Luisita Marinelli
di Luca Patrassi
Nel chiaroscuro della sanità (anche maceratese) ci sono colori che si fanno vedere, forse anche sentire e sono quelli che gli operatori sanitari esprimono iniziando dal modo di porsi, da un sorriso accogliente.
Una delle ultime arrivate, in ordine di tempo, alla Ast di Macerata è la dottoressa Luisita Marinelli, direttrice della Patologia clinica della Ast di Macerata. Civitanovese di nascita, la dottoressa Marinelli si è laureata alla Politecnica delle Marche, specializzazioni in Biochimica clinica e Pediatria, master vari tra Camerino, Ancona e Siena.
Primo incarico in quel di Torrette: «Laboratorio di Analisi, era il 2001: sono contenta di essere tornata in un territorio al quale sono molto legata, da Camerino che ho conosciuto per Unicam e dove ho trovato un ottimo ambiente a Castelraimondo che mi ha premiato di recente con il Cassero d’argento nel corso di Marche in vetrina per l’attività svolta senza dimenticare naturalmente la mia Civitanova e Macerata».
La struttura aziendale.
«La struttura che dirigo è formata da tre macroaree territoriali (Civitanova, Macerata e Camerino) ,quattro ospedali di Comunità (Matelica, Tolentino, Recanati e Treia). L’attività del laboratorio è molto vasta ed articolata, dobbiamo ragionare come se fossimo un laboratorio unico ed appena arrivata la prima cosa che ho fatto è stata quella di conoscere tutte e quattro le realtà perchè solo lavorando insieme e in maniera univoca si può raggiungere un obiettivo comune. L’articolazione aziendale nel 2023 ha erogato cinque milioni di prestazioni, prevalentemente a Macerata, poi Civitanova, Camerino e San Severino con 14 punti prelievo. I servizi erogati sono quelli di base, di alta specializzazione ed alcuni di eccellenza quali la diagnostica delle malattie trombotiche ed emorragiche in collaborazione con l’hub per le Malattie Rare diretto dalla dottoressa Cantori, diagnostica ematologica di secondo livello di citofluorimetria, diagnostica microbiologica, ricerche tossicologiche e ormonali specifiche, biochimica clinica, ematologia, coagulazione, immunologia, sierologia. Dunque una vasta attività svolta in vari presidi. La verifica della precisione dei risultati viene effettuata attraverso l’attivazione del controllo di qualità interno e il controllo dell’accuratezza degli esami effettuato mediante la partecipazione a programmi di verifica esterna di qualità obbligatori e volontari. L’automazione è altissima sia in campo gestionale che nel sistema informatico di laboratorio che è integrato con il sistema aziendale e tutti i dati degli esami sono trasmessi nel fascicolo sanitario elettronico»
Gli obiettivi?
«L’organizzazione del servizio in rete nei quattro presidi ospedalieri (Macerata, Civitanova, Camertino e San Severino) con integrazione con le altre attività assistenziali, sia pediatriche che dell’adulto, ospedaliere e territoriale: un fattore fondamentale perchè questa è un’azienda sanitaria territoriale. Il laboratorio deve avere un ruolo essenziale nell’iter diagnostico agendo sull’appropriatezza delle richieste, è un servizio trasversale nei confronti dell’ospedale che del territorio e deve agire anche sulla base preanalitica con corsi di formazione al personale infermieristico perchè la parte del prelievo è fondamentale per l’attendibilità e l’affidabilità dei risultati, cercare anche di migliorare la qualità dei processi diagnostici. Un’attività lavorativa basata si modelli di health tecnology assessment (valutazione delle tecnologie sanitarie, ndr) che richiedono competenza e professionalità, approccio multidisciplinare e multiprofessionale, logiche non soltanto economiche ma soprattutto assistenziali, organizzative e sociali. Punto molto alla formazione del personale che ho potuto conoscere in questi mesi, sulla partecipazione attiva in tutto il processo diagnostico, in tutto il work flow del laboratorio.
La popolazione invecchia, aumentano la richiesta di prestazioni e i costi di cura.
«Il trend in atto nel contesto sanitario dovuto al cambiamento demografico, all’invecchiamento della popolazione e al cambiamento delle aspettative dell’utenza nei confronti del bene salute e lo sviluppo di nuove tecnologie sanitarie hanno prodotto una maggiore richiesta di prestazioni e un aumento dei costi di cura. Ci troviamo in difficoltà in questo momento ma proponendo un nuovo modello organizzativo con lo spostamento dell’asse di cura dall’ospedale al territorio, non devono esistere più dei silos isolati come sommatoria di prestazioni e di servizi ma si passerà a una logica orientata al paziente, socioassistenziale mediante l’utilizzo di soluzioni informatiche idonee. In questo contesto la medicina di laboratorio può svolgere un ruolo di primo piano, avere la governance di questo migliorando l’integrazione tra ospedale e territorio. Faccio parte di diverse società scientifiche e di diversi gruppi di studio: a livello nazionale non esistono norme che regolamentino la diagnostica decentrata, gli esami fatti vicino al letto del paziente devono essere governati e validati dal laboratorio, anche se fatti a distanza. Lo scopo del lavoro è quello di offrire agli utenti la garanzia di trovare nel territorio servizi integrati, efficienti e funzionali in grado di limitare i tempi di diagnosi e quelli dell’intervento terapeutico mirato.La rete non solo migliora la qualità della cura ma soprattutto la soddisfazione dei pazienti e dei loro familiari: così riusciamo ad avere anche una riduzione dei costi, la centralità del paziente resta comunque fondamentale».
