L’imprenditore Giampiero Talamonti
di Francesca Marsili
«Con l’attuale progetto, l’intervalliva San Severino-Tolentino passerebbe in mezzo al mio impianto, creando grossi problemi alla mia attività. Impensabile lo spostamento dell’azienda, ci vorrebbero anni e costerebbe circa 20 milioni di euro». Così Giampiero Talamonti, socio dell’omonima azienda di riciclo e smaltimento di materiale edile in contrada Le Grazie, a Tolentino. Ma è irremovibile: «Difenderò la mia azienda e il posto di lavoro dei miei dipendenti, ho promesso loro che li porterò alla pensione».
L’imprenditore tolentinate sceglie di parlare a Cronache Maceratesi perché a suo avviso: «L’attuale amministrazione comunale di Tolentino ha preferito mettere la polvere sotto il tappeto, si sta comportando come se il problema non ci fosse. In una riunione convocata, questa estate, telefonicamente, senza nemmeno una lettera formale che spiegasse la questione, e dove erano presenti i proprietari dei terreni e i titolari delle ditte coinvolte – dice -, il sindaco Mauro Sclavi ha dichiarato che oramai non si poteva più fare nulla, che il progetto era questo. Nessun altro incontro né prima né dopo per parlare di come risolvere il problema della mia attività, solo totale disinteresse».
Nei giorni scorsi, sulla questione, è intervenuto sempre su questo giornale il consigliere comunale Antonio Trombetta, da poco uscito dalla maggioranza, invitando il primo cittadino a tutelare le attività del territorio che si trovano sul tracciato della bretella.
La Talamonti si estende su di un ettaro e mezzo ed è un’azienda strategica, attiva dal 1998 con 14 dipendenti, che recupera il 60% delle macerie del cratere sisma del Maceratese, e che non è affatto semplice delocalizzare, se non impossibile, a detta dello stesso proprietario.
«Lo spostamento non è pensabile, occorrono autorizzazioni che per ottenerle servono anni e ci vorrebbero circa 20 milioni di euro» precisa Talamonti che archivia subito il discorso.
L’infrastruttura, che si pone l’obiettivo di collegare i due centri, San Severino e Tolentino, sboccherebbe proprio in prossimità dell’uscita della superstrada, dove c’è l’autolavaggio “Acqua Fresh”, al posto del quale verrebbe realizzata una rotonda.
La Talamonti si trova dietro l’autolavaggio. E, ad irritare ancor più l’imprenditore è il fatto che «ci sono due opzioni – dice -, ma si sta procedendo con quella che taglia in due il mio impianto. Con una variante al progetto, che tra l’altro costerebbe anche di meno, si potrebbe modificare il tragitto della bretella e passare a fianco del mio impianto, con una galleria sotto lo svincolo. La politica, a tutti i livelli, ma soprattutto quella locale – prosegue -, non l’ha presa in considerazione con totale disprezzo di chi investe, garantisce occupazione, e offre un servizio fondamentale al territorio».
Giampiero Talamonti nel suo impianto
Per avvalorare il fatto che l’ipotesi di una variante non è stata fino ad ora presa in considerazione, Giampiero Talamonti aggiunge: «Questa estate, il sindaco Sclavi si è presentato nel mio impianto di mattina presto, quando io non ero nemmeno presente – spiega -. L’ho incrociato all’ingresso, mentre io entravo e lui usciva. Ho chiesto cosa fosse successo, e mi ha risposto che a breve sarebbero venuti a fare i sondaggi archeologici per la realizzazione della bretella. Mi chiedo se possa essere questo il modo, parlare con i dipendenti e metterli in allarme senza neppure attendere il mio arrivo o peggio ancora senza un incontro formale in Comune. La ritengo una sgarbatezza». Lo scorso marzo, in un incontro al Politeama di Tolentino, sia il sindaco Mauro Sclavi, che l’assessore regionale alle Infrastrutture strategiche Francesco Baldelli hanno dichiarato che l’intervalliva San Severino-Tolentino è stata inserita nel Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile, ovvero verso la realizzazione dell’opera. «Ma la politica – conclude Talamonti – soprattutto quella locale, che dovrebbe tutelare le aziende del territorio, nasconde le problematiche. E questo è giusto che i cittadini lo sappiano».
