«Sarà una Norma teatrale.
Cerchiamo l’invisibile nel visibile»

MACERATA - In attesa della prima in arena l'opera si svela agli Antichi Forni: è stata analizzata agli Aperitivi Culturali con il giornalista Enrico Girardi, il maestro Fabrizio Maria Carminati e la regista Maria Mauti, al suo debutto

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Un momento dell’aperitivo

di Marco Ribechi

Sarà una Norma integrale e teatrale quella che si appresta a debuttare questa sera allo Sferisterio di Macerata. La seconda opera della 60a stagione del festival è stata presentata questa mattina agli Antichi Forni, all’interno del contenitore degli Aperitivi Culturali guidati da Cinzia Maroni. Ospiti del prezioso spazio di approfondimento, sempre più affollato tanto che alcuni spettatori addirittura non hanno trovato posto, è stato il giornalista Enrico Girardi che ha intervistato il Maestro Fabrizio Maria Carminati e la regista Maria Mauti, al suo debutto alla regia. «Vengo dal teatro, dalla filosofia e dal cinema – spiega la regista – attraversare il palco dello Sferisterio per me è stato un grande piacere perché l’ho trovato straordinario. Il percorso sulla Norma è stato un tentativo di cercare l’invisibile nel visibile, sono partita dal testo che trovo meravigliosamente poetico e abbiamo lavorato proprio sui dialoghi e le parole che poi insieme alla musica danno la profondità dei personaggi. Quindi è stato un percorso molto intuitivo con l’idea di rispettare il filo che si crea con lo spettatore che sente la musica con il cuore e i sentimenti che caratterizzano questi personaggi complessi».

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Maria Mauri e Enrico Girardi

L’operazione in regia è stata quasi una spoliazione in cui è stato tolto tutto quello che non era necessario per mettere in collegamento l’antico e il contemporaneo. Da un punto di vista musicale invece l’indicazione del Maestro, anche lui per la prima volta al debutto allo Sferisterio, è stata quella di restare il più fedele possibile alla partitura originale: «Insieme a quello de I Puritani ritengo che questo sia il miglior Bellini – spiega Carminati – nella partitura c’è solo l’essenziale, ogni singola nota è necessaria e il compositore lo ha annotato con grande minuzia. Lo spazio all’aperto, così grande un po’ mi preoccupa ma di sicuro non rinuncerò ai piani che sono uno degli aspetti che caratterizzano la musica, soprattutto negli archi. Ho cercato di non modificare nessuna delle indicazioni ma piuttosto sono state fatte delle attente valutazioni sui volumi che devono essere perfettamente regolati in un’opera così intima come questa».

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Fabrizio Maria Carminati

A quanto pare anche il pubblico sarà partecipe della rappresentazione con il coro che entrerà dalla platea: «Venendo dall’architettura ho adorato gli spazi determinati dal muro dello Sferisterio – conclude la regista – è già una definizione del reale con i suoi archi, i suoi ingressi, costituisce già di per se uno scenario che abbiamo voluto utilizzare il più possibile». L’aperitivo di oggi è stato offerto dall’azienda Sigi, da sempre al fianco degli Aperitivi Culturali. Domani sarà la volta di celebrare i 60 anni del festival con il giornalista Angelo Foletto e Romano Ruffini che racconteranno le notti magiche dell’arena.

 

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