L’Arena Gigli riscopre il prog,
“Le Orme” esaltano il pubblico

PORTO RECANATI - Lo spettacolo della band che sta per festeggiare i 60 anni di attività è stato tecnico, esplosivo e sognante come negli anni '70 quando il rock progressivo dominava la scena. Michi Dei Rossi è ancora un metronomo e il sound del gruppo non è invecchiato

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Le Orme al termine dell’esibizione

di Marco Ribechi

Tuffo nel passato all’Arena Gigli di Porto Recanati, con il prog de Le Orme. Non chiamatela operazione nostalgia quella che si è svolta ieri tra le mura dello splendido castello Svevo della città costiera. Ospiti eccezionali il gruppo Le Orme, una delle band italiane più importanti dell’intera storia rock della Penisola che si è esibita in un energico concerto tiratissimo e perfettamente eseguito.

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Un momento del concerto

Nonostante i quasi sessanta anni di attività musicale, che verranno celebrati il prossimo anno, la band attira ancora frotte di appassionati desiderosi di ascoltare il sound di quello che può a tutti gli effetti essere considerato l’unico vero movimento rock nella storia d’Italia. Fuori dal prog infatti, a parte sporadici casi di validi gruppi isolati, il Paese non è mai riuscito ad interiorizzare una vera creatività musicale che facesse dell’originalità la sua bandiera, come si può tristemente constatare anche ai nostri giorni.

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Il palco

Negli anni ‘70 invece Le Orme, capofila del genere prog insieme ad altre band come Banco del Mutuo Soccorso, Pfm, Area e decine di altri gruppi, sono state in grado di collocare la musica italiana al pari, se non più in alto, di quei venti di innovazione che sono sempre venuti dall’estero, in primis dai paesi anglofoni e dal Nord Europa.

A sorprendere però è che, ancora nel 2024, le suite musicali del prog non suonano come stantie e vecchie ma, al contrario, sono in grado di veicolare quella ricerca di innovazione e creatività che dominava un’epoca in cui la musica si faceva soprattutto per comunicare ed emozionare, lontano dalle logiche commerciali e consumistiche che oggi stanno privando un’intera generazione di uno strumento di lotta, contestazione e di comprensione della realtà, come deve essere la musica per i giovani di ogni epoca.

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Michi Dei Rossi alla batteria

Data questa premessa il concerto de Le Orme non è stato un decadente ritorno al passato ma ha trasmesso ancora quella passione che animava la band fin dalla seconda metà degli anni ‘60, epoca in cui si stupiva con la tecnica e non con le volgarità sui social. All’arena Gigli della band originale, come ormai assodato da oltre dieci anni, è rimasto solo il metronomo Michi Dei Rossi che, dall’alto dei suoi 75 anni è ancora in grado di martellare la batteria con una tecnica e maestria che ha pochi eguali in Italia. Con lui sul palco anche Michele Bon alle tastiere, Luca Sparagna alla voce e chitarra e Aligi Pasqualetto al pianoforte e sintetizzatore. Questa è l’attuale formazione ufficiale della band.

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Il pubblico in arena

Il folto pubblico in arena viene accolto in apertura da due ballads tratte dall’ultimo album “Il Leone e la bandiera”, ovvero Acqua di Luna e Rosa dei venti, entrambe dai testi e dalle atmosfere poetiche e sognanti che sempre hanno contraddistinto la produzione del gruppo. Un salto temporale di oltre cinquanta anni porta a Senti l’estate che torna, per poi planare (in un galoppo alato direbbe l’immenso Francesco di Giacomo) negli anni del disco preferito di Dei Rossi, Contrappunti, un album molto tecnico e ricco di spunti di riflessione. Anticipate da Sera due sono le tracce proposte di quest’album, Frutto Acerbo e Maggio.

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Michele Bon e Luca Sparagna

Da qui in avanti le atmosfere entrano prepotentemente nel prog dei primi album in cui a brillare sono brani come Figure di Cartone, Gioco di bimba e la colossale La Porta Chiusa, una suite perfettamente eseguita tratta dall’album Uomo di pezza. «Ora facciamo una parentesi musicale, poi capirete cosa intendo» dice Sparagna prima di lanciare uno degli attacchi più iconici della musica italiana. Sono le note del capolavoro della Premiata Forneria Marconi Impressione di Settembre, un brano che forse più di tutti gli altri è riuscito ad entrare nella cultura collettiva raggiungendo una fama pop senza mai aver tradito le sue radici.

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Aligi Pasqualetto

Nell’ultima parte del concerto, che in totale ha contato ben 20 brani senza pause, si entra nello spettacolo pirotecnico attingendo da uno dei due capolavori de Le Orme, l’album Collage del 1971 (dell’altro, Felona e Sorona, purtroppo è stato eseguito solo il pezzo Felona). In successione le cannonate sono: Era inverno, Cemento Armato, Sguardo Verso il cielo e la strumentale Collage.

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La Luna spunta da dietro il palco

Proprio nel pezzo forse più rappresentativo, Sguardo verso il cielo, anche la Luna fa capolino sulla notte musicale, sbucando alle spalle del palco proprio sopra uno dei bastioni “dove brilla la sua luce” parafrasando un verso del testo. Non resta che Canzone d’amore, eseguita anche come bis, a suggellare 60 anni di brillante e forse inimitabile carriera. Il pubblico si alza in piedi, accorre sotto al palco nel tentativo di salutare i musicisti che si concedono con piacere a chiacchierate e fotografie. Terminato il concerto la soddisfazione è visibile nei volti dei presenti, prima di immergersi nei vuoti tormentoni estivi che fuoriescono da bar e chalet in un “ritorno al nulla” che non ha niente di metafisico a differenza del capolavoro del 1973 che purtroppo non è stato eseguito nella magica notte de Le Orme.

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Michi Dei Rossi saluta il pubblico dal palco

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La foto di rito con il primo cittadino di Porto Recanati

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