Stefano Nassini (al centro) con il personale del reparto
di Luca Patrassi
Il primario Stefano Nassini è il direttore del Dipartimento di Salute mentale dell’Ast di Macerata dal 2019: è nato a Taranto, famiglia di origine toscana, regione dove ha vissuto fin dall’infanzia e studiato. Laurea all’università di Pisa e specializzazione nella Clinica psichiatrica della stessa Università guidata da Giovanni Cassano con cui ha condiviso i primi anni di attività professionale.
Com’è organizzato il servizio?
«La Psichiatria della provincia di Macerata presenta una organizzazione complessa con unità operative con sede a Macerata, Civitanova-Recanati e Camerino-San Severino. Il Dipartimento è organizzato in servizi diversi finalizzati a garantire la continuità assistenziale e la presa in carico con una area urgenza (Servizio psichiatrico di diagnosi e cura nell’ospedale di Macerata e di Civitanova), una area per l’assistenza ambulatoriale e territoriale (centri di salute mentale a Macerata, Civitanova e Camerino) ed infine una area deputata a garantire la residenzialità riabilitativa (strutture residenziali riabilitative a Macerata e Recanati, una comunità protetta a Montecassiano e centri diurni a Macerata, Civitanova e Recanati). Questa organizzazione, gestita nella provincia in collaborazione con i colleghi referenti di struttura (Maria Grazia Pirani, Lorenza Marinozzi, Giuseppe Pataracchia, Ubaldo Sagripanti) nasce con l’organizzazione dipartimentale della sanità pubblica come elemento strutturale finalizzato alla gestione dei percorsi terapeutici-assistenziali dei soggetti con malattie mentali gravi prevalentemente afferenti all’area delle psicosi schizofreniche e affettive. A Macerata, e nelle altre unità di psichiatria, operano equipe multiprofessionali composte da psichiatri, psicologi, infermieri, educatori, operatori socio-sanitari coinvolti nella gestione dei progetti terapeutici individuali».
Stefano Nassini
Qual è lo scenario che si presenta attualmente?
«Oggi la psicopatologia non solo è in aumento, perché scatenata da mutati determinanti ambientali, culturali e sociali, ma è cambiata con un netto incremento di nuove presentazioni cliniche complesse di malattia sia dell’area delle psicosi, spesso indotte dall’uso di sostanze e con grave disorganizzazione, sia di tipo depressivo e dello spettro bipolare. In aumento anche i disturbi dell’adolescenza ed i disturbi della condotta alimentare. In questo senso è possibile dire che i disturbi mentali costituiscono un grave problema per la salute pubblica e producono sofferenza e danni economici per tutta la comunità. Anche le droghe sono cambiate con incremento della diffusione degli psicostimolanti, la presenza di cannabinoidi a maggiore potenza ed alla diffusione di nuove sostanze psicoattive, spesso non rilevabili con le comuni metodiche».
Una sfida per il futuro?
«Per questo, seppure con mille difficoltà legate soprattutto a reperire specialisti in psichiatria, abbiamo raccolto questa sfida e ci siamo attivati per fornire modelli di trattamento sempre più aggiornati e per combattere lo stigma verso i disturbi mentali che è causa di ritardo diagnostico e terapeutico con impatto sull’esito stesso della malattia. Nella nostra disciplina sono fondamentali i professionisti e la loro formazione clinica e scientifica: tuttavia un progresso importante, per consentire l’avvicinamento alle cure, è stato il miglioramento degli ambienti di cura. In particolare, la costruzione del nuovo Servizio psichiatrico di diagnosi e di cura di Macerata (in via di attivazione) e del nuovo Centro di salute mentale in spazi adeguati, il trasferimento della Comunità protetta di Corridonia a Montecassiano in spazi ampi e più adeguati alle attività riabilitative, i lavori nel Spdc di Civitanova consentiranno una migliore gestione dei percorsi terapeutici e di incrementare la sicurezza dei pazienti e degli operatori».
Quali sono le maggiori richieste?
«Il momento rimane difficile per l’aumento vertiginoso delle richieste di visite e di “presa in carico” in un momento in cui le famiglie sono in difficoltà perché è in atto un profondo mutamento di valori ed il venire meno di fattori culturali e sociali protettivi sui disturbi comportamentali. Molte richieste sono di inserimento in comunità terapeutiche proprio per le difficoltà di vivere con persone con problemi comportamentali spesso scatenati o sostenuti dall’uso di droghe. Altra importante criticità sopraggiunta negli ultimi anni è quella legata ai percorsi di cure dei soggetti con disturbi mentali preesistenti o sopravvenuti in carcere che con la legge 81/2014 sono stati affidati ai Dipartimenti di salute mentale senza nessun finanziamento aggiuntivo di rilievo».
Basaglia rappresenta uno spartiacque nel modo di intendere il rapporto con il disagio mentale…
«Siamo grati a Basaglia che ha contribuito a ridare dignità alla Salute mentale proponendo un modello di deistituzionalizzazione e cura sul territorio che è orientato al recupero e non all’isolamento in struttura in un’epoca in cui si stavano affermando trattamenti efficaci per la cura di queste patologie. Oggi sono cambiati gli utenti, la psicopatologia prevalente ed i modelli di intervento che richiedono una gestione integrata con diversi enti del sociale come i Comuni e con le stesse famiglie che, per un buon esito, devono essere protagoniste attive dei trattamenti. Anche i trattamenti disponibili sono migliori ma soprattutto richiedono un approccio multiprofessionale e richiedono un maggior numero di operatori specializzati nell’implementazione di percorsi di recupero funzionale e sociale. In questo senso condividiamo che le famiglie, e anche gli operatori della salute mentale, sono stati lasciati soli rispetto ad un passato di strutture manicomiali che comunque erano grandi strutture spesso ben organizzate e, come l’ospedale “Santa Croce” di Macerata, centri culturali diretti da grandi clinici di fama. I modelli attuali definiti come “assertivi di comunità”, ormai condivisi in tutto il mondo, richiedono l’implementazione delle risorse attribuite ai servizi di salute mentale e la mancanza di un adeguato supporto dalle istituzioni rappresenta forse il maggior tradimento all’idea di Basaglia».
I risultati raggiunti…
«Nell’ultimo periodo abbiamo gestito il rinnovo dell’equipe medica, adesso composta prevalentemente da giovani che appaiono sufficientemente motivati all’innovazione e ad affrontare la complessità odierna della psicopatologia. Le nostre prestazioni sono aumentate e rivolte a pazienti sempre più complessi. L’obiettivo è quello di diventare sempre più un riferimento per i giovani psichiatri che non siano attratti solo da stipendi alti, ma anche dal fatto di poter lavorare in ambienti stimolanti e sicuri. Per questo sono ottimista per il futuro, siamo una equipe rinnovata e spero che si mantenga la rinnovata sensibilità che trovo nella nostra azienda e nelle istituzioni locali per la salute mentale. È ormai diffusa la consapevolezza che la salute mentale di una popolazione è indispensabile per il benessere e lo sviluppo di una comunità».
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Molti anni fa credevo ancora nella riabilitazione dei tossici. Oggi, con il lassismo politico, che ancora inneggia alla modica quantità ad uso personale e allo spinello libero, e con gli stessi genitori che si drogano (non tutti), la battaglia è perduta. Occorrerebbe un governo forte in una Europa forte… Non c’è né l’uno, né l’altra. Evidentemente la droga serve per rendere inoffensivi i giovani. E pure alla politica… Quindi, le risposte che vengono date sono solo risposte burocratiche…
Normale è solo chi pensa con la propria Tesla…