Morto un mito della Civitanovese:
il mediano di ferro Aldo Ambrosini.
Dopo il ritiro ha fatto il meccanico

CIVITANOVA - Si è spento oggi a 91 anni. E' stato protagonista con i rossoblù dal 1950 al 1960. Segnava molto e venne spostato in attacco. In seguito ha aperto un'officina ed è diventato un punto di riferimento per gli automobilisti. Il funerale si svolgerà domani alle 17 nella chiesa di San Pietro

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Aldo Ambrosini

di Laura Boccanera

Sul campo da gioco, con la palla tra i piedi e poi in officina con gli arnesi da meccanico, Aldo Ambrosini, civitanovese, è sempre stato un generoso. E’ scomparso oggi a 91 anni (quest’anno ne avrebbe compiuti 92) uno dei giocatori storici della squadra rossoblu dal 1950 al 1960. Quasi un secolo di vita vissuta fra i ricordi della sua amatissima Civitanovese, il lavoro di meccanico nell’officina di famiglia di corso Garibaldi 76 e la sua adorata famiglia.

Nato a Civitanova il 24 agosto del 1932, già a sedici anni venne notato dagli osservatori e dai dirigenti civitanovesi che dopo un anno nelle giovanili, lo fecero esordire in prima squadra nel ruolo di centromediano metodista. Per suo fisico possente, la sua tecnica ed il suo agonismo, diventò subito una “pedina insostituibile” della squadra rossoblù. Dotato di una spiccata intelligenza tattica e di una grande duttilità nei ruoli, grazie anche ad un potente tiro ed un elevazione eccezionale, venne spostato al ruolo di mezzala, fino a quello di centravanti, proprio per i suoi tanti gol.

Memorabili, fra le tante partite disputate, furono quelle relative al derby 1955/56 con la Maceratese, dove all’ultimo minuto di gioco, dopo una partita sempre all’attacco, riuscì a scaraventare la palla in rete. L’urlo dei tifosi del comunale arrivò sino in piazza XX settembre e la piramide umana degli abbracci dei suoi compagni sancì la fine dell’incontro.

L’altra fu quella con il Correggio, primo in classifica, che grazie a due suoi gol di testa, di cui uno in tuffo, permise alla Civitanovese il sorpasso. Una volta appese le scarpette al chiodo, continuarono a parlare di lui i suoi clienti, per la sua somma competenza in fatto di motori, per l’amore del suo lavoro, per il garbo e la giovialità in officina, per la sua empatia verso quelli “meno facoltosi” per i quali veniva sempre prima la riparazione rispetto alla sostituzione del pezzo e, nel caso, se possibile, procurandolo da autodemolitori di sua fiducia. Oppure anche quando, come tante altre volte, durante un pranzo di Ferragosto, alla richiesta di aiuto al campanello di casa, da parte di un qualche turista di passaggio rimasto in panne a Civitanova, vestì la tuta di lavoro per scendere in officina per: “per far tornare a casa quel poveretto”, sia pur con qualche mugugno familiare. «Aldo era questo – lo ricordano i familiari – gesti che i civitanovesi, con qualche capello bianco, ricorderanno bene. Concittadini e clienti che dopo la chiusura della sua memorabile ed adorata officina, si trovarono un po’ spaesati, ripetendo a lui ed all’amata moglie Isabella, in dialetto “e addè come facemo Aldo?”; e lui, fra un sorriso di velata amarezza per il corso inesorabile del tempo ed insieme di gioia per le tante testimonianze di stima che riceveva, appoggiava emozionato la sua mano sulle loro spalle salutandoli amorevolmente».

Il funerale si svolgerà domani alle 17 nella chiesa di San Pietro. La camera ardente è allestita nella casa funeraria Terra e cielo.



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