«No a delocalizzare la Talamonti, è una ricchezza per il territorio»
Non sono molto stupito, la società viaggia a due velocità. Alcuni devono combattere e sono bersaglio di tasse e sanzioni, altri devono solo aspettare il 27.
Tra spostare un impianto del genere e fare una corta galleria c'è una bella differenza di prezzo! Ma tanto alla fine paghiamo sempre noi invece chi dovrebbe avere i lumi, progetta senza valutare e confrontarsi con i diretti interessati, ne esce sempre bene anche quando commette errori palesi. Spero che rivalutino la situazione!
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Sig. Talamonti quanto la capisco, ci sto passando anche io con la centrale elettrica di Villa Potenza, prima nel mio terreno ora al confine ma è sempre un disastro. Gli amministratori pubblici se ne fregano di chi abita, o come lei ha un’attività, nei luoghi da espropriare e questo non è giusto. Se lo stato tutela il risparmio in tutte le sue forme ( art. 47 costituzione) dovrebbero prima riempire di soldi i proprietari delle terre/attività da espropriare e poi procedere. Non è neanche facile ( almeno per me) trovare avvocati onesti e preparati che ti difendono. I miei mi hanno ridotto sul lastrico senza concludere niente.
Senza più la presenza delle sezioni locali dei partiti, che erano il contatto con la cittadinanza e il luogo del dibattito e delle decisioni partitiche, siamo allo sbando. Ormai Amministrazioni comunali, provinciali (ridotte al lumicino), regionali (una invenzione idiota lontane dalla realtà dei territori), nazionali (idem come sopra, in peggio) ed, infine, europee (collocate su Marte), hanno perduto il contatto con la realtà della situazione e veleggiano a vista. Col risultato che l’elettorato si riprende la sua dignità, non partecipando ai momenti elettorali, stanchi di dare assenso a quelle “aule sorde e grigie”. La Meloni è stato l’ultimo tentativo di voler credere di poter contare nei momenti elettorali della Democrazia. Da Tolentino, a Macerata, ad Ancona, a Roma, all’Europa, tutto è diventata una farsa. Salvo quando si trattano gli enormi interessi delle Multinazionali e della Finanza internazionale, tutto il resto conta come il due di picche.
Per cui l’alternativa a ciò da parte della comunità dei cittadini sembrerebbe quella di disinteressarsi delle scelte politiche e amministrative, tanto è inutile. Infatti, politici e amministratori si inventano le scelte da fare, in base ai loro punti di vista, spesso marziani. Ciò ci sta portando al macello…
Dato che chi realmente può dare un lavoro stabile ai cittadini perché legato al territorio e alla realtà comunale sono la piccola e la media industria, l’artigianato, il piccolo commercio, la piccola proprietà contadina, ossia tutto ciò che è legato all’ambito famigliare, perché chi fa politica – domando – non tiene conto di questa realtà?
L’imprenditore di Tolentino pone un problema di reale sopravvivenza per la sua ditta, che nel contempo significa sopravvivenza per le maestranze: perché al sindaco di Tolentino tutto ciò non rappresenta un problema, visto come reale?…
La risposta – che la politica attuale dà – è: se non vi piaccio la prossima volta non ci voterete più. In tempo di vacche grasse, ciò aveva un senso. Di questi tempi, la risposta diventa rancorosa. Che, col tempo, potrebbe diventare violenta. Con gli struzzi politici che ci guidano, sembrerebbe che ci stiamo avviando verso una situazione estrema, incontrollabile. Per cui i bacetti che la Meloni elargisce a destra e a manca cominciano ad annoiare mortalmente la gente… Quindi, attenzione.
Che dicono i rappresentanti sindacali della fabbrica?
Concordo in pieno con quanto ha scritto Paolo Sanna
Si è detto ed era detto che a Tolentino si è cambiato modo di fare politica, ora il sindaco è gli assessori sono espressione di movimenti civici e non più di partiti politici, e la differenza non si vede, perché chi governa ora a Tolentino non è minimamente preparato e non sa cosa fare, perlomeno a me da questa impressione. Il Pd, il partito dei lavoratori, la Cgl, dove sono cosa fanno? Gli altri sindacati? Non pervenuti. La vedo brutta.