ma poi chi ci andrebbe? Non avere dignità è il migliore aiuto che si può avere in tanti di quei ” mestieri” dove vogliamo emergere e poter raccontare ogni volta che capita che non siamo quello che siamo. Comunque vorrei ricordare che “il tempo non cancella un ricordo e che alcuni errori non dovrebbero dare la possibilità di essere riperpetuati. Come dicono in tribunale, braccialetto alle caviglie per pericolo di reiterazione”. Ecco meno decorazioni orafe ai polsi , alle mani o pendenti dal collo ma obbligo di dimora ogni volta che non si recita a soggetto ma seguendo il solito copione stantio.