Lo staff sanitario della Patologia Clinica è formato da 17 dirigenti, medici e biologi, (in pianta organica ne sono previsti 18) e da 43 tecnici ed anche per loro l’organico prevede numeri superiori. Personale carente, in prospettiva ci sono alcune uscite, ma ciò non toglie che si pensi all’ulteriore potenziamento dell’offerta dei servizi.
«Vogliamo partire con altre iniziative con la Ginecologia, proporre un percorso per le resistenze antibiotiche e per la sepsi, con i reparti di Anestesia e di Rianimazione e un potenziamento della collaborazione con il Pronto soccorso e i reparti di Emergenza». Aumenta la richiesta di prestazioni: «Aumenta perchè la popolazione invecchia ma bisogna anche agire sulla appropriatezza delle richieste e per farlo penso a dei corsi di formazione con i medici di base e con i pediatri. Un’azione che reputo utile anche a far conoscere gli esami che facciamo e quando serve un approfondimento: usare le tecnologie per comunicare con i professionisti». Il fronte delle tecnologie: «Siamo all’avanguardia con l’automazione del laboratorio, il discorso è in divenire anche sul fronte dell’applicazione dell’intelligenza artificiale, resta che la tecnologia deve essere guidata dal personale e per questo ho bisogno di collaboratori».
Il rapporto con gli utenti?
«Bellissimo e diretto, vorrei anche istituire un ambulatorio di consulenza per alcune patologie».
C’è carenza di specialisti, la sua è uno di quei settori poco attrattivi per i giovani laureati?
«Purtroppo la Patologia Clinica è una specialistica poco attrattiva. Nelle Marche quest’anno c’erano a disposizione sette posti per la specializzazione e solo un medico ha fatto il concorso. Il medico, sbagliando, vede il laboratorio come un’attività non clinica, forse bisognerebbe rendere più appetibile questa specialità. Resta fondamentale per l’ospedale avere un rapporto con l’Università, uno riesce a formare giovani che sono il futuro di questa specializzazione. Per la prima volta quest’anno è stata inserita la specializzazione per i biologi e sono entrati dieci giovani».
C’è un problema anche di attrattività economica?
La dottoressa Marinelli sorride: «Io lo faccio per passione, sono molto motivata, ho fatto questa scelta. Sono di Civitanova e vorrei che il territorio crescesse. Ho chiesto alle Università di Ancona e di Bologna di poter avere degli specializzandi anche perchè possano fare esperienza negli ospedali». Il messaggio finale: «Sono molto contenta di aver fatto questo concorso. Ringrazio tutto il personale dirigente e del comparto (tecnici, infermieri, oss, ausiliari), i coordinatori infermieristici e tecnici ed infine la Direzione che mi stata supportando in questa “impresa” difficile ma stimolante».
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Considerando che la provincia di Macerata conta 300 mila abitanti, 5 milioni di prestazioni significano 17 analisi a testa… gente malaticcia, molto malaticcia…
«Le persone sane sono malati senza saperlo.»
(da “Knock, ovvero il trionfo della medicina” di Jules Romains)
Per fortuna ci siamo vaccinati. Chissà cosa sarebbe successo altrimenti…
«Chissà come faceva a morire la gente prima dell’invenzione di tante malattie.»
(Stanislav Jerzy Lec)
Non sanno mettere tre parole in fila, però a cliccare sul rosso son bravini…
5.000.000 di prestazioni l’anno sono più di 13.000 al giorno! E’ sicuro?
Poi bisogna vedere le due code, con la mutua e in ‘intra moenia’.
Considerando che la provincia di Macerata rappresenta lo 0,5% della popolazione italiana, su scala nazionale bisogna moltiplicare quei 5 milioni per 200 e vien fuori un miliardo di prestazioni, senza considerare i laboratori privati. Sono cifre spaventose, insostenibili anche economicamente.
Per Pavoni. La sanità è gestita a livello regionale, ma nulla impedisce che vengano a curarsi nella provincia di Macerata pazienti di tutta l’Italia, viste le eccellenze presenti nei suoi nosocomi.
Per farsi le analisi qui partono comitive da tutto il mondo.
Hai ragione, Iacobini, non avevo tenuto conto del prestigio internazionale di Cronache Maceratesi che tanto efficacemente quelle eccellenze celebra…
Siamo terra di grandi nosocomi, forse per via di quella Accademia Palatina che ebbe sede in Aquisgrana.