Un secolo di vita dell’ospedale di Macerata
visto attraverso i primari storici
Dal chirurgo Menghini all’oncologo Latini

ECCELLENZE - Il nosocomio del capoluogo ha visto agire, e creare scuole, personaggi entrati nella storia di diverse specialistiche. Erano i temi in cui si andavano a cercare i medici migliori in giro per l'Italia

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L’ospedale di Macerata

di Luca Patrassi 

Soli o meno che siano i numeri primi, di sicuro hanno lasciato nella sanità un segno ancora oggi decifrabile nonostante tanta politica che sembra preferire rivolgersi ad altre regioni (dalla Lombardia all’Emilia Romagna qualche volta in base al colore politico) piuttosto che investire sulle scuole locali. Sono volti noti quelli dei primari della Ast di Macerata in servizio in questo scorcio di 2024, sono servizi quasi noti a tutti quelli che vengono erogati dalla Ast nelle varie strutture ospedaliere. A quattro anni di distanza da quella conferenza stampa sui prati di Sforzacosta di proprietà della famiglia Costa di quelli che sono poi diventati i vertici di Regione, Comune e Provincia, la prima pietra dei nuovo ospedale non si è ancora vista, si è per ora riusciti ad affidare il bando per la progettazione preliminare.

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Un progetto per il nuovo ospedale nei primi anni ’70

Mentre si evoca il nuovo ospedale, c’è chi ricorda che l’ospedale di Macerata ha superato da qualche anno (due) il secolo di vita. Se è giusto evidenziare il lavoro svolto dai direttori delle attuali unità operative della Ast, che godono il vantaggio di vivere il presente con comunicazioni ad alto tasso di tecnologia, è giusto anche ricordare il lavoro fatto dai numeri primi del passato, quelli che sono stati i pionieri di alcune specialistiche che sono entrate nella storia della sanità non solo maceratese ed ancora oggi rappresentano eccellenze assolute.

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Giorgio Menghini (secondo da destra)

Se è complesso entrare oggi da primario in un reparto ospedaliero, e mantenerne i livelli di qualità e di efficienza, operazione complicata era quella che si presentava ai medici che i reparti quasi quasi dovevano aprirli ex novo. Insomma quali sono i volti storici della sanità ospedaliera maceratese? L’onore dell’apertura va sicuramente al professor Giorgio Menghini (1916-1983), per quasi un ventennio alla guida della Medicina maceratese, sicuramente il medico più rappresentativo di questo secolo di storia. Non c’è nemmeno un vicolo della città che lo ricordi, a fronte di centinaia di intitolazioni a personaggi anche improbabili, ma ancora oggi basta cercare online per verificare come Giorgio Menghini sia stato un personaggio di rilievo internazionale, inventore – tra l’altro – dell’”ago Menghini” che è un dispositivo che ha risolto un problema importante legato alla biopsia epatica. Menghini è conosciuto in tutto il mondo per il suo ago che è catalogato anche come bene monumentale e custodito in un museo pubblico di Siena. Si dice “fai del bene e dimenticatene”, la variante maceratese potrebbe essere “fai del bene e vieni dimenticato”. Detto del numero uno che ha poi fatto scuola ad altri primari di chiara fama che pure hanno lasciato un segno (il dottor Gabriele Marchegiani tra gli altri), ci sono state altre specialistiche che a lungo hanno beneficiato di numeri primi di assoluto spessore.

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Il cardiologo Luigi Panduri

Si può iniziare da Ortopedia con il prof Carlo Poglayen (nato a Zara e formatosi al Rizzoli con Scaglietti, poi l’Università di Firenze) poi Luigi Cotta Ramusino, continuare con l’Oculistica di Paolo Dragoni (a seguire Borgioli, Di Chiara e Ramovecchi), la breve ma costruttiva direzione chirurgica di Antonello Franchini e quella storica di Benigno Baroni (padre della prof di matematica Rosalba e nonno dell’ortopedico Gabriele Caraffa e del primario di Riabilitazione Giorgio) celebrato anche da un busto (ora scomparso) nella parte vecchia dell’ospedale, la Cardiologia di Luigi Panduri, il primo reparto di Medicina nucleare affidato a Ennio Spaccesi, il primo direttore del Centro trasfusionale Enrico Passarelli Pula, Nefrologia e Dialisi con Elvio Capponi, l’Otorinolaringoiatria di Annibale Bandini (a seguire Marchesini), l’Ostetricia di Pietro Temperini, la Radiologia di Clerio Di Carlo (poi Spaccesi). Passano i decenni e nascono nuovi reparti per effetto della ricerca scientifica: il dottor Lamberto Nardi guida le Malattie Infettive mentre ad aprire il reparto di Oncologia dell’ospedale di Macerata, e a farlo diventare un’eccellenza, è un altro grande personaggio andato qualche anno fa in pensione ed ancora attivo come specialista, si tratta di Luciano Latini.

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Luciano Latini

Da Menghini a Latini, decenni di sanità maceratese di eccellenza frutto anche della visione di amministratori illuminati come il presidente dell’allora azienda ospedaliera Ezio Centioni che – come ricorda il figlio Giuliano – «i medici migliori per i primariati andava a prenderli in giro per l’Italia, la parte più difficile dell’operazione era quella di convincerli a venire a Macerata».

 

 



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