Ast, il canone del bar è di 47mila euro annui
Il travagliato fronte delle risorse umane:
si dimette oncologa, si cercano infermieri

MACERATA - Contratto per sei anni per un totale di 286mila euro. Si confermano le difficoltà sul fronte degli operatori sanitari: scorrimento della graduatoria dopo alcune rinunce

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L’ospedale di Macerata

Una precisazione sul fronte del bando per la gestione del bar dell’ospedale di Macerata e alcune novità dal settore delle risorse umane con lo scorrimento della graduatoria dell’ultimo concorso per assumere infermieri e le dimissioni di una oncologa.

Sulla questione della gestione del bar si precisa che è stato erroneamente riportato un canone di 286mila euro annui mentre in realtà si tratta del canone complessivo chiesto per l’intero periodo di validità del contratto, sei anni.

«Dalla determina dirigenziale 116, infatti, si evince – scrive l’Ast Macerata guidata dal direttore generale Marco Ricci – che il canone a base d’asta di 286.800 euro è relativo a tutto il periodo della concessione, ovvero per 6 anni; ne consegue pertanto che il canone annuo risulta pari a 47.800 euro. Gli incentivi spettanti al personale non dirigenziale coinvolto nella procedura sono quelli relativi alle funzioni tecniche svolte dai dipendenti».

A trarre in inganno, un errore del quale ci scusiamo con i lettori, era stato il fatto che il canone di 286mila euro (complessivo, non annuale) era indicato nella determina subito dopo il valore del contratto indicato in oltre due milioni. Ristabilito in 47mila euro il canone annuo chiesto per la gestione del bar interno dell’ospedale, l’albo pretorio evidenzia un paio di determine sul fronte del personale.

La prima è lo scorrimento della graduatoria del concorso pubblico al quale l’Ast fa riferimento, dallo scorso mese di agosto, per assumere 15 infermieri: ci sono state evidentemente delle rinunce e l’azienda sanitaria dunque procede con ulteriori chiamate.

Infine ci sono le dimissioni, a far data dal primo gennaio prossimo, dell’oncologa Valeria Sotte. Dimissioni che confermano l’elevato turnover e la mancanza di specialisti che porta a una lunga serie di bandi di concorso che si concludono spesso senza centrare l’obiettivo delle assunzioni necessarie a coprire i vuoti di organico che oramai assillano quasi tutti i reparti.

(l. pat.)



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