La Bohème di Muscato,
un tuffo negli anni ’70 divertente e colorato
«Con un cast tutto italiano»

MACERATA OPERA FESTIVAL - Al Lauro Rossi presentata dal direttore artistico Paolo Gavazzeni anche l'ultima delle tre opere che andrà in scena per la 60a stagione dello Sferisterio. Domani la prima con Turandot per omaggiare i cento anni dalla scomparsa di Puccini

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Paolo Gavazzeni

di Marco Ribechi (foto di Fabio Falcioni)

Il Macerata Opera Festival cala il tris, presentata anche La Bohème. Terzo e ultimo degli appuntamenti di presentazione della stagione lirica dello Sferisterio nel teatro Lauro Rossi di Macerata. Il direttore artistico Paolo Gavazzeni, accompagnato dal Maestro Valerio Galli, dalla scenografa Federica Parolini, dal tenore Valerio Borgioni e da Daniela Cappiello che ricoprirà il ruolo di Musetta, ha introdotto l’opera che rappresenta il primo vero capolavoro di Giacomo Puccini che poi lo porterà alla ribalta mondiale. L’allestimento è quello del regista Leo Muscato (leggi l’articolo), già presentato in arena nel 2012 e nel 2015, vincitore anche del XXXII Premio Abbiati 2012 dell’Associazione Nazionale Critici Musicali. Il cast invece è tutto italiano secondo le intenzioni del direttore artistico.

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Valerio Borgioni e Daniela Cappiello

Un apprezzato ritorno quindi per La Bohème ambientata negli anni ‘70, con un piglio divertente e coloratissima. «Così come Puccini aveva ambientato l’opera trent’anni indietro, con lo scopo di voler far rivivere una certa nostalgia giovanile negli spettatori – spiega Federica Parolini – così Muscato ha avuto l’intuizione di portare in scena gli anni ‘70 e la loro carica di contestazione e spensieratezza. Sarà comunque un’opera divertente». La particolarità, come sottolinea il direttore artistico, è anche nella morte di Mimì che avviene nel letto di un ospedale: «Molti possono storcere il naso per questa scelta – dice Gavazzeni – ma in realtà non si tratta di una licenza artistica del regista. Al contrario è ispirata al romanzo di Henri Murger “Scene della vita di Bohème” a cui Puccini stesso si è rifatto». Un’opera strettamente autobiografica, come illustra anche il maestro Galli: «Puccini conosceva benissimo quello stile di vita che ci racconta – dice il maestro – conosceva le soffitte, il freddo, la difficoltà nel trovare da mangiare perché non si hanno soldi. Ha voluto mettere in musica quel mondo e raccontarcelo, il genio è poi quando un estratto molto personale raggiunge una comunicazione universale».

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Il pubblico del Lauro Rossi

Durante l’incontro, in particolare, sono stati analizzati tanti passaggi musicali che fanno di Puccini un innovatore capace di riscrivere con grande modernità i linguaggi musicali fino a quel punto sperimentati. «Possiamo dire che nel 1896 Puccini aveva già inventato il cinema – dice Gavazzeni – almeno per quanto riguarda la struttura narrativa. La sua musica sottolinea la componente emotiva con decine di passaggi disseminati per tutta la partitura, caratterizzati da repentini cambi emotivi, spesso resi con un solo accordo introduttivo».

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Il maestro Valerio Galli

Proprio in omaggio ai cento anni dalla scomparsa del compositore è stata pensata la sessantesima stagione del Mof che con La Bohème e Turandot mette in scena il primo e l’ultimo capolavoro del musicista. Molti gli applausi anche per i cantanti che hanno sottolineato alcuni passaggi dell’opera con il proposito di evidenziare quanto riportato nelle spiegazioni musicali.

Ormai il debutto del Mof è alle porte, domani giornata dedicata a Turandot con l’aperitivo culturale delle 12 agli Antichi Forni, che vedrà ospiti Paco Azorìn, Francesco Ivan Ciampa e Carla Moreni per trattare il tema “Quanti enigmi, Turandot!”. Alla sera invece lo Sferisterio aprirà le sue porte alla 60a edizione del Macerata Opera Festival.

 

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Federica Parolini, scenografa

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