Sotto accusa per bancarotta
nel fallimento Arca Design:
prosciolto un imprenditore

SENTENZA - La decisione è della Corte d'appello. Imputato Giuseppe Martini, vissano, che era stato amministratore della società maceratese, fallita nel 2014

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La Corte d’appello

Fallimento dell’Arca Design, imprenditore prosciolto dall’accusa di bancarotta fraudolenta documentale. La sentenza è della Corte d’appello di Ancona e arriva a dieci anni dal fallimento (era il 2014) della Arca Design, realtà imprenditoriale del settore edile.

All’ultimo amministratore, Giuseppe Martini, 56 anni, di Visso, era stata contestata l’accusa di bancarotta fraudolenta patrimoniale per aver distratto beni e posizioni creditorie e di bancarotta fraudolenta documentale per aver sottratto i libri e le scritture contabili.

In primo grado, al tribunale di Macerata, Giuseppe Martini era stato assolto dall’accusa di bancarotta patrimoniale e condannato per la sola bancarotta documentale a due anni. Inoltre era stata dichiarata l’inabilitazione dall’esercizio di una impresa commerciale sempre per due anni.

Secondo il Tribunale Martini, pur avendone piena disponibilità, non aveva consegnato al curatore fallimentare i libri e le scritture contabili allo scopo di assicurarsi un ingiusto profitto e danneggiare i creditori.

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L’avvocato Gabriele Cofanelli

A questa sentenza il legale di Martini, l’avvocato Gabriele Cofanelli, aveva fatto appello. Per la difesa l’imputato, amministratore unicamente per un breve periodo della società fallita, aveva in realtà agito con la massima diligenza e aveva anche messo a disposizione risorse personali per sanare i debiti della stessa Arca Design.

Per la difesa quindi Martini non era imputabile perché aveva assunto la carica esclusivamente per tentare un ultimo salvataggio societario, senza al contempo conseguire alcun profitto.

Ieri la Corte d’appello di Ancona, ha accolto la tesi della difesa (ieri presente in udienza l’avvocato Massimiliano Cofanelli in sostituzione del legale Gabriele Cofanelli) e ha riqualificando il reato da bancarotta fraudolenta in bancarotta semplice e ha prosciolto l’imputato. «A distanza di oltre dieci anni dai fatti si è conclusa pertanto tale vicenda processuale che di fatto ha potuto escludere che il noto imprenditore avesse mai agito per fini personali e logiche di profitto» commenta la difesa. 



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